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La TB torna a crescere, è allarme: servono fondi e azioni concrete

La Giornata mondiale della Tubercolosi, celebrata come ogni anno il 24 marzo, ha offerto l’occasione per un esame della situazione sulla patologia, la prima tra le malattie infettive nella classifica della mortalità mondiale: ancora troppi i malati a livello globale, e i tagli sui budget sanitari preoccupano ERS, FIRS, OMS e ISS.

ERS e FIRS in prima linea
Obiettivo della Giornata è stato come sempre quello di aumentare la consapevolezza sulle devastanti conseguenze sanitarie, sociali ed economiche della TB. E proprio prendendo spunto da questa occasione il Forum of International Respiratory Societies (FIRS), co-fondato da ERS (European Respiratory Society) esorta tutte le parti interessate - governi, agenzie, ONG, accademici, società civile e donatori - a concentrarsi su politiche e programmi basati su prove di efficacia che spezzino la catena di trasmissione, in modo da porre fine alla TBC in contesti ad alto carico.
“Dobbiamo essere coraggiosi e riconoscere che il nostro attuale approccio non consentirà di raggiungere i nostri obiettivi di porre fine alla tubercolosi entro il 2030 o il 2035 – afferma Cassandra Kelly-Cirino, Direttore esecutivo dell'Unione Internazionale contro la Tubercolosi e le Malattie Polmonari (The Union), membro della FIRS - È un'ingiustizia totale e un fallimento da parte di tutti noi che milioni di persone nel mondo siano ancora ad alto rischio di TBC. Non ci sono più scuse per l'iniquità e la sofferenza di questa malattia antica e prevenibile”.
Secondo l'ultimo rapporto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sulla tubercolosi globale relativo al 2023 si stima che 10,8 milioni di persone si siano ammalate di tubercolosi, e che ci siano stati 1,25 milioni di decessi in tutto il mondo. Tra il 2020 e il 2023, si stima inoltre che il tasso di incidenza della TBC (nuovi casi per 100.000 abitanti all'anno) sia aumentato del 4,6%, invertendo il calo di circa il 2% all'anno tra il 2010 e il 2020. Inoltre nel 2023 circa 2,7 milioni di persone non hanno ricevuto una diagnosi di malattia, o non sono state ufficialmente segnalate alle autorità nazionali.
“Molte persone nei Paesi ad alto reddito credono che la tubercolosi sia una malattia del passato (perché in genere lo è, nei loro Paesi), ma essa è molto presente e ha un forte impatto sulle vite delle persone nella maggior parte dei Paesi del mondo. È una malattia antica che prospera nel tipo di instabilità a cui assistiamo attualmente a causa di conflitti, incertezza politica e cambiamenti climatici – prosegue Kelly-Cirino - La tubercolosi è una malattia infettiva trasmessa per via aerea che non rispetta i confini. Tutti noi dobbiamo fare la nostra parte nell'eradicazione della TBC in contesti ad alto carico. La TB ovunque è TB ovunque”.
Come? Gli strumenti ci sono: “Nei contesti ad alta incidenza dobbiamo dare priorità alla ricerca e al trattamento di tutti i malati di TB. Questo è l'unico modo per evitare che altre persone siano esposte, si infettino e infettino altre persone. È così che possiamo interrompere la catena di trasmissione e porre fine alla TB una volta per tutte – spiega Guy Marks, Presidente FIRS e Unione - L'efficacia di questo approccio è stata dimostrata nella seconda metà del XX secolo in diversi paesi dell'Europa, del Nord America, dell'Asia orientale e dell'Oceania, oltre che a Cuba”.
E se non si può certo ignorare “l'impatto devastante che la decisione del governo statunitense di tagliare i fondi sta avendo sulla salute globale e sulle persone più vulnerabili delle nostre comunità”, come si legge in una nota ERS, Kelly-Cirino commenta: “Non è il momento di tagliare i fondi e l'impegno nella lotta contro la tubercolosi: potremo farlo quando il lavoro sarà finito. Esortiamo le comunità a fare pressione sui loro leader per porre fine alla TBC. Nel 2025, nessuno dovrebbe aspettarsi di essere ad alto rischio di infezione per tubercolosi”.

L’S.O.S. dell’ISS
Anche in Italia la preoccupazione è presente: “Dal 2020 si stimano 79 milioni di vite salvate grazie all’impegno di tutti i Paesi per porre fine alla TB, che rappresenta la prima malattia infettiva mortale nel mondo – affermano all’Istituto Superiore di Sanità - Tuttavia, i tagli drastici e improvvisi ai finanziamenti per la salute globale che stanno avvenendo ora minacciano di annullare questi progressi. La crescente resistenza ai farmaci, soprattutto in Europa, e i conflitti in corso in Medio Oriente, Africa ed Europa orientale stanno aggravando ulteriormente la situazione per le persone più vulnerabili”.
Con il tema “Yes! We Can End TB: Commit, Invest, Deliver!” (Sì! Possiamo fermare la TB: Impegnarsi, Investire, Agire), l’edizione 2025 del World TB Day invita quindi alla responsabilità e alla necessità di agire più rapidamente per combattere l'epidemia di TB attraverso maggiori sforzi da parte di tutti i Paesi, soprattutto nell’implementazione delle raccomandazioni dell'OMS, ulteriori investimenti di risorse per proteggere e mantenere i servizi di cura e assistenza per la TB e una collaborazione multisettoriale. 

L’allarme OMS
E in proposito è intervenuto anche Peng Liyuan, Ambasciatore di buona volontà dell'OMS per la tubercolosi e l'HIV/AIDS, che dopo aver esaminato i risultati raggiunti con particolare riferimento alla Cina, conclude la sua nota indirizzata ai vertici OMS con un appello: “Eliminare la minaccia della TBC è la nostra aspirazione comune. Ma la lotta resta difficile e impegnativa, e l'obiettivo di porre fine all'epidemia di TB è ancora un compito arduo. È necessario che la comunità internazionale si unisca per impegnarsi di più, investire di più e fornire di più. Continuerò a lavorare con tutti voi per far progredire la prevenzione e il trattamento della tubercolosi, per salvaguardare la salute delle persone con amore e per condividere il calore della gente con incrollabile dedizione. Contribuiamo tutti a costruire una comunità globale di salute per tutti”.

Alessandra Rozzi
Ufficio Stampa AIPO-ITS/ETS