- Pubblicazione il 07 Marzo 2025
La medicina di genere è sempre più al centro dell’attenzione, e AIPO-ITS/ETS, insieme a SIP-IRS, organizza per il 19-20 settembre a Roma il Convegno Nazionale “La Medicina di genere in Pneumologia. Focus On 2025: Prevenzione, Diagnosi e Cura delle Malattie Respiratorie”, che si preannuncia di grande interesse per temi affrontati e relatori coinvolti.
Nel frattempo, OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development), che comprende 38 Paesi inclusa l’Italia, ha pubblicato lo studio Does Healthcare Deliver? Results from the Patient-Reported Indicator Surveys (PaRIS), OECD Publishing, Parigi (in italiano L'assistenza sanitaria funziona? Risultati delle indagini Patient-Reported Indicator Surveys (PaRIS)), prima indagine internazionale sui pazienti con patologie croniche e sulla loro percezione delle cure e dell’assistenza sanitaria ricevute.
Dalla sezione italiana dello studio si evince che proprio sul fronte della Medicina di Genere l’Italia è al di sotto della media dei paesi OECD, come del resto sul fronte della digitalizzazione e dell’incidenza delle disparità di reddito sul “percepito” delle cure.
L'indagine dell'OECD punta sugli indicatori riferiti dai pazienti: raccoglie infatti i punti di vista di oltre 107.000 persone, raccolti in 1.800 ambulatori di assistenza sanitaria distribuiti in 19 Paesi, e fornisce una valutazione comparabile a livello internazionale su come variano i risultati e le esperienze degli utenti dell'assistenza sanitaria di base a partire dai 45 anni di età, e di come i sistemi sanitari forniscono assistenza alle persone con patologie croniche. Dato poi che la percentuale di persone affette da queste malattie continua a crescere, non è mai stato così urgente adattare i sistemi sanitari alle loro esigenze.
Il campione dell’indagine è rappresentativo: l’82% dei partecipanti soffre di almeno una patologia cronica, il 52% di almeno due, e il 27% di tre o più.
Qui a seguire i risultati principali relativi all’Italia:
- Più di sette persone su dieci (72%) che vivono con patologie croniche riferiscono buone esperienze con il coordinamento dell'assistenza, un dato di 11 punti percentuali più elevato rispetto alla media dell'indagine PaRIS (59%).
- Due terzi (66%) delle persone con patologie croniche riferiscono una salute fisica favorevole, vale a dire 4 punti percentuali in meno rispetto alla media dell'indagine PaRIS dell'OCSE (70%). La salute fisica si riferisce alla funzione fisica, al dolore e alla fatica.
- Quasi due terzi (62%) delle persone con patologie croniche riferiscono un buon livello di benessere, rispetto al 71% della media dell'indagine PaRIS dell'OCSE. Il benessere valuta in che misura una persona si sente positiva in termini di umore, vitalità e realizzazione.
- Meno di un quarto delle persone (23%) con due o più patologie croniche viene gestito in ambulatori di assistenza sanitaria di base che offrono follow-up e visite periodiche di durata superiore ai 15 minuti, un dato pari a 23 punti percentuali in meno rispetto alla media dell'indagine PaRIS dell'OCSE (46%).
- Più di tre persone su quattro (76%) con tre o più patologie croniche riferiscono che la loro terapia farmacologica è stata revisionata da un professionista sanitario negli ultimi 12 mesi, un dato paragonabile alla media dell'indagine PaRIS dell'OCSE (75%)
- Solo il 5% delle persone affette da patologie croniche dichiara di sentirsi sicuro nell'utilizzare informazioni sanitarie provenienti da Internet per prendere decisioni in materia di salute, una percentuale inferiore alla media dell'indagine PaRIS dell'OCSE (19%).
- Solo il 13% dei pazienti è gestito in ambulatori in grado di scambiare elettronicamente le cartelle cliniche, un dato inferiore di oltre 40 punti percentuali rispetto alla media dell'indagine PaRIS dell'OCSE (rispettivamente 56% e 57%).
Le sfide da vincere
Le cose si complicano, naturalmente, sul fronte di chi soffre di patologie croniche multiple: le persone che convivono con più patologie croniche riferiscono infatti livelli inferiori di salute fisica e mentale, di benessere e di funzionamento sociale rispetto a coloro che convivono con una sola patologia cronica, con una situazione italiana coerente con la maggior parte dei Paesi dell'indagine PaRIS.
E se l’Italia, secondo i dati raccolti, “dimostra prestazioni eccellenti nel sostegno ai pazienti”, una red flag riguarda invece il versante delle tecnologie, per cui il nostro Paese si trova di fronte a “sfide significative nell'alfabetizzazione sanitaria digitale, nel coordinamento dell'assistenza e nell'adozione della cartella clinica elettronica nei contesti di assistenza sanitaria di base”.
