- Pubblicazione il 08 Gennaio 2025
Nel numero 3|2024 di Rassegna di Patologia dell’Apparato Respiratorio troviamo diversi spunti di approfondimento interessanti. Innanzitutto, è presente l’articolo “Verso una nuova definizione di ARDS: il punto di vista della Pneumologia”, a firma di Corrado Mollica e Raffaele Scala, in cui si prende in esame una patologia di estrema gravità, responsabile di una mortalità ospedaliera stimata tra il 33% ed il 50%. La mortalità per insufficienza respiratoria (IR) non responsiva a supporto ventilatorio ed extra-corporeo costituisce solo il 16% dei casi, la sepsi essendone la causa principale. È pertanto essenziale diagnosticarla già in fase precoce, stratificandone la gravità. La definizione di ARDS si basa su criteri clinici (tempo di insorgenza dei sintomi ed origine non-cardiogena dell’edema), radiologici (opacità polmonari bilaterali a distribuzione prevalentemente periferica) e funzionali (entità dell’ipossiemia espressa come rapporto PaO2/FiO2) (P/F). Viene distinta in “polmonare” ed “extrapolmonare”, a seconda che il fattore scatenante sia diretto (polmonite, inalazione di gas o di contenuto gastrico, trauma toracico) o indiretto (pancreatite, sepsi). L’entità dell’ipossiemia ne caratterizza la gravità, distinta in “lieve”, “moderata” e “grave” a seconda del rapporto P/F (≤ 300 > 200, 200-100, < 100, rispettivamente) in corso di ventilazione meccanica con pressione positiva continua (CPAP) o pressione positiva di fine espirazione (PEEP) ≥ 5 cmH2O. Il riscontro di una sottostima dell’incidenza a livello mondiale, dovuta a carenza di apparecchiature diagnostiche (emogasanalisi e TC, in primis) in “aree a risorse limitate”, ha indotto ad una rivisitazione della definizione, introducendo il rapporto tra saturimetria transcutanea di O2 (SpO2) e FiO2, e l’ecografia polmonare ad ultrasuoni in sostituzione della TC. La definizione “globale” di ARDS distingue pertanto i pazienti in funzione delle risorse dell’area in cui vivono, con l’intento di assicurarne la migliore assistenza in un’ottica “globale”. Infine, l’esperienza maturata nel trattamento della IR da COVID-19 con alti flussi di ossigeno, ha esteso la definizione “globale” di ARDS, includendo anche un nuovo gruppo di pazienti con “ipossiemia de novo”, che si giovano di metodiche diagnostico-terapeutiche non invasive. Con questa nuova definizione, viene rafforzato il ruolo delle UTIP nel management di quei casi di ARDS intercettati ed endo-fenotipizzati nella fase precoce della sindrome in cui i supporti respiratori non invasivi hanno maggiore probabilità di successo nell’evitare l’escalation ai trattamenti invasivi e la mortalità ad essi correlati.
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A seguire è presente l’articolo “Brief practical guidelines for biologic prescriptions in severe asthma. Expert opinion”, di Bruno Sposato, Francesco Bini, Francesco Menzella, Silvia Tognella e Claudio Micheletto, che vuole essere una breve e rapida guida per la prescrizione delle terapie biologiche nell’asma grave, tenendo conto delle linee guida GINA e del punto di vista degli autori. Si parte allora dall’identificazione dei pazienti candidati alla terapia biologica, e successivamente vengono considerati i marker biologici da misurare per effettuare la fenotipizzazione dell’infiammazione, e quindi le modalità per scegliere il biologico giusto. La guida vuole suggerire anche quali possono essere i segni/marcatori che permettono di identificare pazienti con asma grave che altrimenti verrebbero ignorati. Inoltre, cerca di dare alcune indicazioni su come procedere per selezionare il giusto biologico nei casi in cui si riscontri la sovrapposizione di fenotipi di malattia diversi, oppure nella forma non-T2 di asma.
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Sempre in questo fascicolo si trova l’articolo “Il nursing respiratorio per consentire la frequenza scolastica dei bambini tracheo-ventilati”, di Roberta Bondavalli, Margherita Della Monica, Maria Augusta Lucenti, Martina Poli e Mirco Lusuardi, che parte da un presupposto importante: grazie ai progressi delle cure mediche, alle nuove tecnologie, alle attrezzature e ai servizi presenti a domicilio, infatti, i bambini con esigenze complesse dipendenti dalla ventilazione meccanica possono essere assistiti sempre più a lungo termine a domicilio. L’assistenza domiciliare non si rivela quindi soltanto una strategia economicamente vantaggiosa, ma ha anche dimostrato di fornire vantaggi psicologici e di sviluppo ai bambini, permettendo loro di normalizzare la propria vita, condotta in ambiente domestico piuttosto che in strutture protette specializzate. L’AUSL di Reggio Emilia ha attivato da anni un progetto di supporto infermieristico alla domiciliarità e alla frequenza scolastica di bambini in ventilazione meccanica per via tracheostomica. Nel lavoro vengono descritte le fasi principali - che l’infermiere domiciliare deve conoscere - del percorso di cura che intraprende un paziente tracheo-ventilato, dal momento in cui inizia a usare il ventilatore in ospedale fino alla fase di dimissione a domicilio. È un percorso di presa in carico che prevede specifiche abilità e monitoraggi oltre alla conoscenza di eventuali criticità. Viene quindi condiviso l’approccio all’inserimento scolastico per i bambini seguiti in questa specifica realtà territoriale. Si tratta di un modello funzionale di approccio al bambino nel percorso casa-scuola dove si vanno ad analizzare le seguenti aree: conoscenza bambino-famiglia, conoscenza e organizzazione dell’ambiente scolastico, formulazione e applicazione di istruzioni operative personalizzate.
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Da segnalare, sempre in questo numero della rivista, per la sezione “Meet the techonology in Pneumologia” il lavoro intitolato “L’oscillometria” di Monica Iuli, Arianna Sepiacci, Francesca Camardelli e Josuel Ora, dedicato a una tecnica non invasiva di valutazione delle proprietà meccaniche del sistema respiratorio. Sebbene la tecnica sia molto semplice e richieda una minima collaborazione da parte del paziente, la teoria che la supporta è complessa. L’oscillometria misura infatti l’impedenza del sistema respiratorio, composta da resistenza (Rrs) e reattanza (Xrs). Le ultime raccomandazioni hanno semplificato notevolmente la sua interpretazione. Questa tecnica è stata applicata in diversi campi e recentemente si è dimostrata particolarmente utile nel test di broncodilatazione, con soglie standardizzate per definire una risposta significativa. Inoltre, l’oscillometria viene sempre più spesso utilizzata nell’iter diagnostico-terapeutico di diverse malattie respiratorie come asma, BPCO, fibrosi cistica e altre, grazie alla sua facilità di esecuzione e alla minima collaborazione richiesta, sebbene i risultati non siano sempre facilmente interpretabili. Nonostante le sue potenzialità, questa tecnica non è ancora in grado di sostituire la spirometria, ma le due metodiche risultano complementari. Le future ricerche dovranno chiarire ulteriormente l’interpretazione clinica dei risultati oscillometrici.
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