- Pubblicazione il 25 Settembre 2018
Secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio di Reale Mutua e diffusa nei giorni scorsi, negli ultimi 12 mesi, il 66% degli italiani ha cercato sul web informazioni sulla propria salute o quella dei suoi familiari.
Secondo il Rapporto, gli italiani cercano in rete soprattutto informazioni e consigli per un’autodiagnosi e per capire come gestire una determinata patologia (66%), ma anche per ottenere indicazioni sui farmaci (41%), su come prevenire l’insorgenza di determinate problematiche (28%) e per informarsi sull’impiego di integratori alimentare da inserire nella dieta (24%).
Sempre secondo la ricerca, un italiano su 5 (19%) pensa che nel futuro blog, forum e siti internet potranno sostituire in parte la figura del medico più tradizionale. Tra i servizi ritenuti più utili vi sono la possibilità di prenotare esami e visite specialistiche online (59%). A seguire la possibilità di consultare referti medici e altri documenti clinici direttamente dal proprio pc o smartphone (48%) e, per una quota analoga, quella di comunicare con i medici. Un’attenzione particolare viene riposta anche sulla telemedicina (47%), considerata un valido supporto soprattutto in caso di familiari non autosufficienti.
Per il 52% degli intervistati, l’ausilio della tecnologia porta a un risparmio di tempo. Per il 45%, la principale criticità è rappresentata dall’esclusione degli utenti che non padroneggiano il digitale mentre uno su cinque lamenta l’assenza di contatto personale con i professionisti in grado di fornire indicazioni specifiche.
Per quanto riguarda le app e i dispositivi indossabili come orologi o sensori che permettono di monitorare alcuni parametri, il 55% degli italiani li considera un valido alleato. Di questi, il 47% li utilizzerebbe per monitorare i parametri vitali e fisici (pressione, frequenza cardiaca, ecc...), anche a scopo preventivo. Per il 37%, invece, la loro utilità risiede nel supportare lo svolgimento di un’attività fisica corretta e quindi di contrastare la sedentarietà. Il 27%, invece, li userebbe come promemoria per l’assunzione di farmaci. Il 45% degli intervistati si dichiara indifferente al riguardo. Le ragioni? Uno su tre (34%) li considera una spesa non necessaria, il 25% dichiara di non avere la costanza necessaria per utilizzarli in modo corretto, mentre il 24% non li ritiene affidabili, preferendo rivolgersi direttamente a un medico.
Ufficio Stampa AIPO