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“Inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici”: aggiornato il documento GARD

Stando ai dati più recenti di Lancet (relativi al 2019) l’inquinamento atmosferico è la quarta causa di morte nel mondo, senza distinzioni di genere. Su questo tema cruciale è oggi finalmente disponibile il documento “Inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici” aggiornato da un sottogruppo italiano di GARD-Italia (l’alleanza volontaria dei principali soggetti legati alle malattie respiratorie, tra cui il Ministero della Salute, società scientifiche, associazioni di pazienti, università etc.) grazie al prezioso contributo del Prof. Gennaro D’Amato componente del gruppo di lavoro nominato da AIPO - ITS / ETS.

Il documento è uno strumento importante, cui attingere per capire – e fronteggiare – una delle principali emergenze del pianeta: “Alla luce delle recenti politiche poste in atto dai vari Paesi, la temperatura media attesa al 2100 sarà di +3,2° C, invece di +1,5°C (come previsto nell’Accordo di Parigi del 2015 quale soglia massima sostenibile per scongiurare disastri a livello planetario) – si legge infatti nel testo - L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, ndr.) afferma che si è ancora in tempo per intervenire a patto di ridurre, entro il 2050, del 95% l’impiego del carbone, del 60% quello del petrolio, del 45% quello del gas metano”.   

“In realtà la concentrazione di CO2 continua ad aumentare in atmosfera, proprio per l’impiego dei combustibili fossili, e anche quando finalmente la produzione calerà, e ovviamente ci auguriamo che la sua concentrazione atmosferica possa iniziare a calare in tempi non remoti, l’eccesso di concentrazione resterà per decenni in atmosfera – spiega D’Amato – Di per sé l’anidride carbonica non è una sostanza ad attività irritativa e proinfiammatoria sulle vie aeree come altri inquinanti gassosi (ozono e NO2) e polveri sottili, ma il suo eccesso è strettamente correlato al riscaldamento del pianeta e alle variazioni climatiche, che a loro volta influiscono sull’inquinamento, e quindi agisce in modo indiretto, irritativo, sulle vie aeree”.”.

E se, come si legge ancora, i cambiamenti climatici “rappresenteranno in futuro una delle sfide più rilevanti da affrontare a livello globale”, lo Stivale non sta meglio del resto del mondo: “L’Italia si trova nel cosiddetto ‘hot spot mediterraneo’, un’area identificata come particolarmente vulnerabile” prosegue infatti il testo. Tanto che “il nostro Paese, con la cifra di 74,3, è al quinto posto nella classifica di YLD (anni vissuti con disabilità, ndr.) dovuti a BPCO per 100mila abitanti attribuibili a PM₂,₅ (adulti di età pari o superiore a 25 anni in 30 paesi europei)”. E non è tutto. Perché “un altro dato preoccupante per l’Italia è il terzo posto, con la cifra di 22, nella classifica dei ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie per 100mila abitanti attribuibili a O₃ (adulti di età pari o superiore a 65 anni in 23 paesi europei), dopo Austria (29) e Spagna (28)”, dato che “l’ozono – come spiega D’Amato – è prodotto dall’interazione tra biossido di azoto liberato dal traffico veicolare e l’ossigeno atmosferico, per azione dei raggi ultravioletti”.

Non a caso la situazione è più grave nelle città: “Le patologie respiratorie ostruttive come asma, BPCO ed enfisema, ma anche le allergie, sono più diffuse nei centri urbani a causa dell’effetto pro-infiammatorio dell’inquinamento e delle polveri, in particolare le polveri sottili, che penetrano in profondità nelle vie aeree aumentando i danni” spiega ancora D’Amato, che a nome di AIPO - ITS si dichiara disponibile ad eventuali approfondimenti e spiegazioni sul documento.  

Ufficio Stampa AIPO – ITS / ETS