- Pubblicazione il 08 Aprile 2022
Il numero di adulti fisicamente attivi è in discesa negli ultimi 10 anni, ma ha toccato il minimo storico durante la pandemia. Il dato, ovviamente condizionato dalle restrizioni, ha subito un lieve miglioramento nel 2021 ma sempre al di sotto del trend medio degli ultimi anni. A dirlo sono i dati diffusi dall'Istituto Superiore di Sanità in occasione della Giornata mondiale dell'attività fisica, che si celebra il 6 aprile, rilevati dal sistema di sorveglianza Passi.
I dati PASSI mostrano che la quota di adulti fisicamente attivi (secondo i livelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, 2010), seguendo un trend già in discesa negli ultimi 10 anni, è ulteriormente diminuita durante la pandemia, toccando il minimo storico proprio nel 2020 ed è passata dal 39% del 2019 al 35% del 2021 tra le persone con molte difficoltà economiche e dal 42% al 39% fra le persone con basso livello di istruzione (che al più hanno la licenza media). La riduzione ha coinvolto anche le persone con maggiore vantaggio sociale, ossia senza difficoltà economiche o più istruite, in questo gruppo però si registra un’inversione di tendenza e un accenno di ripresa nel 2021, che invece non si nota fra le persone socialmente più deboli: fra i laureati ad esempio la quota di attivi dal 47% del 2020 risale al 50% nel 2021.
Anche fra gli over65enni, la quota di persone fisicamente attive si riduce in modo rilevante durante la pandemia e passa dal 33%, osservato nel biennio 2018-2019 al 25% degli anni 2020-2021. Questa riduzione riguarda in particolar modo le donne (fra le quali scende dal 31% al 22%), coloro che hanno molte difficoltà economiche (dal 26% al 17%), chi risiede nelle regioni del Centro (dal 30% al 24%) e Sud d’Italia (dal 30% al 25%) e coloro che vivono da soli (dal 28% al 22%).
I dati emersi mostrano come la scarsa adesione alle raccomandazioni dell’OMS sulla attività fisica sia legata a fattori di natura socioeconomica. Il calo della quota di persone fisicamente attive è significativo anche tra gli anziani più vulnerabili, con condizioni correlate allo stato di salute, come fra coloro che hanno almeno una patologia cronica (dal 30% al 22%), o un problema sensoriale tra quelli di vista, udito e masticazione (dal 26% al 20%) e fra coloro che vivono in una condizione di isolamento sociale (dal 25% al 22%).
Fonte: Istituto Superiore di Sanità