- Pubblicazione il 25 Novembre 2021
Uno studio condotto dagli pneumologi dell’ospedale di Vimercate, pubblicato sulla rivista scientifica Austin Journal of Infectious Diseases, ha dimostrato l’efficacia della CPAP (Continuous Positive Airway Pressure), meglio conosciuta come il cosiddetto “casco”, nel trattamento di pazienti affetti da COVID-19 con importanti difficoltà respiratorie (ARDS).
Sappiamo infatti che il principale motivo che porta al ricovero dei pazienti colpiti dal virus SARS-CoV-2 è l’insufficienza respiratoria acuta dovuta alla polmonite.
“Abbiamo preso in esame 150 pazienti che sono stati ricoverati presso il nostro nosocomio, fra marzo e maggio 2020, durante la prima ondata di questa terribile pandemia” ha spiegato Paolo Scarpazza, primario della Pneumologia di Vimercate. “Si tratta di pazienti che già presentavano o hanno sviluppato un’insufficienza respiratoria acuta con un valore di PaO2/FiO2 ratio inferiore a 300 anche con il casco. L’età media dei pazienti era 62 anni. Si trattava di pazienti che non avevano una buona risposta all’ossigenoterapia ad alti flussi che è considerata il supporto respiratorio ottimale in caso di ipossiemia. In realtà, si è visto che il supporto respiratorio non invasivo fornito dal casco ha permesso al 62% dei pazienti di evitare di essere intubati e di tornare a casa oppure essere trasferiti in reparti a minore intensità senza riscontrare complicazioni. 31 pazienti sono stati invece intubati e, di questi, 15 ce l’hanno fatta. Il tasso di mortalità globale è stato del 28%, un dato che in pazienti a questo livello di gravità può essere letto come un buon traguardo”.
Presso l’ospedale di Vimercate i posti letto di terapia respiratoria semi intensiva sono passati da 6 a 50.
“La ricerca conferma l’importanza della terapia semi intensiva seguita prevalentemente dai pneumologi” ha commentato Scarpazza. “Abbiamo lavorato con un approccio multidisciplinare avvalendoci del supporto dei chirurghi toracici e dei colleghi riabilitatori nonché di tutto il personale assistenziale, dagli infermieri agli oss che, grazie all’impegno profuso, hanno dimostrato una grande capacità di fare squadra” ha concluso il primario.
Ufficio Stampa AIPO-ITS