Diseguaglianze di genere e di reddito
Ed eccoci alla questione del genere. Perché come si legge nel testo dell’indagine, “affrontare le disuguaglianze di genere e di reddito rappresenta un'area di miglioramento in Italia”. Nel nostro Paese, infatti, “esistono differenze di genere per quanto riguarda il benessere e la fiducia nei sistemi sanitari, con entrambi gli indicatori che risultano più bassi per le donne”. Questi i punti specifici:
- In Italia, il punteggio medio di benessere degli uomini (60) è superiore del 18 % rispetto a quello delle donne (51). Questo divario di genere è più ampio rispetto alla media dell'indagine PaRIS; il punteggio medio di benessere degli uomini (63) è superiore dell'8% rispetto a quello delle donne (58). Il punteggio medio delle donne in Italia è appena al di sopra della soglia che indica un buon benessere: ciò implica che una quota importante di donne affette da patologie croniche in Italia riferisce uno scarso benessere.
- Un divario di genere simile si riscontra in termini di fiducia nel sistema sanitario. Mentre circa il 67% degli uomini in Italia dichiara di avere fiducia nel sistema sanitario, solo il 58% delle donne fa altrettanto, con una differenza di 10 punti percentuali rispetto alla media dell'indagine PaRIS (67 % per gli uomini e 58 % per le donne).
Come in altri Paesi, del resto, anche in Italia un reddito più elevato è associato a migliori risultati ed esperienze di salute. In Italia, le persone con un reddito più elevato (punteggio 60) riferiscono un benessere migliore di circa il 15% rispetto a quelle con un reddito più basso (punteggio 52), con un divario paragonabile alla media dell'indagine PaRIS, mentre quasi tre persone su quattro affette da patologie croniche (74%) con un reddito più elevato hanno fiducia nel sistema sanitario, rispetto al 60% delle persone con un reddito più basso.
Il Convegno nazionale AIPO-SIP di Roma sulla Pneumologia di Genere
A una situazione così sbilanciata offrirà un contributo fattivo il Convegno Nazionale “La Medicina di genere in Pneumologia. Focus On 2025: Prevenzione, Diagnosi e Cura delle Malattie Respiratorie”, che AIPO-ITS/ETS e SIP-IRS stanno organizzando per il 19 e 20 settembre a Roma.
La Medicina di Genere studia infatti l’impatto delle differenze biologiche legate al sesso, e di quelle socioculturali e ambientali legate al genere, sullo stato di salute di uomini e donne. In pneumologia queste differenze si dimostrano particolarmente rilevanti, e influenzano la prevalenza, le manifestazioni cliniche, la severità, la progressione, la risposta ai farmaci e la mortalità relative alle malattie respiratorie. Anche la risposta ai fattori di rischio varia significativamente tra uomini e donne, influenzata com’è da fattori genetici, anatomici, ormonali, stili di vita ed esposizione ambientale. Le donne presentano ad esempio una più alta suscettibilità ai danni da fumo, e se esposte a fumo passivo e inquinanti indoor e outdoor sono a maggior rischio di BPCO e tumore del polmone, a parità di esposizione e anche in assenza di abitudine tabagica
Anche la percezione dei sintomi e le manifestazioni cliniche, spesso atipiche, delle malattie respiratorie presentano differenze di genere significative, che se non considerate possono influenzare negativamente il percorso diagnostico-terapeutico e la qualità delle cure.
“Nonostante i progressi compiuti in quest’ambito, gli studi clinici tuttora non considerano adeguatamente le differenze di genere, e spesso i risultati non vengono disaggregati per uomini e donne – affermano gli organizzatori del Convegno - Per colmare il gap di genere è necessario quindi integrare negli studi clinici i concetti di sesso e genere, introducendo specifici indicatori al fine di migliorare la efficacia e la tollerabilità dei farmaci genere-specifici e promuovere lo sviluppo di terapie personalizzate”.
Ma non è tutto: “È auspicabile l’incremento della ricerca e l’implementazione di linee guida specifiche che considerino le differenze di genere nella gestione delle malattie respiratorie nella pratica clinica, per migliorare la prevenzione, la diagnosi e il trattamento delle malattie respiratorie – si legge ancora nel documento preparatorio del Convegno - La medicina di genere offre una prospettiva indispensabile per sviluppare approcci personalizzati che migliorino i risultati clinici e la qualità della vita dei pazienti con malattie respiratorie”.
Alessandra Rozzi
Ufficio Stampa AIPO-ITS/ETS