- Pubblicazione il 22 Ottobre 2014
I principali risultati dei più corposi studi epidemiologici sulla salute respiratoria di bambini e adulti, condotti in Italia e in Europa, sono stati presentati nel corso del 1o Workshop Internazionale dal titolo: ”Large scale population-based surveys on respiratory health in Italy and Europe”.
L’evento, frutto della collaborazione sinergica di AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri), AIE (Associazione Italiana di Epidemiologia) e SISMEC (Società Italiana di Statistica Medica ed Epidemiologia Clinica), si è tenuto a Verona il 23 e 24 Ottobre ed è stato coordinato logisticamente da AIPO Ricerche.
“L’ obiettivo del convegno, che ha avuto il patrocino dell’ European Respiratory Society e della Global Alliance against Chronic Respiratory Diseases (GARD)Italia, è fare il punto sulle grandi indagini epidemiologiche condotte in Italia e in Europa” spiega Giovanni Viegi Direttore dell’Istituto di Biomedicina e Immunologia Molecolare, Consiglio Nazionale delle Ricerche di Palermo.
“La prima sessione dell’evento è stata dedicata alla presentazione dei dati emersi nell’ambito di tre grandi studi multicentrici internazionale sulla salute respiratoria” continua Viegi.
Il primo studio presentato è stato l’European Community Respiratory Health Survey(ECRHS) ricerca condotta in Italia dal gruppo guidato da Roberto De Marco, dell’Università di Verona, relativo alla frequenza dell’asma nella popolazione adulta. Il campione coinvolto aveva dai 20 ai 44 anni all’inizio dello studio. La ricerca ha analizzato l’evoluzione nel tempo della malattia.
A seguire sono stati illustrati i risultati emersi da un secondo studio, l’International Study on Asthma and Allergy in Childhood (ISAAC), condotto a livello mondiale sull’incidenza di asma, rinite allergica e eczema nei bambini in due intervalli temporali distinti: dai 6 ai 7 anni e dagli 11 ai 12 anni. La ricerca ha dimostrato come l’asma sia più diffusa nei paesi anglofoni o in America Latina, Brasile ad esempio, e come in Italia sia meno frequente rispetto a questi paesi.
Il terzo studio indicato con l’acronimo ESCAPE, finanziato dall’Unione Europea, ha fornito informazioni sulla correlazione fra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e le patologie respiratorie. Per realizzare la ricerca sono stati utilizzati i dati di monitoraggio rilevati dalle centraline.
La seconda sessione del convegno dal titolo:”European Population-based studies on lung function and respiratory diseases” è stata più orientata a mostrare i risultati di studi condotti in paesi nordici. E' stato presentato lo studio RHINE che ha coinvolto le popolazioni di paesi nordici quali Islanda, Estonia, Finlandia, Norvegia e Svezia e che ha valutato la salute respiratoria attraverso la somministrazione di questionari e prove di funzionalità respiratoria.
La terza sessione del convegno si è concentrata sugli studi epidemiologici italiani. Sono stati presentati i dati emersi dallo studio condotto sulle popolazioni che vivono nel territorio di Pisa e nelle zone del Delta del Po.
Ampio spazio è stato dedicato allo studio dal titolo Gene Environment Interactions in Respiratory Diseases(GEIRD) condotto dal gruppo guidato da Roberto De Marco che, partendo da dati estrapolati dall’ECRHS, ha condotto determinazioni di tipo genetico su un campione costituito in parte dalla stessa popolazione, in parte nuova.
Annibale Biggeri, dell’Università di Firenze, ha mostrato i dati emersi da studi condotti in Italia che non hanno preso in esame campioni di popolazioni ma prendono le mosse dati raccolti grazie a statistiche sanitarie, certificati di ricovero ospedaliero o certificato di morte. Con sofisticate tecniche statistiche è possibile mettere in relazione questi dai con le informazioni relative ai livelli di inquinamento.
Carlo Pomari e Massimo Guerriero, dell’Ospedale di Negrar (ULSS 22) e dell’Università di Verona, hanno illustrato uno studio volto a valutare la prevalenza della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) in un campione di popolazione che vive nella città di Verona.
Nel corso della sessione pediatrica è stato affrontato il tema della correlazione fra disturbi respiratori infantili e ambiente.
Stefania La Grutta dell’IBIM – CNR di Palermo e Claudia Galassi del Centro di Riferimento per la Prevenzione Oncologica di Torino hanno illustrato la sezione italiana dello studio ISAAC volta a valutare non solo l’incidenza della malattia ma anche potenziali fattori di rischio quali vivere in zone particolarmente trafficate e avere un’alimentazione scorretta. Le ultime ricerche dimostrano ad esempio come mangiare frutta contenente Vitamina C rappresenti un fattore protettivo nei confronti della malattia.
Franca Rusconi, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria A. Meyer di Firenze, ha presentato alcuni studi nell’ambito dei quali vengono arruolati bimbi in età neonatale. Vengono effettuati prelievi del cordone ombelicale per rilevare l’eventuale presenza di marcatori di allergia e monitorare il loro effetto nel tempo.
L’intervento di Luciana Indinnimeo, dell’Università di Roma, è stato focalizzato sul tema dell’aderenza alle linee guida nel trattamento dell’asma nella popolazione pediatrica. Una migliore aderenza alla linee guida si traduce infatti in una riduzione della variabilità del comportamento prescrittivo.
Si è parlato delle interazioni fra geni e ambiente con un particolare focus sulle particelle ultra-fini ovvero di diametro inferiore a 0.1 micron.
“Siamo abituati a sentire parlare di PM10 ovvero di particelle di diametro inferiore ai 10 micron e di PM2.5 ovvero di quelle di diametro inferiore a 2.5 micron” commenta Giovanni Viegi. “Da una decina di anni si è cominciato a studiare le nano-particelle o particelle ultra-fini. Queste arrivano agli alveoli, superano la membrana alveolo-capillare e penetrano nel sangue. Si tratta di un argomento nuovo dai risvolti inquietanti se si considera che le centraline deputate al monitoraggio delle particelle sottili non sono in grado di rilevarne la presenza” continua Viegi.
Ampio spazio è stato dato anche alle tematiche relative alla diffusione e al controllo della BPCO nella popolazione adulta. Si è fatto il punto sull’incidenza della malattia ma anche sull’aderenza alle linee guida relative al trattamento di asma e BPCO, come spiega Andrea Rossi Professore di Malattie respiratorie dell’Università di Verona.
L’ultimo intervento è stato focalizzato sulle opportunità offerte dalle informazioni raccolte nei database. Opportunità sia a livello regionale che di singola Azienda Sanitaria Locale (ASL).
“L’Evento è stato un’opportunità unica in linea con quanto emerso durante il meeting organizzato a Roma il 15 ottobre scorso dal Global Alliance Against Chronic Respiratory Diseases (GARD) Italia e durante il Meeting of Chief Medical, Nursing and Dental Officers svoltosi il 6 e 7 Ottobre presso il Ministero della Salute. Nel corso di entrambi gli incontri è stata infatti ribadita la necessità di sensibilizzare l’interesse dei decisori politici orientandolo verso le problematiche legate alle patologie respiratorie” conclude Giovanni Viegi.
L’evento internazionale è anche un grande esempio di collaborazione tra discipline (Epidemiologia e Pneumologia) e tra Società Scientifiche.
Ufficio Stampa AIPO