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FNOMCeO: “Nuove norme sui Piani Terapeutici per liberare 5 milioni di visite specialistiche”

Rivedere la normativa nazionale, limitando la necessità del Piano Terapeutico ai primi 12 mesi di cura per “liberare” le agende dei medici specialisti e rendere velocemente disponibili ai cittadini 5 milioni di visite specialistiche. La proposta viene da FNOMCeO (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri), FISM (Federazione delle Società Medico - Scientifiche Italiane) e da otto Società Scientifiche italiane, tra cui anche AIPO-ITS/ETS. Il documento, redatto in base ai dati OsMed (Osservatorio Nazionale sull'Impiego dei Medicinali dell'Agenzia Italiana del Farmaco) e agli studi portati dalle otto Società, è stato approvato ieri dal Comitato Centrale della Federazione, ed è indirizzato al Parlamento italiano. 
In pratica si chiede alla Politica di rivedere – a 20 anni dalla prima stesura – la normativa sui Piani Terapeutici, “introdotti nel 2004 – si legge nel documento - con l’obiettivo di assicurare, per i nuovi farmaci, una continuità prescrittiva e assistenziale tra specialista e medico di medicina generale”.
Dopo aver esaminato “una fotografia dettagliata e analitica di tutti i PT attivi in Italia all’11 maggio 2020”, i firmatari del testo osservano che “i milioni di PT puramente cartacei (non template e non web-based, e cioè la maggioranza dei Piani in circolazione, pari al 53,7% di tutti i principi attivi,ndr.) semestralmente compilati dagli specialisti, non sono (nella maggioranza dei casi) analizzati né ai fini dell’appropriatezza né ai fini del miglioramento degli esiti da parte dei servizi farmaceutici”. Lampante, quindi, la conseguenza: “il risultato finale è la produzione di una incredibile quantità di carta e di procedure che, in ogni caso, costringono il paziente a un percorso con spostamenti a volte non semplici e ripetuti”.
Per questo – si legge ancora - “si auspica di giungere ad un ammodernamento della gestione clinica, assistenziale e farmacologica delle malattie croniche, che da tempo attende di trovare una soluzione pratica sollecitata dalle istanze dei pazienti e delle stesse Regioni”.

Perché cambiare
I vantaggi di una modifica in tal senso della normativa vigente sarebbero notevoli, e pressoché immediati: “Cinque milioni di visite specialistiche l’anno: tanti sono i posti che, potenzialmente, si potrebbero liberare. In questo senso ribadiamo l’importanza dell’approvazione di una disposizione normativa che limiti la necessità della prescrizione dei farmaci con piano terapeutico a 12 mesi, salvo deroghe motivate, trascorsi i quali il piano terapeutico non è più richiesto e permetta a tutti i medici la prescrizione di questi farmaci, ferme restando le condizioni di rimborsabilità stabilite dall’Agenzia Italiana del Farmaco per ciascuna specialità medicinale. Questo intervento è finalizzato a garantire una maggiore accessibilità alle cure da parte dei pazienti, a ridurre i costi indiretti delle prestazioni sanitarie, a facilitare e semplificare i percorsi di presa in carico, a contribuire alla riduzione delle liste d’attesa e valorizzare la professionalità di tutti i medici italiani. Ciò al fine di un miglioramento in termini di assistenza dei pazienti fragili, garantendo la continuità terapeutica del trattamento, senza necessità di un ulteriore passaggio del paziente allo specialista del SSN. Nei fatti l’accesso semplificato a terapie appropriate e necessarie avrebbe un rilevante impatto sulla qualità di vita dei pazienti”.
Al momento i pazienti in terapia con un farmaco sottoposto a Piano Terapeutico sono quasi 2 milioni e 300mila, nel 69% dei casi sono over 70 e sono costretti ad andare da una a quattro volte l’anno dallo specialista solo per rinnovare il Piano. “Semplificare la prescrizione di questi medicinali, lasciando la prima allo specialista e aprendola poi, dopo 12 mesi, a qualsiasi medico, compreso il medico di medicina generale, significherebbe un risparmio in termini di spostamenti, di tempo, di energie per i pazienti e i caregiver oltre ai benefici di salute a favore dei pazienti. E, soprattutto, significherebbe liberare ore di visite specialistiche da utilizzare per l’attività clinica, anziché per pratiche burocratiche”.
Ora su quello che i firmatari del Documento definiscono “un imperativo etico e organizzativo” la palla passa al Parlamento.

In allegato il Documento


Alessandra Rozzi
Ufficio Stampa AIPO-ITS/ETS

Allegati:
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