- Pubblicazione il 08 Novembre 2017
In occasione dell’evento dal titolo “Gestione multidisciplinare delle infezioni respiratorie” svoltosi a Napoli nelle scorse settimane e organizzato dall’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) si è parlato di una patologia molto importante ma ancora lontana dai riflettori: le bronchiectasie.
Fra i relatori riuniti a Napoli c’era anche la dott.ssa Eva Polverino che da molti anni si occupa di questa patologia. La dott.ssa Polverino lavora presso l’Ospedale Vall d’Hebron di Barcellona e ha ricevuto lo scorso maggio una importante onorificienza per il suo lavoro per comunità italiana all'estero: Cavaliere dell’ordine della Stella d’Italia - concessale dal Presidente della Repubblica italiana.
“Mi occupo di bronchiectasie, malattia respiratoria più frequente di quanto si pensasse prima, molto eterogenea e scarsamente conosciuta” esordisce così Polverino. “La patologia è caratterizzata dalla presenza di dilatazioni permanenti dei bronchi. Nei bronchi dilatati si accumulano delle secrezioni che innescano infezioni continue molto più frequenti del normale. Tosse ed espettorato cronico sono i principali sintomi” continua l’esperta.
In Europa la media di età dei pazienti è di 65 anni, ma nei Paesi meno sviluppati dove non ci sono antibiotici e dove il controllo delle infezioni è scarso, l’età media è più bassa.
Nel 40-50% dei casi le bronchiectasie sono dovute a infezioni mal curate nell’infanzia e trascurate negli anni. In molti casi (10-15%) si tratta di un problema di tipo immunitario: se le difese immunitarie sono ridotte, una infezione bronchiale o una polmonite possono lasciare bronchiectasie come sequele permanenti. Le bronchiectasie possono essere anche conseguenza di asma (5% dei casi), BPCO (10% dei casi) oppure artrite reumatoide (<5%).
Lo scorso settembre la dott.ssa ha liberato la pubblicazione delle prime linee guida per la gestione delle bronchiectasie. “Per quanto riguarda la diagnosi, l’unico esame strumentale che consente di riconoscere la malattia è la TAC polmonare” spiega Eva Polverino.
Le strategie terapeutiche devono essere disegnate sulla base dei sintomi e delle cause.
“Nel caso di deficit di anticorpi si somministrano anticorpi per via endovenosa o sottocutanea. Nel caso di infezione cronica si prescrivono antibiotici per via orale o inalatoria” continua Polverino.
Le ultime linee guida spagnole descrivono le bronchiectasie come la patologia respiratoria più frequente dopo asma e BPCO. Nonostante ciò si tratta di una patologia scarsamente conosciuta, i dati epidemiologici sono scarsi e manca una formazione medica.
Esiste un Registro Nazionale sulla malattia chiamato IRIDE. Si tratta della sezione italiana del Registro Europeo (EMBARC) che ha raggiunto e superato i 10.000 pazienti.
“Ci auguriamo che nei prossimi anni l’attenzione della classe medica possa essere orientata verso questa patologia attraverso l’organizzazione di eventi e di corsi di formazione SPECIFICI” chiosa Eva Polverino.
Ufficio Stampa AIPO