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Lo stato di salute del Sistema Sanitario Nazionale. Il Rapporto GIMBE

La Fondazione GIMBE ha realizzato una revisione sistematica e un’analisi metodologica degli strumenti utilizzati da otto organizzazioni internazionali al fine di valutare la credibilità delle classifiche da queste diffuse circa le performance dei sistemi sanitari.

Dalle analisi dell’osservatorio GIMBE emerge che il sistema più completo e più aggiornato per questo tipo di valutazione è quello elaborato dall’OCSE.

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“Abbiamo analizzato performance e posizione dell’Italia per tutti gli indicatori OCSE – puntualizza il Presidente GIMBE, Nino Cartabellotta – elaborando per ciascuna delle 9 categorie una tabella che riporta per ogni indicatore la posizione in classifica dell’Italia, il dato nazionale e la media OCSE”. Dall’analisi GIMBE si riportano di seguito le migliori/peggiori performance del SSN:

Stato di salute. Siamo in 4a posizione per aspettativa di vita alla nascita, ma in fondo alla classifica per mortalità cerebrovascolare (25°) e tumore (26°) e per basso peso alla nascita (29°).

Fattori di rischio. L’Italia conquista la 3a posizione per consumo giornaliero di frutta negli adulti e la 4a per bassa incidenza di sovrappeso o obesità negli adulti, ma emerge in tutta la sua gravità il peggioramento degli stili di vita nelle nuove generazioni: 28° posto per attività fisica moderata/intensa quotidiana negli adolescenti e 30° per percentuale di adolescenti fumatori.

Accesso alle cure. Ai primi posti per tempi di attesa per intervento di cataratta (2°), protesi di ginocchio (3°) e d’anca (4°); al 20° posto per incidenza della spesa sanitaria out-of-pocket sui consumi totali delle famiglie.

Qualità dell’assistenza ed esiti di salute. L’Italia conquista il podio per diversi indicatori: basso numero di ricoveri per diabete negli adulti (1°), bassa percentuale di ritenzione di materiale estraneo durante interventi chirurgici (1°), bassa percentuale di traumi ostetrici (2°), basso numero di ricoveri per asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva negli adulti (2°), bassa mortalità a 30 giorni dopo ricovero per infarto del miocardio (2°), bassa percentuale di amputazione degli arti inferiori in pazienti diabetici adulti (3°). Siamo in fondo alla classifica per diverse vaccinazioni in età pediatrica [epatite B (22°), difterite, tetano e pertosse (31°) e morbillo (44°)], per mortalità per carcinoma della mammella e del colon-retto (24°), per prescrizioni di antibiotici (28°) e per leucemia in età pediatrica (32°).

Personale. Il nostro Paese si colloca sotto la media OCSE per la maggior parte degli indicatori, occupando il fondo della classifica per percentuale di medici ≥ 55 anni (30°), per numero di laureati in scienze infermieristiche (31°) e per rapporto medici/infermieri (35°).

Erogazione dell’assistenza. Siamo al 4° posto per disponibilità di apparecchiature per la risonanza magnetica (ma non rendiamo noto il numero di esami effettuati), in fondo alla classifica per tagli cesarei (27°) e per degenza media del ricovero ospedaliero dopo infarto del miocardio (30°).

Farmaceutica. Conquistiamo la 4a posizione per farmacisti occupati, ma occupiamo il fondo alla classifica (26°) per utilizzo di farmaci equivalenti.

Invecchiamento e long-term care. A fronte di posizioni eccellenti per aspetti demografici (2° posto per percentuale di popolazione ≥65 anni e ≥ 80 anni), precipitiamo al 20° posto per aspettativa di vita in buona salute a 65 anni, al 21° per limitazioni nelle attività della vita quotidiana negli adulti ≥65 anni, al 24° posto per la percentuale di adulti di età ≥65 anni che percepiscono uno stato di salute buona o ottima, al 28° per posti letto in strutture per la long term care e al 43° per elevata prevalenza della demenza.

«Le nostre analisi – conclude Cartabellotta – dimostrano che non è più tempo di illudersi utilizzando in maniera opportunistica le prestigiose posizioni del nostro SSN riferite a classifiche obsolete (2° posto OMS), oppure che mettono in relazione l’aspettativa di vita con la spesa sanitaria pro-capite (3° posto Bloomberg). Piuttosto, grazie al completo e aggiornato sistema OCSE, occorre individuare le criticità e predisporre le azioni di miglioramento per allinearsi a standard internazionali».

Il Report “Il Servizio Sanitario Nazionale nelle classifiche internazionali” è disponibile all’indirizzo web: www.gimbe.org/classifiche_SSN

In un recente articolo apparso sulla rivista Respiro, a firma del Direttore Scientifico, Claudio Micheletto, veniva evidenziato come gli italiani godano complessivamente di buona salute. La conferma arriva dal consueto annuario ISTAT, che nell’ultima edizione prende in considerazione i risultati conseguiti nel 2017. Uomini e donne non riferiscono tuttavia lo stesso stato di salute. Alla domanda principale “come va in generale la sua salute?” il 73,9% degli uomini risponde bene o molto bene, mentre solo il 66,4% delle donne risponde positivamente. Complessivamente, considerando uomini e donne, il 70,1% afferma di star bene, un dato sicuramente positivo.

Per quanto riguarda il personale delle strutture sanitarie del Ssn i dati mostrano che il 76,5% presta servizio presso le strutture pubbliche, il 10,0% nelle strutture equiparate alle pubbliche ed il 13,5% nelle strutture private accreditate con il Ssn. Nelle strutture del Ssn sono presenti circa 2,1 medici ogni mille abitanti, mentre tale valore arriva a 4,5 per mille per il personale con il ruolo di infermiere. La disponibilità più elevata di medici del Ssn si riscontra nel Centro Italia sia rispetto al numero di abitanti che ai posti letto (2,3 medici per mille abitanti e 72,6 medici ogni cento posti letto). I valori più bassi del rapporto tra personale medico e popolazione si hanno nel Sud (1,7 medici per mille abitanti). Per quanto riguarda gli infermieri, nel Mezzogiorno l’offerta è più bassa: 3,7 infermieri per mille abitanti al Sud rispetto a 4,9 al Nord e 128 infermieri ogni cento posti letto nelle Isole rispetto a 152 al Centro. Negli ultimi anni l’ammontare del personale nelle strutture di ricovero è aumentato complessivamente del 2,6%. La categoria professionale che è aumentata di più è quella medica: aumenta il rapporto tra tutte le categorie di personale e il numero di posti letto, e questo avviene soprattutto per l’effetto del decremento di questi ultimi.

L’analisi dell’offerta a livello regionale di personale medico presenta i valori più bassi in Calabria (1,6 ogni mille abitanti) a seguire la Campania, la Puglia e Veneto (1,7). Le regioni che presentano valori più elevati nella disponibilità di personale medico per mille abitanti sono la Valle d’Aosta (2,8) e la Sardegna (2,5).


Ufficio Stampa AIPO