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COVID-19, quando l'intubazione? Poletti: all’inizio meglio un supporto ventilatorio non invasivo

Attraverso lo studio del tessuto polmonare (la cosiddetta biopsia) è possibile valutare quando applicare al paziente colpito da Covid-19 le tecniche meno invasive per la ventilazione, senza arrivare all’intubazione.

È una delle conclusioni alle quali è giunto il lavoro scientifico di un gruppo di ricerca della Pneumologia dell’Ospedale Morgagni di Forlì diretta dal professor Venerino Poletti, ravennate, direttore del Dipartimento Toracico dell’Ausl Romagna) in collaborazione con le Università San Raffaele di Milano e di Verona, il Bromptom Hospital di Londra, l’Istituto di Clinical Medicine dell’Università di Aarhus in Danimarca e varie Unità Operative della Ausl (Anatomia Patologica, Radiologia, Chirurgia Toracica, Laboratorio di Microbiologia e settore di Ematologia, Unità di Terapia Intensiva). Questo lavoro è in corso di pubblicazione sulla rivista Respiration (organo ufficiale dell'Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri- Italian Thoracic Society) e si intitola ‘Covid-19 interstitial pneumonia: histological and immunohistochemical features on cryobiopsies’.

Professor Poletti, cosa rileva lo studio?
"Il primo dato significativo è che nelle forme lievi e moderate di Covid, ma comunque già con insufficienza respiratoria, il quadro patologico è del tutto diverso da quello osservato negli studi autoptici, i soli fino ad ora pubblicati. Lo studio delle biopsie polmonari ci spiega perché almeno all’inizio è meglio utilizzare una modalità di supporto ventilatorio non-invasivo. E all’inizio anche l’Organizzazione mondiale della Sanità raccomandava invece una intubazione precoce. Gli altri dati suggeriscono invece che alcuni farmaci in grado di inibire una particolare forma di infiammazione, come il cortisone, e di controllare il diametro dei vasi potrebbero aiutare a controllare il grave deficit di ossigeno nel sangue che si osserva in questi pazienti".

Su cosa avete indagato durante la ricerca?
"La ricerca è stata condotta su campioni di tessuto polmonare di pazienti affetti da malattia Covid lieve-moderata e ottenuti con una tecnica in cui la Pneumologia del Morgagni è leader mondiale: la biopsia transbronchiale con criosonda".

Quali aspetti si osserva in questi tessuti?
"Le alterazioni sono del tutto diverse da quelle descritte nei soggetti deceduti. Nelle biopsie si osserva che il danno polmonare coinvolge vari distretti del tessuto che è deputato alla funzione di scambio gassoso fra aria e sangue, che è la principale funzione dei polmoni. Al contrario, qui gli alveoli mantengono ancora la loro architettura e non sono così importanti i fenomeni di trombosi. Questo può aiutare a capire per esempio perché in questi pazienti l’assistenza ventilatoria possa essere – almeno nelle fasi meno gravi – valida e forse addirittura migliore se attuata in modo non invasivo (senza intubare i pazienti). Infine in questo studio si dimostra che particolari cellule infiammatorie e della immunità sono fortemente attivate già all’inizio della malattia".

Fonte: https://www.ilrestodelcarlino.it/cronaca/covid-intubazione-1.5957358