- Pubblicazione il 02 Dicembre 2022
Nel numero 3 di Rassegna di Patologia dell’Apparato Respiratorio troviamo un articolo a firma di Lara Pisani e colleghi dal titolo “L’evidenza scientifica post pandemia sulla gestione del paziente respiratorio” in cui vengono riportati i dati relativi all’analisi di 82 studi circa l’impiego di supporti respiratori durante la pandemia. La gestione dei pazienti affetti da insufficienza respiratoria acuta (ARF) secondaria a malattia da COVID-19 infatti è passata da un approccio centrato sull’intubazione precoce all’utilizzo di metodi di supporto respiratorio non invasivo (NIRS), come le cannule nasali ad alto flusso (HFNC), la pressione positiva continua delle vie aeree (CPAP) e la ventilazione meccanica non invasiva (NIV). Nonostante inizialmente l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ne avesse sconsigliato l’uso citando potenziali rischi per gli operatori sanitari di trasmissione dell’infezione mediante aerosolizzazione di particelle virali, tali supporti sono stati via via sempre più utilizzati nel contesto della malattia da COVID-19 con l’obiettivo di evitare l’intubazione ancor prima che i dati sulla sicurezza e sulla loro efficacia fossero disponibili.
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Segue un articolo a firma di Mario Tamburrini e colleghi sull’applicazione della telemedicina nei diversi livelli di gestione del paziente a partire dal momento di screening, alla diagnosi fino al monitoraggio clinico e al successivo programma di riabilitazione. Dopo attenta valutazione di vantaggi e svantaggi della telemedicina, gli autori sono giunti alla conclusione che questa non possa essere concepita come un sostituto delle classiche visite ma adotti un ruolo coadiuvante, utile cioè a garantire e incrementare l’efficacia del percorso diagnostico, terapeutico o riabilitativo. Seppur applicata con successo negli ultimi due anni riteniamo fondamentale la necessità di ritagliare un ruolo definito di questo strumento nel panorama medico e riabilitativo in un mondo che lentamente si sta avviando alla conclusione della pandemia da COVID-19.
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In questo numero della rivista troviamo inoltre un articolo a firma di Giuseppina Ciarleglio e Raffaele Scala dal titolo “Ruolo dello pneumologo per la gestione della SLA secondo livelli di intensità di cura: risultati di una esperienza preliminare ad Arezzo”. Obiettivo dell’articolo è stata la presentazione dei dati di applicazione di un modello assistenziale per “Intensità di cura pneumologica” nella gestione multidisciplinare della SLA ad Arezzo nel periodo 2010-2018. I risultati di questa esperienza preliminare evidenziano che un modello pneumologico a diversa “intensità di cura” concentrato in un’unica struttura specialistica può rispondere a tutte le necessità respiratorie dei pazienti SLA nel contesto di un gruppo di gestione multidisciplinare.
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Segue un articolo a firma di Antonella Serafini e colleghi, che dimostra come i modelli di presentazione radiologica delle polmoniti virali aiutino a differenziare i patogeni compresi i pattern dei nuovi virus recentemente identificati, tra cui il Coronavirus della sindrome respiratoria mediorientale (MERS) sino al virus SARS-CoV-2. Numerosi studi pubblicati nelle varie fasi dell’attuale pandemia sottolineano come la tomografia computerizzata (TC) con opacità parenchimali subsolide e consolidazioni coesistenti nello stesso lobo o coinvolgimento di tutti i lobi rappresentino le manifestazioni più frequenti dell’infezione; più raramente noduli parenchimali, versamento pleurico, linfoadenopatie. La TC costituisce un utile test diagnostico sia per i pattern di presentazione tipici sia nelle forme infrequenti.
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Questo numero della rivista ospita un articolo a firma di Paola Faverio e colleghi dal titolo: “Boli di steroide nell’infezione acuta da SARS-CoV-2: quale ruolo?” focalizzato sul potenziale beneficio dello steroide sistemico nell’infezione acuta da SARS-CoV-2. Due studi entrambi pubblicati su European Respiratory Journal hanno mostrato risultati discordanti a tale riguardo. Un primo studio pubblicato da Edalatifard et al. già nel 2020 in Iran aveva randomizzato 34 pazienti con COVID-19 severo a ricevere boli di metilprednisolone 250 mg/die per 3 giorni consecutivi e altri 34 pazienti, sempre con COVID-19 severo, a ricevere standard-of-care non comprendente steroidi per via sistemica.
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Ufficio Stampa AIPO-ITS