- Pubblicazione il 09 Gennaio 2020
Fuggire dalla città almeno nel weekend? È una piccola risposta ai danni dell’inquinamento. Meglio di niente. Ma si finisce di nuovo intossicati». Roberto Prota, 63 anni, primario di Pneumologia dell’ospedale Mauriziano e presidente regionale dell’Aipo-Associazione italiana pneumologi ospedalieri, lascia poco spazio alle speranze dei torinesi di salvarsi dallo smog. Chi può dovrebbe andare a vivere altrove. «È banale dirlo: meno inquinamento c’è, meglio è».
«Quelle bianche, chirurgiche, non servono assolutamente a nulla. Le uniche valide sono quelle di tipo professionale, che bloccano l’80-90 per cento delle particelle ma sono difficili da tollerare. E poi conta lo stile di vita del singolo».
In che senso?
«Per dire, chi ama correre è meglio che non lo faccia nei corsi motorizzati ed esca la mattina o la sera, quando ci sono meno polveri».
Ma che cosa si rischia a vivere in una città così inquinata?
«Studi scientifici hanno dimostrato che lo smog provoca danni non soltanto a naso, trachea, bronchi e polmoni. Le particelle di 2,5 micron di diametro sono così piccole che, oltre a scatenare infiammazioni in loco, ne possono innescare altre a cascata, che poi diventano sistemiche».
E questo processo quali patologie causa?
«Cose a cui non si penserebbe mai: diabete, Alzheimer, tumori che nulla hanno a che vedere con l’apparato respiratorio, come quello alla vescica. È dimostrato anche che un’esposizione alle polveri prolungata favorisce l’insorgenza della broncopneumopatia cronica ostruttiva e favorisce i parti prematuri, perché incide sulla placenta».
E la mortalità?
«Aumenta anche quella. Non ci sono studi che raccontano quanti piemontesi muoiono per tumori e altre malattie causate dall’inquinamento ogni anno, ma in Italia si stima siano 60-70 mila. Certo è anche che lo smog riacutizza sintomi di patologie già note, specie negli anziani e nei bambini».
E quali sono i rischi per i più piccoli?
«Asma, tracheite, bronchite, ma pure influenza dato che le particelle sono veicolo di virus. I pericoli aumentano perché i bambini hanno una ventilazione importante e sono più bassi e quindi più esposti alle polveri».
Al Mauriziano vedete malati di inquinamento?
«Sono in aumento gli accessi al pronto soccorso, le visite e l’uso di farmaci».
I blocchi alle auto servono?
«È la prima cosa che si può fare, ma non l’unica. Si deve tenere conto anche del riscaldamento, delle industrie, della legna. Occorre una risposta più articolata».
Fonte: Corriere.it