- Pubblicazione il 25 Febbraio 2022
L’età e la presenza di sintomi già in fase di comparsa dell’infezione COVID-19 rappresentano due fattori predittivi di un potenziale rischio di sviluppare la cosiddetta sindrome da long covid. A dirlo è uno studio condotto dall’università di Verona che ha visto il coinvolgimento di 465 soggetti che sono stati monitorati nei 9 mesi successivi alla comparsa dell’infezione.
Con il termine long covid si intende il perdurare dei sintomi anche dopo tre mesi dall’infezione virale. Sintomi che possono essere di varia natura: respiratoria, neurologica (la cosiddetta “nebbia cerebrale”), difficoltà di memoria e cefalea. Ma anche sintomi gastroenterici e cardiovascolari, una sintomatologia insomma, che interessa tutto l’organismo.
“Stanno emergendo nuovi aspetti riguardanti il long covid”, spiega Claudio Micheletto, Direttore dell’UOC di Pneumologia e Presidente Eletto AIPO-ITS, “in questo lavoro abbiamo analizzato i postumi relativi a un gruppo di pazienti della prima ondata. Purtroppo molti pazienti riferiscono sintomi e limitazioni a distanza di molti mesi. Questa prima analisi indica la necessità di istituire degli ambulatori multidisciplinari per seguire nel tempo la maggior parte di coloro che sono stati ospedalizzati. Diverse figure professionali devono interagire in questi ambulatori, perché i disturbi sono molteplici, a carico di vari organi ed apparati, compreso l’aspetto psicologico”.
Obiettivo dello studio è stato quello di valutare la durata della persistenza di tali sintomi unitamente ai fattori che possono essere predittivi di un potenziale sviluppo di long covid così come valutare i livelli di stress fisico e psicologico indotti dal perdurare dei sintomi.
Il 37% dei pazienti presentava almeno quattro sintomi riconducibili al long covid e il 42% lamentava sintomi che duravano da più di 28 giorni. Al nono mese di osservazione il 20% dei pazienti presentava ancora disturbi, soprattutto stanchezza e mancanza di fiato.
I risultati dello studio hanno mostrato come due fattori predittivi importanti siano l’età del paziente e la persistenza di quattro o più sintomi presenti al nono mese.
Il 18% dei pazienti osservati non è tornato allo stato di salute fisica di cui godeva prima del covid così come il 19% dichiarava disagio psicologico al nono mese.
Altri fattori predittivi identificati sono stati il genere femminile e il perdurare dei sintomi a 28 giorni e a 9 mesi dall’infezione virale.
Individuare i fattori predittivi è utile al fine di riconoscere la porzione di pazienti maggiormente a rischio e pianificare con anticipo strategie di contenimento dei danni causati dal long covid.
Ufficio Stampa AIPO-ITS