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Rassegna di Patologia dell'Apparato Respiratorio - online il numero 4 2023

Nel numero 4|2023 di Rassegna di Patologia dell’Apparato Respiratorio troviamo un articolo a firma di Bruno del Prato e colleghi intitolato “Le bronchiectasie (non fibrosi cistica): approccio clinico e terapeutico nella vita reale Parte II: Quadri clinici e terapia”. Le bronchiectasie non relate a fibrosi cistica (non CF) sono una malattia polmonare cronica caratterizzata da dilatazione permanente delle vie aeree. A causa della sua crescente prevalenza, dell’onere economico per i sistemi sanitari e della morbilità e mortalità associate, l’attenzione sulle bronchiectasie da parte della comunità scientifica è aumentata nel corso degli ultimi anni con conseguente sviluppo di nuove prospettive e proposte diagnostiche e terapeutiche. Sfortunatamente, attualmente non esistono una vera e propria cura o trattamenti specificamente approvati per le bronchiectasie. La sindrome bronchiectasica si caratterizza per un decorso progressivo caratterizzato in genere da riacutizzazioni, la maggior parte delle quali è correlata ad infezioni, tra cui spicca quella da Pseudomonas aeruginosa. In generale il controllo e la prevenzione delle colonizzazioni ed infezioni batteriche o fungine sono una priorità clinica. A queste si affianca il contributo fondamentale dato dalla fisioterapia respiratoria e nei casi più avanzati e selezionati dalla chirurgia. Si evince pertanto come la gestione di questa complessa malattia necessiti del contributo e della collaborazione di differenti figure professionali nell’ambito di un team multidisciplinare comprendente pneumologo, radiologo, infettivologo, nutrizionista, radiologo, chirurgo e fisioterapista.
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A seguire troviamo un lavoro di Federico Daniele e colleghi dedicato a “Gli stimolatori diaframmatici nell’insufficienza ventilatoria cronica”. Le cause sottostanti la disfunzione diaframmatica sono varie ed eterogenee. La gravità del disturbo dipende dall’entità della perdita della funzione di pompa muscolare. Nei casi severi con insufficienza respiratoria cronica associata, la ventilazione meccanica invasiva e non costituisce il gold standard di trattamento. Un’opzione terapeutica alternativa, ad oggi ancora poco nota, è data dall’applicazione di stimolatori diaframmatici in pazienti altamente selezionati. A partire dagli anni Settanta, vi sono state diverse esperienze legate al posizionamento di tali dispositivi per favorire lo svezzamento dalla ventilazione nell’insufficienza respiratoria cronica secondaria ad ipoventilazione centrale o a lesioni midollari. Recentemente, si sta tentando di estendere la sua indicazione a patologie neuromuscolari ingravescenti e a disfunzioni diaframmatiche sintomatiche. Finora, non vi sono evidenze riguardanti la sua applicazione come prima scelta in alternativa alla ventilazione meccanica. Questa revisione della letteratura punta a comprendere come è strutturato uno stimolatore diaframmatico, quali sono i pazienti candidabili, quali sono i vantaggi e i limiti facendo riferimento alle principali evidenze scientifiche disponibili.
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Sempre nello stesso fascicolo è presente, a firma di Paola Rebecca Iovine e colleghi, l’articolo “Differenze tra gli standard di interpretazione dei test di funzionalità respiratoria ATS/ERS 2005 e 2022“. Il lavoro riguarda un fatto importante: una task force internazionale multidisciplinare ERS/ATS, infatti, ha recentemente prodotto una relazione che aggiorna i precedenti documenti del 2005 per l’effettuazione, e soprattutto per l’interpretazione, delle prove di funzionalità respiratoria. Tale documento nasce dall’esigenza di un cambiamento rispetto ai modelli interpretativi precedenti, in cui un livello assoluto di funzione polmonare ideale (vale a dire il valore previsto) viene sostituito a favore di un intervallo di valori che si osservano nella maggior parte degli individui senza malattie respiratorie (cioè punteggi z o percentili). Di seguito vengono descritte le principali novità della relazione.
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Questo numero della rivista ospita inoltre l’articolo “Gestione del rischio clinico in terapia intensiva respiratoria: risultati di un approccio prospettico”, a firma di Claudio Micheletto e colleghi. La gestione dell’emergenza sanitaria del 2020 ha influenzato in maniera profonda l’approccio alle cure e accelerato un cambiamento che era già in corso. In tale contesto una particolare evoluzione hanno avuto le Unità di Terapia Intensiva Respiratoria (UTIR), che necessitano di ambienti e dotazioni tecnologiche adeguate ma anche della competenza delle équipe. In risposta agli indirizzi ministeriali di potenziamento della rete ospedaliera l’AOU di Verona ha posto una forte attenzione anche alla gestione del rischio clinico in UTIR.
Per la gestione e riduzione del rischio clinico è stata adottata la Failure Mode and Effect Analysis (FMEA), strumento prospettico per la gestione del rischio clinico previsto dai modelli internazionali e nazionali di accreditamento. La FMEA prevede: scelta e studio del processo, analisi-trattamento dei rischi e monitoraggio dei risultati.
Con il progetto sviluppato (maggio-dicembre 2022) per la “Gestione del paziente in UTIR” sono state identificate 59 fasi, 268 attività, 363 rischi per i quali sono stati definiti gli Indici di Rischio (IR). A maggio l’IR totale era 10.238 e per i rischi prioritari 3.856. Con le azioni di mitigazione a dicembre l’IR totale è passato da 10.238 a 9.286 (-9%) e l’IR per i rischi trattati da 3.856 a 2.904 (-25%).
Il risultato è principalmente dovuto a: approccio multidisciplinare nell’analisi del processo, presa in carico dei rischi prioritari con elevata pericolosità ed urgenza, comunicazione tra professionisti nella identificazione di soluzioni sostenibili per l’organizzazione ed il supporto metodologico.
L’uso dello strumento ha permesso di rendere oggettivi e misurabili i rischi prioritari sui quali agire aumentando la sicurezza per i pazienti e per gli operatori in UTIR. I vantaggi con l’applicazione della FMEA per la gestione prospettica del rischio clinico in UTIR riguardano diversi stakeholder interni ed esterni all’azienda sanitaria ed il modello può essere esteso in altri contesti regionali e/o nazionali.
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