- Pubblicazione il 05 Marzo 2018
Sebbene a livello globale l’incidenza della tubercolosi sia in calo, sono allarmanti i dati che riguardano i più giovani. Nel 2012, nel mondo, sono stati infatti quasi 2 milioni i bambini e giovani di età compresa fra i 10 e i 24 anni che hanno contratto la malattia. A dirlo è uno studio pubblicato sulla rivista European Respiratory Journal frutto di una ricerca condotta presso il Centro per la salute infantile internazionale dell’Università di Melbourne, Australia.
Obiettivo dello studio è stato quello di comprendere la diffusione della tubercolosi nelle aree coperte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Le zone più colpite sono state il Sud Est Asiatico con 721 mila contagiati e l’Africa con 534 mila casi di TBC. Nel nostro Paese nel 2016 sono stati curati 680 pazienti di età compresa fra i 15 e i 24 anni colpiti dalla patologia.
Si tratta del primo studio che ha analizzato in maniera approfondita l’incidenza della malattia in tre fasce di età: 10-14, 15-19 e 20-24 anni.
Nel corso del 2012 si sono ammalati di tubercolosi attiva (in cui il sistema immunitario non riesce a contrastare l'infezione, ndr) 1,05 milioni di giovani tra i 20 e i 24 anni, 535 mila ragazzi tra 15 e 19 anni e 192 mila giovanissimi tra 10 e 14 anni, per un totale di 1,8 milioni di nuovi casi.
"Pensiamo che il rischio di tubercolosi aumenti nell'adolescenza per un mix di fattori biologici e sociali. Al contrario dei bimbi di 0-4 anni, i giovani spesso sviluppano forme infettive della malattia e frequentemente hanno un più ampio range di contatti sociali al di fuori del proprio contesto familiare", ha spiegato Kathryn Snow, che ha guidato il team degli studiosi. "Di conseguenza, oltre a soffrire di più di tubercolosi, adolescenti e giovani adulti contribuiscono al continuo contagio".
"Per l'Europa - ha affermato ancora Snow - si stimano 5mila casi l'anno tra 10 e 14 anni, 14mila tra 15 e 19 anni, 27mila tra 20 e 24, 46mila casi complessivi".
"A livello globale si potrebbe arrivare più realisticamente a 3 milioni di nuovi casi l'anno", ha sottolineato la ricercatrice. "Bisogna realizzare programmi di prevenzione ad hoc pensati per i più giovani per frenare i contagi nella fascia di età considerata in questa ricerca, un periodo della vita critico in cui la malattia può ostacolare il buon andamento degli studi e l'ingresso nel mondo del lavoro".
Fonte: http://erj.ersjournals.com/content/51/2/1702352.full
Ufficio Stampa AIPO