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Quanto sono digitali i medici italiani? Presentati i dati Gfk Italia

Il medico è sempre più digital friendly: il 93% dei medici italiani usa ogni giorno internet per scopi professionali collegandosi, in media, 8 ore alla settimana. A dirlo un indagine Gfk, realizzata attraverso interviste via web che hanno coinvolto 195 medici di medicina generale e 976 specialisti e presentata alla stampa il 29 Novembre presso il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.
L’accesso a internet avviene non più solo tramite PC ma anche tramite altri dispositivi. Negli ultimi 5 anni, infatti, la dotazione tecnologica del medico è aumentata di oltre il 50%: l’88% dei medici utilizza uno smartphone per lavoro (con un incremento del 51% rispetto al 2013) e il 61% un tablet (con un incremento del 55%).

Alla domanda “Quali siti di servizio dedicato al medico lei conosce?” compaiono anche citati i siti di società scientifiche quali AIOM, AIPO, ASCO ed ESMO. Segnale di quanto l’impegno delle società scientifiche in ambito comunicazione sia percepito e apprezzato dalla classe medica.

Per quanto riguarda l’aggiornamento scientifico del medico, i canali tradizionali di formazione mantengono una connotazione più forte rispetto a quelli più innovativi. Il 30% degli aggiornamenti scientifici dei medici avviene attraverso la rete, soprattutto per il medico specialista, attraverso i siti web, il corsi FAD/ECM online e le newsletter. Il restante 70% è ancora in mano all’informazione veicolata attraverso l’ISF, i momenti congressuali, i libri, le riviste e le tavole rotonde.

Per quanto riguarda la tipologia di informazioni ricercate, lo specialista cerca perlopiù indicazioni relative a linee guida per diagnosi e trattamenti, informazioni e studi sui farmaci, approfondimenti sulle patologie, il medico di medicina generale è più attento agli aspetti burocratici e normativi.

I canali digitali più utilizzati per la ricerca di informazioni sono i siti di società scientifiche, le banche dati, le riviste online, google o altri motori di ricerca, i portali di servizi dedicati ai medici, i colleghi esperti presenti sui social e le APP.

La modalità preferenziale di accesso ai siti di carattere medico scientifico rimane la newsletter che risulta essere uno strumento immediato e veloce il cui utilizzo risulta compatibile con lo scarso numero di ore che il medico può dedicare alle ricerche su internet.

L’85% dagli specialisti e il 73% dai medici di base utilizzano le APP a supporto della professione soprattutto per la posologia dei farmaci, per i calcoli di indici medici specifici e per le interazioni farmacologiche.

Nel corso della serata milanese è stato sottolineato come, sebbene gli strumenti digitali favoriscano la relazione medico-paziente e aumentino il coinvolgimento attivo del paziente nei percorsi di cura, solo il 10% dei medici consiglia al paziente app specifiche che consentono di ricordare le visite di controllo, monitorare l’aderenza alla terapia, comunicare e condividere esami e referti con il medico. Questo è dovuto a una scarsa formazione e informazione della classe medica circa gli orientamenti da prendere nel vasto e complesso panorama delle applicazioni digitali in sanità a oggi disponibili. Sono molte e, a volte, quello che manca è la reale dimensione di efficacia di queste app. Per alcune esistono prove di efficacia che hanno fatto sì che fossero inserite nei percorsi assistenziali ma sono ancora pochi casi.

Anche i social rivestono un ruolo importante: il 59% degli Specialisti e il 54% dei medici di base, utilizza i canali social per la propria professione: network di colleghi, associazioni scientifiche, riviste scientifiche e siti di aziende farmaceutiche.

Il social network più utilizzato risulta essere Facebook: il 30% dei medici utilizza questo canale per la propria professione. Anche LinkedIn gioca un ruolo importante: viene consultato soprattutto dagli specialisti per il 28%, contro il 17% dei medici di base.

I relatori hanno sottolineato come il 51% dei medici di medicina generale utilizzi Facebook nella relazione con il paziente. In Italia mancano linee guida in grado di orientare il medico nell’utilizzo di questo canale, linee guida che invece esistono negli Stati Uniti già da quattro anni. Il professionista medico non dovrebbe mai dimenticare di mantenere una distinzione netta fra il profilo privato e la pagina professionale di questo canale.

Molto attiva anche la comunicazione “peer to peer” per un confronto con i colleghi: si creano Gruppi WhatsApp (38% di specialisti e 32% di medici di base) o mailing list di gruppo tra colleghi che si conoscono (29% tra gli specialisti e 23% tra i medici di base). Gli argomenti variano molto anche in funzione della specializzazione del medico: ad esempio, mentre lo specialista utilizza il confronto con i colleghi soprattutto per analizzare casi clinici (80%), il medico di base, nell’82% dei casi, si scambia informazioni sugli aspetti normativi e burocratici della professione.

L’uso di Youtube è sostanzialmente analogo (46% per lo specialista vs 41% medico di base). È la finalità che cambia: lo specialista usa il canale per seguire congressi, presentazioni di esperti o tutorial sull’uso di un device medico, mentre il medico di base prevalentemente per diagnostica, per immagini e tutorial sull’impiego di un device medico.

Ufficio Stampa AIPO