- Pubblicazione il 05 Marzo 2015
La sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno, nota anche con l’acronimo OSAS (Obstructive Sleep Apnea Syndrome), attualmente sotto diagnosticata e non adeguatamente trattata, rappresenta un importante onere economico per la sanità pubblica italiana.
A dirlo sono numerosi studi che rivelano come i pazienti affetti da questa patologia siano assidui utenti dei servizi sanitari e siano ricoverati in ospedale con una frequenza nettamente superiore alla popolazione generale. Il maggiore ricorso alle risorse sanitarie è stato riscontrato non solo nei pazienti ma anche nei loro familiari.
La sindrome delle apnee ostruttive nel sonno è una patologia cronica caratterizzata da interruzioni della respirazione durante il sonno dovute all’ostruzione parziale o totale delle prime vie aeree. L’interruzione temporanea della respirazione causa una riduzione della concentrazione di ossigeno nel sangue. Dal punto di vista clinico, è caratterizzata russamento quasi sempre particolarmente intenso, da eccessiva sonnolenza diurna e/o alterazioni delle performance diurne.
Un grosso problema è certamente la diagnosi tardiva.
“Un terzo della popolazione affetto dalla patologia ha problemi di sonnolenza diurna” spiega Giuseppe Insalaco, Primo Ricercatore IBIM – CNR, Responsabile del modulo “Tecnologie Innovative per lo Studio dei Disturbi Respiratori nel Sonno”.
“I pazienti si recano spesso dal medico di medicina generale lamentando stanchezza cronica, deficit della memoria, disturbi dell’umore, risvegli notturni con necessità di andare ad urinare, disturbi sessuali ma non collegano questi sintomi alla sindrome da apnee ostruttive del sonno. Spesso si tratta il sintomo senza identificarne l’origine.”
“Nell’immaginario collettivo la sindrome da apnea ostruttiva del sonno viene erroneamente collegata alla condizione dell’obesità” continua Giuseppe Insalaco. “In realtà la maggioranza dei pazienti è normopeso ma presenta delle alterazioni anatomiche delle vie aeree superiori che associate ad un aumento ponderale possono essere la causa della malattia senza essere necessariamente correlate al sovrappeso. Le principali alterazioni anatomiche sono l’ipoplasia o retrognazia mandibolare, la ipertrofia di tonsille, adenoidi, palato molle, piuttosto che la macroglossia”.
Per quanto concerne l’impatto socio economico della patologia, si distinguono due categorie di costi: costi sanitari diretti o indiretti e costi non sanitari o sociali.
Il 55% dei costi è ascrivibile agli oneri sanitari con circa il 5% dovuto ai costi sanitari diretti legati alle visite e al trattamento e il 50% dei costi sanitari indiretti legati alle comorbidità (cardiovascolare, metabolico, sistemico) dovute alla diagnosi tardiva e al conseguente mancato trattamento. Il restante 45% dei costi è da attribuire ai costi sociali non sanitari legati a perdita di giornate lavorative, ridotta produttività, incidenti automobilistici, sul lavoro e domestici riconducibili ai deficit neuro-cognitivi indotti dalla patologia.
Negli Stati Uniti il rischio di incidenti stradali per i pazienti affetti da sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) è 2 o 3 volte maggiore rispetto alla popolazione generale con un costo di 40 miliardi di dollari. Gli ultimi dati disponibili riguardanti i costi sanitari totali in Italia stimano in circa € 3,0 miliardi i costi per la mancata diagnosi e terapia.
“Questi dati sottolineano la necessità di un intervento a livello di diagnosi precoce e di percorso terapeutico” commenta Giuseppe Insalaco “E’ necessario intervenire promuovendo campagne di carattere educazionale che aiutino medici e pazienti a riconoscere la patologia. E’ importante inoltre avviare studi clinici che forniscano dati su incidenza e comorbidità della malattia al fine di sensibilizzare i decisori politici nei confronti di una criticità di tale portata e su questi terreni la nostra Associazione – AIPO - sta muovendo passi da gigante con importanti progetti che verranno lanciati nei prossimi mesi" conclude Giuseppe Insalaco.
Ufficio Stampa AIPO