Usando questo sito si accetta l'utilizzo dei cookie per analisi, contenuti personalizzati e annunci.
Sanità, 35 milioni di italiani pagano di tasca propria

Sono stati 13 milioni gli italiani che nel 2016 hanno affrontato spese sanitarie di tasca propria corrispondenti a 35 milioni di euro. I più colpiti sono gli anziani che, sempre più numerosi, spendono una volta e mezzo in più rispetto alla popolazione generale.

L’accesso alle cure non è per tutti facile. Basti pensare che sono 13 milioni gli italiani che hanno difficoltà a sostenere le spese sanitarie. Di questi 7,8 milioni hanno attinto ai risparmi di una vita per far fronte alle spese mediche.

La spesa sanitaria privata nel 2017 si è attestata su circa 35 miliardi e solo 5 miliardi sono stati intermediati da forme sanitarie integrative (12 milioni di italiani (il 19%) fanno ricorso alla 'spesa intermediata' di cui il 55% sono dipendenti e il 14% autonomi) e tale settore gestisce circa 5 milioni della spesa (2%).

Il rapporto fra il servizio sanitario privato e quello pubblico è in continua evoluzione ed è stato al centro del dibattito nel corso dell’evento School Padova che si è tenuto il 12 Aprile scorso. Nella città veneta si è parlato della profonda trasformazione in atto nel sistema sanitario nazionale vista da molteplici punti di vista. A confrontarsi sono stati infatti operatori sanitari, cittadini ed esperti del settore.

“Le strutture private costituiscono oggi una parte significativa del servizio sanitario nazionale, costituita per il 7,6% della spesa complessiva da servizi ospedalieri, e per il 4,1% da servizi di diagnostica e laboratorio - ha detto Michele Vietti, avvocato già vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, aprendo i lavori -. A fronte di questa spesa, c'è da rilevare una grande produttività nei servizi offerti: solo per la parte ospedaliera è erogato il 28% delle prestazioni in termini di giornate di degenza. Oggi, quindi, la sanità privata accreditata con il servizio sanitario nazionale costituisce una grande risorsa in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi. A questo scenario farebbero inevitabilmente riscontro un incremento incontrollato della spesa out-of-pocket, una generale contrazione delle prestazioni e una forte sofferenza sociale. Il fabbisogno sanitario degli italiani infatti cresce e si ridefinisce per invecchiamento e cronicità, con una sanità pubblica che arranca e non potendo coprire tutto il fabbisogno sanitario, raziona la domanda. Le conseguenze: aumentano sanità privata, sanità negata e disparità di accesso".

"La sanità pubblica e la sanità privata non devono andare in competizione ma devono collaborare, ognuno ha dei compiti ben precisi - è intervenuto Domenico Mantoan, Direttore generale della Sanità della Regione Veneto -. Il privato ospedaliero rappresenta il 18% dei posti letto in Veneto, è un privato a cui abbiamo affidato dei settori ben definiti, in particolare l'ortopedia, la chirurgia e la riabilitazione, in alcuni casi fa anche da presidio ospedaliero per una zona. Noi abbiamo rispettato i patti: abbiamo dato budget e tariffe certe con pagamento delle loro prestazioni entro 60 giorni. Questa è la sintesi di un rapporto tra sistema sanitario pubblico e privato che al nostro sistema regionale ha dato risultati positivi negli ultimi 5 anni. Il futuro - ha anticipato Mantoan - è la gestione del territorio, di fronte ad una popolazione che invecchia ed è accompagnata anche da qualche malattia: per alcune strutture territoriali, come gli ospedali di comunità e altre forme assistenziali, una delle ipotesi è quella di sperimentare delle formule assieme al privato accreditato. Se non passa l'autonomia, abbiamo dei vincoli che ci pone la normativa statale (non possiamo assumere medici ed infermieri) per cui siamo costretti a guardare a queste ipotesi, perché dobbiamo dare risposte al cittadino".

Ufficio Stampa AIPO