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I trent'anni di AIPO: la parola ai protagonisti. Il commento di Claudio Maria Sanguinetti

L’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) compie 30 anni. In vista della manifestazione che si terrà a Roma l’11 Giugno per ricordare i trent’anni trascorsi dalla data in cui l’associazione è stata ufficialmente registrata, abbiamo raccolto il commento di chi ha vissuto gli anni della sua fondazione, ed è stato protagonista e fautore del percorso evolutivo che l’ha resa punto di riferimento per la specialità.

Sono stato per 4 anni segretario di AIPO dal 1995 fino al 1999” commenta Claudio Maria Sanguinetti, Presidente dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri dal 1999 al 2001.

Mi sono iscritto all’ Associazione nel 1986 e ho fatto parte del Direttivo Nazionale per molti anni. Fino al 2002 sono stato vicedirettore esecutivo della rivista Rassegna di Patologia dell’Apparato Respiratorio di cui ho curato gli aspetti qualitativi sia in termini di contenuti che di diffusione nell’ambito della pneumologia italiana.

Il periodo della mia presidenza è stato significativo per lo sviluppo della società. In quegli anni è proseguita l’opera di consolidamento ed espansione della Associazione già iniziata dai presidenti che mi hanno preceduto, Claudio Donner e Vincenzo Fogliani, sia per quanto concerne il numero di iscritti che per  la qualità dell’organizzazione. La mia presidenza è culminata con il Congresso Nazionale AIPO tenutosi a Rimini nel giugno 2001 (per l’organizzazione del quale ricordo l’intenso lavoro iniziato già due anni prima) che ha registrato una partecipazione imponente che conferì all’evento i connotati di un congresso non nazionale, ma di dimensioni europee. Per diversi motivi, con altri colleghi, ho poi intrapreso un percorso differente, non in contrasto con quello definito da AIPO, ma parallelo, finalizzato al bene e allo sviluppo della pneumologia.

Per quanto concerne il futuro, la pneumologia così come altre specialità sta attraversando un periodo molto critico. In particolare, per quanto riguarda la nostra specialità, non c’è un vero ricambio generazionale e per il futuro non si intravedono ancora chiaramente le basi per un’ulteriore evoluzione.

A mio avviso, la pneumologia deve definitivamente passare da una fase prevalentemente clinica, che spesso la confonde con altre specialità mediche generali, a una più qualificante dal punto di vista operativo e in tal  senso alcune sue branche, come la terapia intensiva respiratoria e la pneumologia interventistica, dovranno  assumere un ruolo decisivo per conferire maggiore peculiarità alla specialità.

Un evidente ostacolo al rafforzamento e all’ evoluzione della pneumologia è rappresentato dal fatto che la pneumologia italiana è attualmente divisa in tre associazioni diverse. Negli ultimi anni abbiamo intrapreso un cammino che prevede un’unione dei tre organismi. E’ infatti volontà condivisa da parte dei tre rispettivi presidenti quella di arrivare a un’unità di intenti che possa dare maggiore peso alla pneumologia. Questa è la strada da percorrere al fine di difendere una specialità che, in relazione agli aspetti epidemiologici delle malattie respiratorie, può e deve avere un ruolo cardine nell' ambito della sanità italiana.

Claudio Maria Sanguinetti