- Pubblicazione il 14 Giugno 2021
Nel 2020 il totale dei decessi è stato il più alto mai riportato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 (15,6% di eccesso).
A dirlo è il Report sull’impatto dell’epidemia COVID-19 sulla mortalità totale della popolazione prodotto congiuntamente da Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Il rapporto presenta le caratteristiche salienti di diffusione dell’epidemia COVID-19 e del suo impatto sulla mortalità totale nel 2020 e un’analisi dettagliata della nuova fase epidemica del primo quadrimestre 2021.
I dati relativi alla mortalità totale del 2020 e del 2021 sono stati confrontati, a parità di periodo, con la media di decessi del quinquennio 2015-2019.
A pagare il prezzo più alto in termini di mortalità, è stato certamente il genere maschile. La fascia di età più colpita è quella dei 65-79 anni in cui un decesso su 5 è attribuibile al COVID-19.
Il numero più alto di decessi giornalieri è stato registrato, nella prima ondata, il 28 marzo del 2020 con un totale di 928 decessi, mentre nella seconda ondata epidemica il picco è stato rilevato il 19 novembre con 805 decessi.
“Considerando le variazioni nei tassi standardizzati di mortalità, ottenuti rapportando i decessi alla popolazione a parità di struttura per età- ha spiegato il documento - la mortalità ha registrato nel 2020 un aumento del 9%, a livello nazionale rispetto alla media del quinquennio 2015-2019; le regioni che riportano aumenti significativamente più alti della media nazionale sono il Piemonte, la Valle D’Aosta, la Lombardia e la Provincia autonoma di Trento. Le Regioni del Centro e del Mezzogiorno non mostrano variazioni rilevanti.”
Continua il rapporto “da marzo 2021 si cominciano a osservare gli effetti positivi della campagna vaccinale che ha prioritariamente puntato a proteggere la popolazione più fragile. Se da un lato l’eccesso di decessi di marzo 2021, rispetto al dato medio dello stesso mese del periodo 2015-2019, continua ad essere attribuibile per quasi il 90% ai morti di 65 anni e più, d’altro canto rispetto al picco di decessi di marzo 2020 il calo più importante si deve soprattutto alla classe sopra gli 80 anni; il crollo dei decessi di questa classe di età rispetto a marzo 2021 spiega il 70% della diminuzione dei decessi totali osservata tra marzo 2021 e marzo 2020; un altro 26% è dovuto alla minore mortalità della classe 65-79 anni”
Analizzando i primi quattro mesi del 2021 rispetto all’intero anno 2020, l’impatto dei decessi per Covid-19 sui decessi totali è aumentato soprattutto nelle regioni del Centro e del Mezzogiorno; questo fenomeno è attribuibile all’aumentata capacità di rilevazione dei decessi Covid-19 da parte delle Regioni sia per lo scenario di diffusione del virus, che è notevolmente mutato, interessando le regioni del Centro e del Mezzogiorno, le quali avevano registrato una scarsa presenza del virus nella prima ondata (marzo-maggio 2020).
Per quanto riguarda i dati sulle vaccinazioni, alla data del 7 giugno 2021 in Italia sono state somministrate 38.178.684 dosi di vaccino per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2, con un totale di 13.028.350 di persone che hanno ricevuto il ciclo completo (24,01% della popolazione over 12 anni). Il secondo rapporto dell’ISS sull’impatto della vaccinazione Covid-19 nella popolazione italiana ha evidenziato una riduzione progressiva del rischio di infezione da SARS-CoV-2, di ricovero e di decesso. Per quest’ultimo è stata osservata una riduzione del rischio di circa il 95% a partire dalla settima settimana dopo la somministrazione della prima dose di vaccino.
Ufficio Stampa AIPO-ITS