- Pubblicazione il 15 Giugno 2018
Nasce in Toscana l’infermiere di famiglia e di comunità. L’idea è quella di sviluppare un modello assistenziale infermieristico orientato alla famiglia e al contesto in cui questa vive. Un’assistenza capace di rilevare i bisogni dei pazienti, monitorare la continuità e l’aderenza alla terapia, favorire la deospedalizzazione e, così facendo, migliorare la qualità di vita di individui affetti da malattie croniche.
Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’infermiere di famiglia e di comunità (IFC) ha il compito di aiutare gli individui ad adattarsi alla malattia e alla disabilità cronica operando presso il domicilio dell’assistito e della sua famiglia.
E’ stata la Giunta Regionale della Toscana a indicare con la delibera 597 del 4 Giugno le responsabilità, le funzioni e le competenze di questa nuova figura professionale nonché il percorso formativo adeguato e necessario per svolgere questo ruolo.
E’ prevista una fase pilota di durata annuale che sarà condotta in almeno 2 zone per azienda USL della Toscana. Al fine di verificare la qualità del nuovo modello assistenziale la Regione Toscana indica nelle delibera anche degli indicatori da monitorare.
L’infermiere di famiglia e di comunità si inserisce nell’ambito di percorsi assistenziali disegnati per migliorare la gestione delle cronicità. Questo modello va di pari passo con importanti cambiamenti organizzativi in atto o già attuati:
- nuova organizzazione della Medicina Generale con la costituzione di 116 aggregazioni funzionali territoriali (AFT);
• implementazione del modello "Casa della Salute";
• incremento dell'assistenza in regime di domiciliarità per far fronte ai bisogni degli assistiti e delle loro famiglie;
• promozione del self management delle malattie croniche e l'autogestione della propria salute anche per il cambiamento degli stili di vita e la prevenzione della conseguente disabilità;
• supporto alle funzioni e competenze assistenziali dei caregiver;
• accesso al sistema in rete dei servizi territoriali di cure primarie;
• gestione della continuità assistenziale e costituzione delle Agenzie di Continuità Ospedale - Territorio (ACOT)
La delibera definisce l’infermiere di famiglia e di comunità (IFC) “il professionista responsabile della gestione dei processi infermieristici in ambito familiare. Promuove un'assistenza di natura preventiva, curativa e riabilitativa differenziata per bisogno e per fascia d'età, attraverso interventi domiciliari e/o ambulatoriali risposte ai bisogni di salute della popolazione di uno specifico ambito territoriale di riferimento”.
L’infermiere di famiglia opererà presso il domicilio l'ambulatorio, le strutture intermedie e residenziali e l'intera comunità collaborando attivamente con il medico di medicina generale, il pediatra e il team multidisciplinare che si occupa di gestire cronicità e disabilità.
Dieci le sue funzioni indicate nella delibera toscana:
• valutare lo stato di salute e i bisogni della persona nelle diverse fasi della vita (adulta, infanzia, adolescenza), del contesto familiare e conoscere quelli di comunità;
• promuovere e partecipare ad iniziative di prevenzione e promozione della salute rivolte alla collettività;
• promuovere interventi informativi ed educativi rivolti ai singoli, alle famiglie e ai gruppi, atti a promuovere modificazioni degli stili di vita;
• presidiare e facilitare i percorsi nei diversi servizi utilizzando le competenze presenti nella rete;
• pianificare ed erogare interventi assistenziali personalizzati alla persona e alla famiglia, anche avvalendosi delle consulenze specifiche degli infermieri esperti ( es. wound care, sto mie e nutrizione artificiale domiciliare, ventilazione domiciliare, cure palliative ed altre);
• promuovere l'aderenza ai piani terapeutici e riabilitativi;
• partecipare alla verifica e monitoraggio dei risultati di salute;
• sostenere i percorsi di continuità assistenziale tra sociale e sanitario, tra ospedale e territorio e nell'ambito dei servizi territoriali sanitari e socio-sanitari residenziali e semi-residenziali;
• garantire le attività previste per la realizzazione degli obiettivi della nuova sanità di iniziativa;
• partecipare nell'integrazione professionale al perseguimento dell'appropriatezza degli interventi terapeutici ed assistenziali, contribuendo alla relazione di cura, al rispetto delle volontà del paziente espresse nella pianificazione delle cure, anche in attuazione della Legge 219/17.
Ufficio Stampa AIPO