- Pubblicazione il 27 Maggio 2024
Venerdì 31 maggio si celebra la Giornata Mondiale senza Tabacco. Per l’occasione, anticipando l’evento di 24 ore, AIPO-ITS/ETS organizza, in collaborazione con SITAB (Società Italiana di Tabaccologia) un webinar in calendario giovedì 30 maggio alle 19.00, protagonista Maria Sofia Cattaruzza, Presidente SITAB e Professore Associato di Igiene generale e applicata al Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza di Roma. Il titolo scelto per il webinar (iscrizioni cliccando qui) è “Fumo, la pandemia dimenticata” e moderatore dell’incontro è Claudio Micheletto, Presidente AIPO-ITS/ETS e Direttore UOC di Pneumologia, AOU Integrata-Verona.
La registrazione del webinar è visibile cliccando qui.
Per sapere di più sugli aspetti epidemiologici del tabacco, sui nuovi prodotti in circolazione, sui loro effetti (negativi) a livello di salute e sull’importante tema dell’impatto ambientale della filiera, abbiamo intervistato Maria Sofia Cattaruzza, che ha anticipato alcuni dei temi che affronterà nel corso del webinar.
Qual è la situazione sul fronte del tabagismo in Italia? Agli italiani piace ancora fumare?
“Ancora oggi è fumatore un italiano su cinque. Ogni anno il 31 maggio l’Istituto Superiore di Sanità rilascia i dati relativi ai consumi di sigarette, e i numeri del 2023 parlano chiaro: il 20,5 degli italiani fuma, con una differenza tra uomini e donne che vede sempre i primi in vantaggio: 25,1% di maschi contro 16,3% della controparte femminile. E se il trend rispetto al 2022, quando i fumatori in Italia erano il 24% del totale, sembra in leggera discesa, non bisogna farsi illusioni: l’ISS considera infatti solo il fumo ‘tradizionale’ di sigaretta, ma molti fumatori, ormai, utilizzano i nuovi prodotti in commercio, sigarette elettroniche e dispositivi a tabacco riscaldato: soprattutto questi ultimi registrano importanti impennate nelle vendite. Tutti prodotti – soprattutto i primi - molto consumati dai giovani, che pensano di farsi meno male, di poter fumare dove è vietato, e magari di essere anche aiutati a smettere. Purtroppo, non è affatto così”.
Nuovi prodotti, vecchi problemi, dunque?
“Sì, e ai vecchi problemi se ne aggiungono altri nuovi, ma non per questo meno preoccupanti. Pensiamo alle sigarette elettroniche, giunte ormai alla quinta generazione. Sono nate con l’idea di sostituire il fumo tradizionale, e le versioni ‘a sistema aperto’, dove il fruitore può personalizzare il liquido e il tasso di nicotina, sembrava addirittura potessero aiutare a smettere di fumare, tanto che sono state utilizzate, in occasioni particolari, da alcuni Centri di trattamento del Tabagismo. Ebbene, in un regime di affiancamento medico-paziente potrebbero forse avere anche senso. Ma in generale non sono affatto meno pericolose delle sigarette tradizionali, e questo per una serie di motivi: innanzitutto ogni prodotto che contiene nicotina dà dipendenza (tranne il cerotto, che ha modalità di assorbimento diverse) e provoca effetti importanti a breve, medio e lungo termine sul sistema cardiovascolare. Inoltre, gli aromi contenuti nei liquidi, per nulla controllati nella composizione e spessissimo di produzione cinese, creano danni al sistema respiratorio, e possono provocare l’insorgenza di asma. L’Associazione Svizzera per la Prevenzione del Tabagismo (https://www.at-schweiz.ch/it/) ha studiato la composizione dei liquidi più diffusi, rilevandone difformità sostanziali anche nell’ambito della stessa marca. E un recente studio ha messo in luce i danni epigenetici – quindi a livello di espressione del DNA - rilevabili nei fumatori ‘esclusivi’ di sigarette elettroniche, che si sono dimostrati essere assolutamente sovrapponibili a quelli dei fumatori tradizionali. Senza dimenticare le polmoniti EVALI (E-cigarette or Vaping use Associated Lung Injuries), che negli Stati Uniti hanno causato 68 vittime. Anche qui sotto accusa è un aroma, in associazione a un liquido specifico. Ma la gente non sa che un aroma alla menta o alla cannella evoca sì, nel nome, spezie note e tranquillizzanti associate all’utilizzo in campo alimentare, ma quando quell’aroma è inalato l’effetto è diverso e può causare gravi allergie e seri problemi respiratori. Ripeto: le sigarette elettroniche non sono né innocue né sicure. E anche gli studi, in generale, vanno presi con le pinze, esaminandone con attenzione sponsor e finanziatori, troppo spesso coincidenti con le aziende produttrici”.
