- Pubblicazione il 13 Febbraio 2018
Aria sempre più irrespirabile: 39 le città italiane fuorilegge con livelli di Pm10 alle stelle.
A dirlo il rapporto di Legambiente Mal’Aria 2018 – “L’Europa chiama, l’Italia risponde?” La situazione più critica si registra in Pianura Padana ma non solo.
Dal report Mal’Aria emerge che, nel 2017 in ben 39 capoluoghi di provincia italiani è stato superato, almeno in una stazione ufficiale di monitoraggio di tipo urbano, il limite annuale di 35 giorni per le polveri sottili con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo. Le prime posizioni della classifica sono tutte appannaggio delle città del nord (Frosinone è la prima del Centro/Sud, al nono posto), anche a causa delle condizioni climatiche che hanno riacutizzato l’emergenza nelle città dell’area del bacino padano.
Su 39 capoluoghi, ben cinque hanno addirittura oltrepassato la soglia di 100 giorni di smog oltre limiti: Torino guida la classifica con il record negativo di 112 giorni di livelli di inquinamento atmosferico illegali; Cremona con 105; Alessandria con 103; Padova con 102 e Pavia con 101 giorni.
Torino risulta essere la città italiana più inquinata, con il triste primato della peggiore qualità dell’aria della penisola. A contribuire a questo triste primato è la posizione geografica della città. Le Alpi frenano le correnti d’aria e tengono ben intrappolato il particolato rilasciato nell’aria da ogni tipo di combustione.
A parlare del tema, ai microfoni di TGR Leonardo e Rai news è stato Roberto Prota, Direttore del reparto di Pneumologia dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino. “La patologia respiratoria è in costante aumento” ha dichiarato Prota nel corso dell’intervista “asma, bronco pneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), insufficienza respiratoria. La BPCO, secondo l’OMS è la terza causa di morte al mondo e rappresenta un rilevante problema economico per i sistemi sanitari.”
Principale causa di questo incremento è l’inquinamento atmosferico dovuto a fattori naturali ma anche e soprattutto alle attività umane. Le principali fonti di emissione di inquinanti sono: la produzione di energia e la trasformazione di combustibili, il trasporto su strada, la combustione non industriale, l’uso di solventi, i processi produttivi e il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti.
“L’esposizione in giovane età provoca tracheiti, bronchiti, asma, in percentuali che vanno intorno al 24%. L’esposizione acuta ne provoca le riacutizzazioni. Nell’adulto l’esposizione cronica causa asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e neoplasia non solo del polmone ma anche di altri distretti corporei.” Allo stato dell’arte vi è sufficiente evidenza scientifica che per ogni incremento di 10 microgrammi al metro cubo di Pm2,5 si assiste sul lungo termine in Italia ad un aumento del 7% della mortalità totale, del 10% di quella cardiovascolare e respiratoria, del 9% di quella per tumore del polmone”.
Cosa si può fare per limitare i danni provocati dall’inquinamento atmosferico?
“Bisogna pensare ad interventi decisamente più strutturati messi in atto da chi ci governa e che coinvolgano in maniera radicale e condivisa la popolazione generale, partendo in primis da una chiara informazione sul tema e anche mirata al senso di responsabilità ma che deve trovare nelle istituzioni una risposta coerente con ottimizzazione del trasporto pubblico e altri provvedimenti necessari” risponde Prota. “Ciò che posso consigliare ai cittadini è di evitare l’esposizione ai gas di scarico, non svolgere attività fisica nelle aree più inquinate e privilegiare parchi pubblici, cercare di ridurre l’uso dell’automobile quando possibile.”
Il rapporto di Legambiente parla anche dei livelli di ozono relativi al 2017. L’importanza di questo inquinante secondario, ovvero che si forma a partire dalla presenza di alcuni inquinanti primari a seguito di reazioni fotochimiche, viene spesso erroneamente sottovalutata.
Le stime dell’Agenzia Ambientale Europea (EEA) riportano infatti ben 13.600 morti premature riconducibili all’ozono in Europa nel 2015, di cui 2.900 solo in Italia. Sono 44 le città italiane che hanno registrato il superamento del limite di 25 giorni nell’anno solare: guida la classifica dell’ozono Catanzaro con ben 111 superamenti, seguita da Varese (82), Bergamo (80), Lecco (78), Monza (78) e Mantova (77). Queste le sei prime città che hanno superato più del triplo delle volte il limite dei 25 giorni annui concessi.
Ufficio Stampa AIPO