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Dopo una polmonite aumenta il rischio per il cuore

Chi ha avuto una polmonite ha più probabilità di ammalarsi di infarto o ictus. A dirlo è uno studio canadese pubblicato sulle pagine della rivista JAMA. Il rischio è maggiore negli over 65 ma in tutte le fasce d’età è stato confermato che dopo la polmonite aumenta la probabilità di essere colpiti da malattie cardiovascolari anche fatali.

Lo studio ha coinvolto 21680 persone, dai 45 anni in su, di cui alcune ricoverate per polmonite, che sono state osservate per 10 anni. L’obiettivo dello studio era valutare il rischio cardiovascolare in seguito a tale infezione polmonare.

I dati emersi dimostrano che il maggiore rischio si riscontra nei pazienti più anziani che hanno una più alta probabilità di andare incontro a un infarto, un ictus o a una malattia coronarica a esito fatale.

I soggetti sono stati divisi in due gruppi: un primo gruppo formato da 5888 pazienti di età uguale o superiore ai 65 anni e un secondo gruppo formato da 15792 pazienti di età compresa fra i 45 e i 64 anni. I ricercatori hanno osservato per 10 anni l’incidenza di malattie cardiovascolari nella totalità dei soggetti coinvolti.

Nel primo gruppo, dei 591 soggetti che erano stati ricoverati per polmonite 206 hanno avuto infarto, ictus o malattia coronarica nei 10 anni successivi al ricovero. Nel secondo gruppo su 680 ricoverati per polmonite 112 pazienti hanno manifestato malattie cardiovascolari entro 10 anni. Tali dati evidenziano una netta correlazione fra le due condizioni, molto forte a un anno dal manifestarsi dell’infezione.

Secondo i ricercatori che hanno condotto lo studio la polmonite aumenta la possibilità di essere colpiti da malattie cardiovascolari in misura uguale o superiore a quella associata a fumo, diabete o ipertensione.

“Le strette connessioni tra patologia polmonare e rischio cardio vascolare sono ulteriormente confermate nel recente lavoro di Corrales Medina apparso  su Jama” commenta Adriano Vaghi Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Pneumologia presso l’Azienda Ospedaliera Guido Salvini di Garbagnate Milanese.

“Già precedenti studi, ed uno in particolare dello stesso autore (Lancet inf dis 2000), avevano dimostrato entro 30 giorni da un infezione respiratoria il rischio di sviluppare una patologia Cardio vascolare aumenta dalle 2 alle 8 volte  ed analogamente Donalson e coll avevano osservato che pochi giorni dopo una riacutizzazione di BPCO aumenta significativamente il rischio che si verifichi un infarto miocardico od un ictus cerebrale.”

“La novità dello studio è però rappresentata dalla numerosità della casistica” continua Adriano Vaghi “si tratta di due coorti di pazienti (circa 20.000 in totale), e la durata dello studio stesso che è di circa 10 anni. Questo ha consentito di determinare che l’aumento del rischio cardio vascolare non è un fenomeno transitorio ma gli effetti negativi del danno polmonare possono protrarsi negli anni, circa 10 nella coorte di CHS e 2 in quella ARIC.”

“Acutamente l’infezione ed il danno polmonare acuto possono determinare un aumento della flogosi sistemica, dei fattori della coagulazione, stress ossidativo, attivazione delle metalloproteasi e disfunzione endoteliale, tutti fattori connessi all’instabilità della placca aterosclerotica che può determinare peggioramento della cardiopatia ischemica, infarto miocardico e stroke. Verosimilmente tale danno può avere conseguenze importanti, in particolare nel sottogruppo dei pazienti anziani, e protrarsi così nel tempo” continua l’esperto.

“Ovviamente per quanto innovativo anche questo studio ha delle criticità, è un lavoro retrospettivo, indaga solo le conseguenze del primo ricovero per polmonite e non sappiamo nulla delle conseguenze delle polmoniti trattate a domicilio, non sono stati studiati gli outcome in relazione alle diverse terapie antibiotiche e non è stato definito il possibile impatto della vaccinazione antipneumococcica (ancora poco utilizzata).

“L’informazione forte che possiamo trarre dal lavoro è che la polmonite ed il danno polmonare che ne consegue hanno la stessa importanza, come fattore di rischio cardio vascolare, degli altri più noti come l’ipertensione, il fumo, il diabete, e completa pertanto le precedenti osservazioni che correlano danno polmonare, riduzione della funzione respiratoria, ed aumento della morbilità e mortalità cardio vascolare e ci consentono di  guardare con rinnovata attenzione alle opportunità terapeutiche insite nella relazioni tra polmone e sistema cardio vascolare” conclude Adriano Vaghi.

Ufficio Stampa AIPO