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Fuori Regione l’8,3% dei ricoveri italiani per acuti

Una patologia acuta richiede un ricovero non programmato? L’8,3% degli Italiani è costretto a spostarsi al di fuori dei confini della propria Regione di residenza. E la mobilità sanitaria per ricoveri acuti resta uno dei tasti dolenti della Sanità nazionale, tornando addirittura alla situazione pre-pandemica dopo il (relativo) miglioramento registrato, per ovvi motivi legati ai lockdown, nel 2020.
I dati, relativi all’anno 2022, sono quelli appena resi noti dall’Ufficio 6 della ex Direzione generale delle Programmazione sanitaria del Ministero della Salute nel Rapporto SDO 2022, relativo ai ricoveri ospedalieri e pubblicato annualmente fotografando l'attività di ricovero e cura degli ospedali italiani pubblici e privati.
Sempre riguardo alla mobilità sanitaria per ricoveri acuti, i numeri parlano chiaro: l’8,3% dei ricoveri fuori Regione registrato nel 2022 rappresenta un ritorno alle cifre del 2019, dopo la discesa al 7,2% del 2020, e la lieve ripresa (7,8%) del 2021.
Oltre a quello della mobilità sanitaria, un altro indicatore in salita è, comprensibilmente, quello sul numero dei ricoveri ospedalieri tout-court, che dopo il calo del 2020 (sempre legato alla pandemia da COVID-19) e la parziale ripresa del 2021, segna un deciso incremento delle ospedalizzazioni in tutti i regimi di ricovero (ordinario e day hospital), sia per acuti che per post-acuti, con un totale di 7.646.540 schede trasmesse al Ministero della Salute, che corrispondono a un +4,5% rispetto al 2021. Riguardo al totale dei ricoveri nel 2023, dati provvisori - aggiornati al 10 giugno 2024 - parlano di 7.957.647 schede trasmesse dalle Regioni al Ministero, con un ulteriore incremento del 4,1% rispetto al 2022 e il 95% dei ricoveri riguardante l’attività per acuti. Anche il numero di giornate e accessi diurni del 2022, pari a 52.428.952, aumenta del 3,0% circa rispetto al 2021.
Per due parametri che aumentano, eccone uno che cala: nel 2022 la degenza media per acuti in regime ordinario è pari a 7,2 giorni, e diminuisce (di poco) rispetto ai 7,4 giorni del 2021, dopo i 7,5 del 2020 e la sostanziale stabilità tra i 6,8 e i 7 giorni medi registrata dal 2013 al 2019.
Cresce, invece, il tasso di ospedalizzazione (numero di ricoveri per 1.000 abitanti standardizzato per età e sesso), sceso costantemente dal 2010 al 2019 (quando si attestava a 123,9), crollato ai minimi storici nel 2020 causa pandemia (99 ricoveri ogni 1.000 abitanti), e risalito sia nel 2021 (108,2) sia nel 2022 (112,8).
Infine, l’indicatore della cosiddetta appropriatezza organizzativa, nel 2022 appare complessivamente in miglioramento: diminuisce infatti la degenza media preoperatoria, attestata su 1,61 giorni (era di 1,75 giorni nel 2013, di 1,64 giorni nel 2019, e di 1,76 giorni nel 2020 e a 1,69 nel 2021), e continua a calare anche la percentuale di dimissioni da reparti chirurgici con DRG medico (si parla di ricoveri a rischio di inappropriatezza), attestata al 24,01% partendo da un 29,97% del 2013 per approdare tra alterne variazioni al 24,73% del 2021.
“Nell’analisi delle evidenze descritte occorre tener conto dell’uscita del Paese dallo stato di emergenza sanitaria (D.L. 24 marzo 2022, n.24), circostanza che ha consentito il pieno ripristino delle modalità e dei percorsi ordinari di ricorso all’ospedale per i ricoveri programmati – spiegano al Ministero della Salute - Inoltre, ai sensi del D.L. 14 agosto 2020, n. 104, e ss.mm.ii. e della L. 234/2021 (Legge di bilancio 2022), nell’anno 2022 particolare attenzione è stata dedicata al recupero degli interventi chirurgici programmati e non erogati nel 2020 e nel 2021 a causa della pandemia di COVID-19”.


Alessandra Rozzi

Ufficio Stampa AIPO-ITS/ETS