- Pubblicazione il 01 Dicembre 2023
Nel numero 3 2023 di Rassegna di Patologia dell’Apparato Respiratorio troviamo un articolo a firma di Serena Bellani e colleghi dal titolo “Interstiziopatie Polmonari (IP) associate alle connettiviti: un puzzle articolato”. Le interstiziopatie polmonari (IP) rappresentano una complicanza d’organo che si associa frequentemente alle connettiviti sistemiche contribuendo a determinare una prognosi sfavorevole aumentandone la morbilità e la mortalità.
La tomografia computerizzata ad alta risoluzione (HRCT) è l’esame cardine per l’identificazione di interstiziopatia polmonare e per la definizione degli specifici pattern radiologici. A tale riguardo, le IP associate alle connettiviti possono presentarsi come: polmonite interstiziale usuale (usual interstitial pneumonia, UIP), polmonite interstiziale non specifica (nonspecific interstitial pneumonia, NSIP), polmonite in organizzazione (organizing pneumonia, OP), polmonite interstiziale linfocitaria (lymphocytic interstitial pneumonitis, LIP), polmonite interstiziale desquamativa (desquamative interstitial pneumonia, DIP), danno alveolare diffuso (diffuse alveolar damage, DAD), bronchiolite.
Nell’articolo si passano in rassegna le manifestazioni polmonari interstiziali delle principali connettiviti, con focus sulla prevalenza, sulla presentazione clinica e radiologica e sulla prognosi.
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A seguire troviamo un articolo di revisione di Teresa Renda e colleghi dal titolo “Supporti respiratori non invasivi nell’insufficienza respiratoria acuta: storia dell’arte” che analizza la storia dei supporti respiratori non invasivi (SRNI), metodiche che hanno modificato la prognosi e il trattamento dell’Insufficienza Respiratoria Acuta (IRA). I SRNI, compresa la terapia ad alti flussi, si sono diffusi capillarmente nella pratica clinica a partire dagli anni ‘80, con eterogenee caratteristiche logistiche e strutturali a livello mondiale. L’utilizzo precoce dei SRNI in setting “non puramente intensivi” è divenuto una necessità e una strategia cruciale per il trattamento dell’IRA da COVID-19, mostrando progressivamente dati crescenti di efficacia. L’articolo evidenzia come l’integrazione di fisiologia, medicina e tecnologia abbiano contribuito allo sviluppo e al progresso dei SRNI nella pratica clinica.
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In questo numero troviamo inoltre la prima parte di un articolo di revisione di Bruno del Prato e colleghi dal titolo “Le bronchiectasie (non fibrosi cistica): approccio clinico e terapeutico nella vita reale - Parte I: Eziopatogenesi e diagnosi”. L’attenzione sulle bronchiectasie da parte della comunità scientifica è aumentata nel corso degli ultimi anni con conseguente sviluppo di nuove prospettive e proposte diagnostiche e terapeutiche. Sfortunatamente, attualmente non esistono una vera e propria cura o trattamenti specificamente approvati per le bronchiectasie. La sindrome bronchiectasica si caratterizza per un decorso progressivo caratterizzato in genere da riacutizzazioni, la maggior parte delle quali è correlata ad infezioni, tra cui spicca quella da Pseudomonas aeruginosa. In generale il controllo e la prevenzione delle colonizzazioni ed infezioni batteriche o fungine sono una priorità clinica. A queste si affianca il contributo fondamentale dato dalla fisioterapia respiratoria, e nei casi più avanzati e selezionati, dalla chirurgia. La gestione di questa complessa malattia necessita del contributo e della collaborazione di differenti figure professionali nell’ambito di un team multisciplinare comprendente pneumologo, radiologo, infettivologo, nutrizionista, radiologo, chirurgo e fisioterapista.
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Questo numero della rivista ospita inoltre un contributo a firma di Lorenzo Corsi e colleghi per la rubrica “Pneumopillole” dal titolo “Indicazioni per la corretta scelta delle opzioni terapeutiche farmacologiche e non in asma grave”. L’asma grave rappresenta il 5% dei casi totali di asma e ha un notevole impatto sulla qualità di vita dei pazienti. È caratterizzata da sintomi scarsamente controllati, frequenti esacerbazioni, anche gravi, limitazione al flusso aereo. È possibile distinguere l’asma grave in due principali endotipi: T2 High e T2 Low. Da anni sono disponibili anticorpi monoclonali (mabs) efficaci sulla flogosi T2 High ed è in arrivo il primo mab efficace sulle forme T2 Low. In casi selezionati la termoplastica bronchiale rappresenta un’ulteriore chance terapeutica.
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