- Pubblicazione il 04 Agosto 2017
In questo numero di Rassegna troviamo un Articolo di revisione di Edoardo Piervincenzi e coll. in cui si discute della sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) e del danno da ventilazione meccanica. Il paziente affetto da ARDS presenta una grave insufficienza respiratoria ipossiemica, non correggibile con alti flussi di O2; nonostante gli enormi progressi in campo terapeutico, la mortalità per questa sindrome rimane ad oggi molto elevata. Il trattamento standard attuale per l’ARDS è la ventilazione artificiale che tuttavia può determinare un danno polmonare (VILI) influenzando negativamente l’outcome. Gli Autori descrivono alcune strategie terapeutiche, ventilatorie e non, utili per limitare il danno.
Segue un Articolo originale di Antonio Corrado e coll., i quali hanno condotto uno studio per valutare l’ipotesi secondo cui l’applicazione della ventilazione a pressione negativa, tramite polmone d’acciaio, in soggetti adulti possa tradursi in vantaggi emodinamici rispetto alla ventilazione a pressione positiva. Gli effetti emodinamici sono stati studiati in 10 soggetti sani; la media di tutti i parametri emodinamici in condizioni basali, durante ogni fase di trattamento ventilatorio e la fase di recupero, ha mostrato variazioni significative solo durante l’applicazione della ventilazione a pressione positiva. Questi risultati potrebbero rappresentare il punto di partenza per ulteriori studi in pazienti critici sottoposti a ventilazione meccanica.
Per la Serie Malattie respiratorie occupazionali Elisabetta Cocconcelli e Paolo Spagnolo nella prima parte del loro contributo trattano la polmonite da ipersensibilità, una delle pneumopatie infiltrative diffuse ad origine professionale che insorge con un meccanismo immuno-mediato. La patologia si presenta con intensità, manifestazioni cliniche e storia naturale variabili in base al tipo di agente causale, alla durata di esposizione e alla suscettibilità individuale. Inoltre, l’incidenza e la prevalenza cambiano considerevolmente a seconda dell’area geografica e del periodo dell’anno analizzati. Gli Autori riportano i dati epidemiologici, i criteri diagnostici delle diverse forme e le modalità di trattamento terapeutico.
Per la Serie Cure palliative precoci non oncologiche troviamo un lavoro di Paola Martucci e Antonella Serafini da cui emerge la forte necessità di cure palliative precoci per le patologie polmonari e soprattutto per i pazienti affetti da BPCO, malattie interstiziali e tubercolosi multiresistente. Le Autrici evidenziano come le cure palliative in molti casi siano intese unicamente come cure terminali e terapia del dolore, mentre è importante chiarire che lo scopo è quello di dare sollievo durante tutti gli stadi della malattia integrando la terapia tradizionale, controllando precocemente i sintomi e conservando una buona qualità di vita per quanto possibile. Fondamentale risulta essere anche il supporto psicosociale, spirituale e pratico a pazienti e familiari.
Vai al fascicolo 3-4 del 2017
Ufficio Stampa AIPO