L’impressione è che le “svapo” facciano tendenza soprattutto tra i giovani
“Purtroppo è così, e questo, a livello di Sanità pubblica è l’allarme maggiore. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha reso noti alcuni dati secondo i quali nel 2023, tra i ragazzi di 11-13 anni che hanno dichiarato di aver utilizzato nicotina (sigarette tradizionali e/o tabacco riscaldato e/o sigarette elettroniche) nei 30 giorni precedenti l’intervista, il 57,9% riferisce di aver utilizzato esclusivamente le ‘puff’, sigarette elettroniche usa e getta disponibili con diverso numero di ‘tiri’, con una chiara anticipazione dei tempi rispetto all’esordio del fumo ‘tradizionale’. E dire che questi dispositivi sarebbero acquistabili solo dopo i 18 anni, limite che in Italia nessuno rispetta, e che viene comunque facilmente aggirato grazie ai distributori automatici. Il mercato, del resto, ‘spinge’, e l’American Thoracic Society, così come l’FDA, hanno puntato il dito sulle sigarette elettroniche a forma di orsetto, o di personaggio dei cartoons, chiaramente commercializzate per attirare i più piccoli. Per gli adolescenti ci sono invece i liquidi ‘all’alcol’, e quindi le svapo al Margarita o al Mojito. Noi stessi, come SITAB, abbiamo avuto richieste di supporto da scuole e famiglie e causa di sigarette elettroniche a forma di evidenziatore o di penna, che si confondono col materiale scolastico e fanno sì che molti dei nostri studenti le usino. Non dimentichiamo la ‘Gateway Theory’: la nicotina fa spesso da apripista alla sperimentazione di altre sostanze, siano esse tabacco riscaldato, tabacco tradizionale o altro ancora”.
I giovani riportano danni peggiori rispetto agli adulti?
“Ci sono parecchi studi in questo senso, che dimostrano come i ragazzi consumatori di sigarette elettroniche, non avendo ancora raggiunto la maturità cerebrale (a cui si arriva dopo i 20 anni), sviluppino nei confronti della nicotina, spesso sintetica in questi dispositivi, una dipendenza molto più forte, oltre a subire effetti importanti su concentrazione, attenzione e memoria che possono avere ripercussioni sull’apprendimento. Indipendentemente dall’età, l’uso delle sigarette elettroniche produce danni al sistema cardiovascolare e al sistema respiratorio, quasi la metà degli utilizzatori presenta tosse, gola secca e irritazione alle vie aeree superiori e alcuni sviluppano anche l’asma. Gli aromi irritano e molte sostanze contenute nei liquidi sono tossiche, alcune anche cancerogene come la formaldeide.
Attenzione, i risultati di alcuni studi spesso non sono sinceri fino in fondo, dato che sono frequentemente finanziati dai produttori. Si tratta di uno scenario preoccupante, cui nessuno era preparato, e che l’industria cavalca senza remore, soprattutto in Italia, dove i lobbisti sono un’autentica potenza”. Quindi l’uso delle sigarette elettroniche non è innocuo.
Ad esempio?
“Esempi ce ne sono tanti: la revisione della Direttiva europea sui prodotti del tabacco risale al 2014, ed è entrata in vigore due anni più tardi, quindi è vecchia e superata, e il quadro normativo che ne risulta è labile e precario. Sul fronte italiano poi, i produttori di sigarette elettroniche e prodotti correlati godono di importanti agevolazioni fiscali, introdotte ai tempi in cui si pensava che questi dispositivi avrebbero aiutato i fumatori a smettere, quando invece molti, per curiosità o superficialità verso il nuovo, hanno in realtà cominciato o ricominciato. Senza contare i danni sulla salute accumulati dai dual smokers, i fumatori che scelgono di fumare un po’ tradizionale e un po’ elettronico, finendo per assommare le conseguenze negative di entrambe le modalità.
La SITAB, insieme con il Mario Negri e Altroconsumo, ha ripetutamente chiesto l’abolizione di dei vantaggi fiscali per tabacco riscaldato e sigarette elettroniche, che da una parte regalano alle industrie oltre 1 miliardo di euro che potrebbero invece confluire nelle casse dello stato e dall’altra contribuiscono a mantenere i prezzi in Italia tra i più bassi in Europa (e quindi più ‘incoraggianti’ anche per i giovani). Tutto ciò è indice della grossa interferenza dell’industria con la politica, una situazione tutta italiana che vede l’Italia agli ultimi posti nella classifica internazionale delle ingerenze di questo tipo.
