- Pubblicazione il 30 Ottobre 2017
Cosa sono le riacutizzazioni della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO)? Come devono essere trattate e gestite? Quali sono gli antibiotici più efficaci? A queste e a tante altre domande hanno provato a rispondere gli esperti riuniti a Napoli il 27 e 28 ottobre scorsi per l’evento annuale dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) in tema di infezioni dal titolo: “Gestione Multidisciplinare delle infezioni respiratorie” (GEMIR).
“Un recente lavoro apparso sull’European Respiratory Journal ha proposto un’analogia fra l’infarto del miocardio e la riacutizzazione della BPCO” esordisce così Bruno del Prato, Primario della Pneumologia Interventistica dell’Ospedale Cardarelli di Napoli fra i Responsabili Scientifici dell’evento. Tale analogia serve a meglio definire l’importanza e la gravità delle riacutizzazioni di BPCO e l’impatto sociale e sanitario che deriva dal trattamento di questa patologia responsabile di un alto tasso di ospedalizzazione e mortalità soprattutto in soggetti anziani” continua del Prato.
“Altri aspetti critici nella gestione di questa patologia sono la mancanza di procedure operative standard per il trattamento di questi pazienti e la scarsità di studi clinici disponibili” aggiunge il dr del Prato.
“Senza contare che le “raccomandazioni” diffuse congiuntamente dall’American Thoracic Society (ATS) e dall’European Respiratory Society (ERS) rimangono vaghe e non validate da studi di Real Life.”
“Spesso, inoltre, i sintomi di altre patologie vengono confusi con i sintomi di riacutizzazione della bpco. La riacutizzazione nella broncopneumopatia cronica ostruttiva (bpco) è un evento acuto che può portare a complicanze ed aumento della mortalità e può essere causata da molteplici fattori. La causa principale delle riacutizzazioni è sicuramente infettiva (batterica e virale) ma non è detto che sia sempre così. In circa il 30% dei casi la riacutizzazione è causata da altri eventi ed in particolare da inquinanti ambientali e domestici (indoor/outdoor) che in alcuni contesti ed in particolari condizioni climatiche portano ad eventi acuti spesso drammatici in soggetti sensibili come i pazienti con asma e BPCO” continua l’esperto.
“Nelle riacutizzazioni infettive i criteri di classificazione della gravità e delle conseguenti misure terapeutiche sono al giorno d’oggi ancora basate sulla osservazione di alcuni sintomi clinici (dispnea e tosse produttiva) e sull’analisi macroscopica delle caratteristiche dell’espettorato (colore, quantità) secondo i criteri di Anthonisen pubblicati nel lontano 1987. In pratica in questi ultimi anni la presenza di tosse produttiva, l’aumento della dispnea rispetto alle condizioni di base e soprattutto la presenza di espettorato francamente purulento (giallo/verdastro) vengono indicati (come già proposto nel 1987) come segni predittivi di una probabile riacutizzazione infettiva e trattati di conseguenza”.
“In un lavoro pubblicato recentemente dalla European Respiratory Society (ERS) sul “giusto management“ delle riacutizzazioni acute di BPCO “, continua il dr Bruno del Prato “là dove si parla di terapia antibiotica viene fortemente “raccomandata” una terapia antibiotica, tenendo conto dei fattori di rischio del paziente e della classe di gravità della BPCO, perché può essere utile sia per ridurre quello che è il rischio di un fallimento terapeutico sia perché prolunga l’intervallo di tempo fra una riacutizzazione e la successiva. In questo contesto però avremmo bisogno di studi clinici controllati di “Real Life” che identifichino “biomarkers precisi, definiti e standardizzati” sulla attività della malattia.
In un lavoro pubblicato pochi mesi fa sulla rivista Journal of Chemotherapy un panel di esperti formato da 70 pneumologi coordinato da un gruppo di 9 esperti in patologie respiratorie ha esaminato la migliore strategia terapeutica nel trattamento delle infezioni delle vie aeree inferiori. Numerosi sono stati i temi condivisi dal team di esperti. In particolare è stato evidenziato il ruolo delle cefalosporine per via orale di ultima generazione come prima linea nel trattamento di questo tipo di infezione. Infine si è posta l’attenzione su quelle che sono le più recenti acquisizioni in tema di “microbioma" umano.
“In particolare è stato dato ampio spazio alle più recenti teorie che indicano come la riacutizzazione della broncopneumopatia cronica ostruttiva (bpco) sia dovuta, in primis, ad un’alterazione del microbioma polmonare che innesca e favorisce un processo infiammatorio a livello locale con proliferazione di germi patogeni. Sono necessari ulteriori studi per comprendere al meglio e approfondire questo nuovo filone di ricerca che potrebbe incidere in maniera importante sul futuro del nostro lavoro” conclude Bruno del Prato.
Ufficio Stampa AIPO