- Pubblicazione il 16 Settembre 2019
Ampiamente diffusa dai media la notizia di una nuova patologia polmonare legata allo “svapo”. Secondo Paola Martucci, Responsabile Gruppo di Studio Educazionale, Prevenzione ed Epidemiologia di AIPO “la notizia rischia di trasformare corrette informazioni scientifiche, non prive di rilevanti implicazioni di natura preventiva per la salute pubblica, in una notizia allarmistica ingiustificata almeno fino a che non si avranno a disposizione tutti gli elementi per definirne con certezza le cause.”
Lo spunto nasce da un report pubblicato nei giorni scorsi sul New England Journal of Medicine a firma del Dipartimento della Salute Pubblica dell’Illinois e del Dipartimento dei Servizi Sanitari del Wisconsin che cerca di fare luce, avviando un’indagine di salute pubblica, su questa ondata emergenziale di casi registrati tra luglio e agosto 2019 negli Stati Uniti in giovani “svapatori” che utilizzano le sigarette elettroniche (e-cig) e device simili anche per fumare derivati del tetraidrocannabinolo (THC).
Il quadro sindromico comprende disturbi respiratori (dispnea, tosse), del tratto gastroenterico (dolori addominali, nausea e vomito), sintomi generali (febbre), segni radiologici di addensamenti polmonari bilaterali e una evoluzione in insufficienza respiratoria grave che può portare fino alla morte. Attraverso la suddetta indagine è stato possibile individuare 53 pazienti (83% maschi) con un’età media di 19 anni che avevano fatto uso di e-cig o prodotti simili nell’arco dei 90 giorni precedenti la comparsa dei sintomi. L’84% di questi pazienti ha dichiarato di aver fatto uso di prodotti a base di THC nei device elettronici. Il 91% presentava un quadro RX patologico, mentre la totalità dei pazienti sottoposti a indagine TC (48/53) presentava opacità polmonari “ground glass” bilaterali. In 24 di essi sono disponibili dati citopatologici su lavaggio broncoalveolare (BAL), mentre solo tre pazienti sono stati sottoposti a indagini bioptiche polmonari transbronchiali (TBB) o in open lung. I quadri patologici includono: una infiammazione non specifica di grado lieve, un danno alveolare diffuso di tipo acuto, la presenza di macrofagi “schiumosi” (foamy cell) e un quadro di pneumopatia interstiziale granulomatosa a sviluppo peribronchiolare. Il 94% di questi pazienti è stato ricoverato, il 32% è stato sottoposto a intubazione e a ventilazione meccanica; un paziente è deceduto.
In contemporanea sullo stesso numero del NEJM è stata pubblicata una lettera a firma di Sean D. Maddock e colleghi dell’Università dello Utah che segnalava sei casi della medesima malattia polmonare legata allo “svapo”. Il più grave di questi, un 21 enne, “svapava” nicotina e THC. Finora negli Stati Uniti sono sei i decessi legati all’utilizzo di e-cig o device similari, mentre sono saliti a 450 i casi di malattia polmonare riscontrati. Tutto ciò ha indotto lo scorso 30 agosto i CDC americani a pubblicare un Clinical Health Advisory nel quale si raccomanda ai medici di prendere in considerazione l’ipotesi di una pneumopatia da ‘svapo’ nei pazienti con patologie respiratorie non altrimenti spiegabili e dopo aver escluso altre cause note, specie in presenza di sintomatologia gastro-intestinale associata.
“Non ci si stupisce, né lo si scopre adesso, che lo “svapo” può essere associato a quadri patologici respiratori” commenta Martucci. “In letteratura sono numerosi i report di quadri patologici correlati all’uso di e-cig e di volta in volta attribuiti ai liquidi, agli aromi, ai contaminanti etc, dai sintomi respiratori da fenomeni irritativi della alte e basse vie aeree fino a quadri decisamente più impegnativi come l’ emorragia alveolare diffusa, la polmonite lipoidea esogena; non sono mancati neppure casi di pneumopatia interstiziale acuta e polmonite da ipersensibilità, polmonite eosinofila e pneumopatia interstiziale associata a bronchiolite. Ciò che contraddistingue lo scenario patologico descritto di recente negli Stati Uniti è la “forma epidemica” di queste affezioni respiratorie e la loro associazione all’utilizzo di e-cig impiegate ormai come device per vari prodotti, droghe comprese, con modalità che potremmo definire quantomeno “improprie” e certamente maldestre oltre che potenzialmente pericolose”.
“La comunità medico scientifica internazionale ha comunque sempre dichiarato, con dati alla mano, la non innocuità dei prodotti alternativi del tabacco tanto da sollecitare dei warning sulla necessità di vietarne l’uso in ambienti confinati a tutela della salute degli esposti allo svapo” commenta Vincenzo Zagà, Presidente della Società Italiana di Tabaccologia (SITAB). “Un’altra considerazione è la giovane età degli utilizzatori di e-cig e di altri sistemi di rilascio di nicotina di tipo elettronico (ENDS), fenomeno questo in rapida crescita; basti pensare che le e-cig, arrivate sul mercato statunitense nel 2007, hanno rappresentato il prodotto a base di tabacco più gradito dai giovani con una prevalenza di “svapatori” passata dall’11,7% al 20,8% negli anni 2017-2018 e una forte associazione con la successiva iniziazione al consumo di forme combustibili di tabacco negli adolescenti. E’ necessario che la comunità scientifica a tal proposito si faccia promotore di iniziative a tutela della salute degli adolescenti”.
Ufficio Stampa AIPO