La SITAB ha sostenuto l’iniziale proposta del ministro della Salute, relativa all’equiparazione delle sigarette elettroniche al tabacco tradizionale a livello normativo: il fatto che si possano utilizzare in alcuni luoghi dove il fumo tradizionale è vietato, ad esempio, dà un messaggio fuorviante e confonde le idee, soprattutto ai giovani”. L’equiparazione normativa dei nuovi prodotti a quelli tradizionali purtroppo non ha avuto seguito ma è diventata estremamente urgente: in sua assenza, il rischio di avere nei prossimi anni nuove generazioni di persone estremamente dipendenti dalla nicotina è purtroppo molto concreto.
Qual è la differenza tra sigaretta elettronica e tabacco riscaldato?
“Il tabacco riscaldato è un’altra modalità di fumo alternativa al fumo tradizionale. A differenza della sigaretta elettronica, che funziona con liquidi o sali, utilizza però delle stick di tabacco, sorta di sigarettine da inserire su un dispositivo elettronico anche in questo caso particolarmente glamour, in modo da attirare i consumatori. Nel fumo di sigaretta il tabacco viene combusto a 850°-900°C, qui ci si limita a raggiungere i 250°-350°, quindi ‘tabacco riscaldato’ è in realtà un eufemismo commerciale che suggerisce la presenza di un tepore inesistente. Il fatto è che per riscaldare il tabacco, queste stick contengono una piccola lamina di metallo (con bordi estremamente taglienti e non arrotondati) che crea molti problemi: non solo rilascia metalli pesanti, ma gli stick dispersi, sono pericolosi per bambini e animali perché, quando accidentalmente ingeriti, si decompongono e liberano la lamina che può causare lesioni interne molto gravi. In seguito a vari episodi riportati per esempio dal Centro Antiveleni di Milano, sono già stati fatti oggetto di una vertenza del Ministero.
C’è chi sostiene che il tabacco riscaldato presenti qualche vantaggio rispetto alla sigaretta tradizionale in termini di salute, perché rilascia meno particolato sottile. La realtà è che produce sostanze certamente cancerogene, anche se diverse rispetto al fumo tradizionale, unitamente a formaldeide e metalli pesanti, appunto. Non sappiamo ancora quanto, ma certamente anche il tabacco riscaldato è tossico e nocivo per la salute, oltre a mantenere la dipendenza attraverso la nicotina”.
L’ultima frontiera della lotta al tabagismo passa per la tutela dell’ambiente…
“Sì, si tratta di un tema relativamente nuovo ma fondamentale, e non a caso l’OMS ha dedicato la Giornata Mondiale senza Tabacco 2022 all’impatto del tabacco stesso sul pianeta, attenzionandone tutta la filiera, dalla coltivazione allo smaltimento dei prodotti correlati.
La coltivazione del tabacco ha infatti un impatto altissimo a livello ambientale: assorbe un’enorme quantità di sostanze nutritive dal terreno, richiede dosi importanti di antiparassitari e fertilizzanti, e necessita di sette anni per riconvertire un terreno impoverito dalla monocoltura. C’è poi un problema di deforestazione, legato alla necessità di campi per coltivarlo e di legname per essiccarlo: ogni anno vengono sacrificati 200 ettari di foresta a questo scopo. Non è finita, secondo i calcoli fatti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (20), c’è poi la questione del consumo di acqua, elevatissimo: si pensi che produrre una sigaretta ne richiede 3,7 litri, un pacchetto 74 litri. Ma chi ne fuma un pacchetto al giorno non lo immagina. Quanto alle emissioni, l’industria del tabacco provoca il rilascio di 84 milioni di tonnellate di CO2 in atmosfera ogni anno, pari al lancio di 280.000 razzi nello spazio (un lancio corrisponde a 300 tonnellate di emissioni di CO2). E i mozziconi, che hanno il filtro in acetato di cellulosa (e quindi in materiale plastico), causano un inquinamento da microplastiche che nel Mediterraneo, un mare chiuso, è già evidente: secondo Legambiente l’inquinamento da mozziconi è il più importante, e supera ormai quello delle bottiglie di plastica (https://www.legambiente.it/rapporti-e-osservatori/indagine-beach-litter/). Ancora peggio, entra nella catena alimentare e viene a far parte degli interferenti endocrini, con effetti non ancora chiari ma potenzialmente assai dannosi. Ci sono località marine che hanno introdotto la regola del divieto di fumare in spiaggia, la prima è stata Bibione, con risultati assai incoraggianti. Infine, un ultimo problema: i terreni coltivati a tabacco sottraggono anche campi alla produzione di cibo. Non a caso uno dei manifesti della Giornata Mondiale Senza Tabacco 2023 mostrava un bimbo in mezzo a un campo desertificato, accompagnato dallo slogan ‘Tu fumi, io muoio di fame’. Purtroppo, anche questa è realtà”.
Alessandra Rozzi
Ufficio Stampa AIPO-ITS/ETS