- Pubblicazione il 30 Maggio 2022
“La sanità italiana nel prossimo futuro: cosa ci aspetta?” questo il titolo della tavola rotonda tenutasi lo scorso 27 maggio in occasione dell’evento PNEUMOMEDICINA 2022 che si è svolto a Milano dal 26 al 28 maggio.
A coordinare gli interventi, la giornalista Sara Bettoni.
Ad aprire la tavola rotonda l’intervento della professoressa Rosanna Tarricone, Associate Dean SDA Bocconi School of Management di Milano, che ha parlato di transizione digitale come di una vera e propria rivoluzione globale. Tarricone ha sottolineato come sia possibile raggiungere capillarmente qualsiasi paziente, indipendentemente da età, classe sociale o località in cui si trovi. Gli strumenti digitali possono avere un ruolo sia in ambito preventivo sia terapeutico nonché aumentare la consapevolezza del paziente circa il suo percorso di cura e la responsabilità rispetto all’utilizzo delle risorse sanitarie.
E’ poi intervenuto il prof. Walter Ricciardi, Direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, che ha sottolineato come tutti i professionisti sanitari siano chiamati, facendo squadra, a difendere attivamente il Servizio Sanitario Nazionale. Si rischia di cadere in una situazione di profonda diseguaglianza sociale in cui il rapido accesso alle cure sarà garantito solo a chi potrà permettersi di saltare le code e accedere alla sanità privata. Vi è poi il grave problema della scarsa disponibilità di medici e di infermieri intimoriti dalle pessime condizioni lavorative sia da un punto di vista organizzativo sia retributivo. I giovani medici non vogliono iscriversi alle specialità più impegnative e questo comporterà un grave deficit di medici in aree quali la rianimazione, la medicina interna, la chirurgia, l’anestesia e altre mentre si registra un boom di iscrizioni nella medicina estetica. Negli ultimi anni i finanziamenti destinati alla sanità sono aumentati ma sono stati in gran parte utilizzati per fronteggiare la pandemia. Ora il tema dei finanziamenti in sanità deve essere centrale nell’agenda dei decisori politici.
Vi è stato poi il contributo del prof. Gian Vincenzo Zuccotti, Presidente del Comitato di Direzione della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano, che ha evidenziato come sia importante mantenere alta la qualità dei servizi erogati. La pandemia è stata una lente di ingrandimento rispetto ad alcune criticità di cui eravamo già consapevoli ed è stato un acceleratore di alcuni processi come quello dello sviluppo tecnologico. Nel 2024 mancheranno all’appello 40 mila specialisti ma la soluzione non può essere quella di dare un accesso indiscriminato alle scuole di specialità per sopperire alla carenza numerica. Zuccotti ha inoltre sottolineato come vi siano due realtà distinte, quella ospedaliera e quella territoriale. Il tentativo delle case di comunità è proprio quello di conciliare queste due realtà. Per questo motivo, le facoltà mediche della Lombardia hanno istituito una scuola di specialità per il medico di comunità che verrà destinato a queste nuove strutture. L’obiettivo è formare queste nuove figure fornendo loro le giuste competenze e la formazione avverrà sia in ospedale che sul territorio.
E’ poi intervenuto il prof. Nicola Montano, Direttore del Dipartimento di Scienze Cliniche e di Comunità dell’Università degli studi di Milano, che ha descritto i processi evolutivi degli ospedali nelle varie epoche guidati non solo dalle conoscenze mediche ma anche da fattori sociali e culturali delle singole epoche. Negli ospedali del 400 venivano curati i malati acuti non i cronici. La possibilità di tornare a casa vivi erano scarse, non si viveva malati. Ora l’aspettativa di vita è di 81 anni ma la malattia cronica inizia attorno ai 56 anni. Ora ci troviamo in una situazione in cui la domanda di salute sia per malati acuti che per cronici è molto elevata e pronto soccorso e medicina interna non riescono a dare le risposte adeguate. Il prof. Montano ha poi parlato di un ospedale del futuro, quello che vorrebbe, dotato di un grande pronto soccorso in grado di garantire un’accoglienza e un monitoraggio decisamente diversi da quelli attuali. Un ospedale in cui i servizi siano collegati fra loro e in cui un paziente cronico non sia ricoverato in una struttura per acuti dove rischia di contrarre un’infezione o di incorrere in un peggioramento. Un ospedale che dialoghi con il territorio. Montano ha poi sollevato il problema della motivazione dei medici sottolineando come i giovani medici prediligano specialità che consentano loro di svolgere attività privata spaventati da quelle che richiedono un lavoro ospedaliero pesante con un eccessivo livello di burocratizzazione. C’è un problema non solo strutturale ma anche umano.
Gli interventi della tavola rotonda hanno restituito un’immagine di un servizio sanitario nazionale in grave difficoltà sia in termini di risorse economiche sia umane. Serve davvero uno sforzo congiunto di tutti gli attori affinchè questi temi giungano all’attenzione dei decisori politici e diventino prioritari nelle scelte di governo. Perché questo accada dobbiamo davvero impegnarci tutti.
Ufficio Stampa AIPO-ITS