- Pubblicazione il 11 Marzo 2022
Uno dei principali strumenti nella gestione delle malattie croniche è rappresentato dalla stesura di Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) condivisi fra i vari professionisti coinvolti e adeguatamente formati. E' il percorso che si sta seguendo in Campania come ribadito da Fausto De Michele, Past President AIPO-ITS, Direttore UOC Pneumologia e Fisiopatologia Respiratoria AORN “Antonio Cardarelli”, Napoli, alla Winter School 2022 di Napoli, dal titolo “Cambia la Sanità.
“In Campania, attraverso una specifica progettualità realizzata su tutto il territorio regionale (Progetto AGIRE), si sta affrontando il problema della correttezza della diagnosi a partire dal setting della Medicina Generale integrato con il secondo livello degli specialisti pneumologi. Questa progettualità nelle sue due componenti di ‘infrastruttura tecnologica e di formazione sul campo’, è in avanzata fase di realizzazione e potrà dare una adeguata risposta alle indicazioni prescrittive contenute nella Nota AIFA 99 che richiede, appunto, una stratificazione funzionale dei pazienti attraverso un esame spirometrico basale (nel setting della Medicina Generale) e, ove necessario, una valutazione di secondo livello nel setting specialistico".
Santino Marchese, Presidente AIPO Sicilia: “Il PDTA della Sicilia è stato approvato di recente, però non ci troviamo in vantaggio rispetto alla regione Campania, per il fatto che non siamo partiti prima nell'organizzazione dei medici di medicina generale e ora stiamo affrontando il problema. Vorrei focalizzare l’attenzione sul paziente respiratorio critico che va incontro a una fase estrema della malattia, di cui nessuno parla. Sono pazienti che necessitano di supporti vitali per poter continuare a vivere. Noi abbiamo un’organizzazione molto lenta, che non è in grado di dare risposte. Tutto questo potrebbe essere risolto con un approccio diverso. Abbiamo circa 150 pazienti all’anno che spesso arrivano in ospedale per problemi attinenti alla loro problematica clinica e per problemi collaterali che potrebbero essere risolti sul territorio. Quelli che vengono ricoverati, una volta dimessi, devono inoltre avere la garanzia di una continuità di cura. Nel nostro centro, con le strutture che fanno riferimento al nostro ospedale, abbiamo per tanto adottato un modello ad hoc”.
“La BPCO fra le patologie croniche è caratterizzata attualmente e purtroppo da un ruolo ancillare”, conclude Fiorenzo Corti, Vice Segretario Nazionale FIMMG. “Si fa fatica non perché manchino gli strumenti, ma la cultura. I LEA da poco hanno riconosciuto la BPCO come una patologia cronica. Non si può pensare che la gestione di queste patologie sia responsabilità del singolo. Serve un grosso sforzo organizzativo e l'utilizzo di strumenti diagnostici nello studio medico, il cui utilizzo in una logica di medicina di iniziativa e gestione proattiva della gestione cronica deve trovare uno sbocco contrattuale”.
Fonte: Ufficio stampa Motore Sanità