- Pubblicazione il 30 Settembre 2019
Negli ultimi anni si sente parlare frequentemente di microbioma intestinale. In realtà numerose evidenze scientifiche hanno richiamato l’attenzione anche sul microbioma di altri organi o apparati. “Fino a qualche anno fa, commenta Bruno del Prato, si pensava che il polmone di un soggetto sano fosse quasi sterile o comunque con una bassissima concentrazione di batteri (“microbe sparse alveoli”) in contrapposizione, per esempio, con la faringe ricca di batteri (“microbe dense pharynx”).
“Ora sappiamo che non è così” commenta Bruno del Prato, Specialista Pneumologo clinica Mediterranea Struttura Ospedaliera ad alta specialità di Napoli “disponiamo di evidenze scientifiche che dimostrano come nel polmone “sano” sia presente un “ecosistema di microorganismi commensali, simbiotici e anche patogeni” in equilibrio tra loro” chiamato “microbioma polmonare” le cui alterazioni, causate da fattori genetici e ambientali, rappresentano una della cause dell’insorgenza di molte patologie respiratorie.”
A conferma del crescente interesse per questo tema, recentemente è stata pubblicata dalla European Respiratory Society (ERS), una monografia sul microbioma polmonare dal titolo “The Lung Microbiome”. Nella monografia dell’ERS vengono descritte le tecniche usate per studiare il microbioma e le modalità di impiego di campioni di secrezioni delle vie respiratorie, le applicazioni di metodiche di analisi genetica (16S rRNA gene sequencing) e metagenomica volte a studiare e ad analizzare i differenti componenti (batteri, virus, miceti) del microbioma respiratorio. La monografia prende inoltre in esame le interazioni fra microbioma e ambiente che, sin dalla prima infanzia, possono causare “disbiosi” con perdita della cosiddetta “ecologia microbica locale” e possano portare allo sviluppo di malattie che interessano l’organismo umano in tutte le età come l’asma, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), le polmoniti acquisite in comunità, le malattie interstiziali del polmone, il tumore del polmone e l’HIV.
Anche la rivista Lancet Respiratory Medicine riprende l’argomento con due studi dedicati al microbioma dell’apparato respiratorio unitamente a un editoriale di commento. I due studi dimostrano come lo studio del microbioma possa fornire informazioni importanti sia dal punto di vista terapeutico sia da quello diagnostico e prognostico.
In particolare, il microbiota del tratto respiratorio superiore e dell’intestino hanno un ruolo fondamentale nella patogenesi, nel trattamento e negli outcomes clinici della Tubercolosi polmonare così come nell’ambito delle riacutizzazioni di BPCO e ASMA, nella modulazione della risposta immune e quindi della efficacia delle comuni terapie.
L’editoriale del Lancet Respiratory Medicine riporta come Lo scorso mese di agosto, lo US Department of Energy Office of Science abbia assegnato 10 milioni di dollari al National Microbiome Data Collaborative al fine di supportare i ricercatori, fornendo loro la possibilità di accedere ai dati multidisciplinari sul microbioma e a una serie di strumenti bioinformatici per effettuare delle analisi avanzate.
Il microbioma polmonare sembra inoltre implicato nella progressione dell’IPF e la sua interazione con il sistema immunitario sembra avere un ruolo nella patogenesi del tumore polmonare così come affermato anche dalla monografia dell’ERS. L’editoriale del Lancet sottolinea inoltre come siano evoluti gli studi clinici sul microbioma passando da studi di tipo meccanicistico in vitro o su modelli animali a studi controllati randomizzati sull’uomo. Ora siamo arrivati a studi multicentrici, multidisciplinari e alla condivisione dei dati.
Il microbioma è ormai largamente riconosciuto come uno dei principali fattori responsabili della differente risposta inter individuale al trattamento farmacologico pertanto, conoscerne la composizione, può rappresentare un punto di partenza importante nella scelta dell’approccio terapeutico corretto. Allo stato attuale delle conoscenze numerosi e approfonditi studi sono ancora necessari per lo sviluppo di nuove definizione terapeutiche.
Ufficio Stampa AIPO