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Inquinamento, Facciolongo: situazione preoccupante ma dire di non uscire di casa genera solo allarmismi

«Secondo me non è il caso di ingenerare timori non giustificati. È chiaro che fare una semplice passeggiata non comporta nessuna problematica: è l’esposizione prolungata che determina una patologia. Ma è evidente che, come consiglio di buon senso, si può dire che fare attività sportiva nell’ora di punta in una zona ad alto traffico è sicuramente sconsigliato, espone ad inalazioni di particelle che si dovrebbero evitare. Così come si consiglia di arieggiare i locali al mattino e alla sera, ovvero quando sappiamo che le pm10 sono più basse. Sono consigli di igiene sanitaria, ma dire “non uscite di casa” significa ingenerare solo paure nella popolazione». Così Nicola Facciolongo, direttore dell’Unità operativa complessa di Pneumologia del Santa Maria Nuova, commenta l’emergenza smog che da giorni sta avvelenando l’aria a Reggio e in tutto il bacino della Pianura Padana.

«La situazione sicuramente sta diventando allarmante – afferma Facciolongo – i valori recepiti soprattutto sulle polveri sottili sono ormai stabilmente al di sopra dei livelli consentiti. In Emilia-Romagna, in particolare, c’è poi un fatto anche geografico: è una zona poco ventilata, che non permette il giro delle particelle immesse nell’atmosfera. Il fatto che non piova, infine, non consente di abbattere i livelli di Pm 10, che sono i più dannosi».

Un quadro preoccupante soprattutto per quelle categorie di persone particolarmente a rischio dal punto di vista delle problematiche respiratorie: «Le malattie respiratorie sono quelle che in questi anni stanno aumentando in maniera importante – spiega il direttore della Pneumologia – un’esposizione continuativa a livelli elevati di Pm10 può provocare disturbi banali, ma fastidiosi, propri di un’esposizione acuta, a volte sottovalutati. Si va dalla tosse insistente al bruciore delle mucose e degli occhi. I soggetti più esposti? Coloro che svolgono lavori all’aria aperta, come giardinieri, addetti alle strade, poliziotti e vigili, che si trovano anche a lavorare in zone ad alto traffico in determinati momenti della giornata. Ma fra i soggetti a rischio, che soffrono di più l’esposizione, ci sono prima di tutto i bambini, che hanno un apparato immunitario meno competente rispetto ad un adulto, gli anziani, che hanno una riduzione delle difese immunitarie, e tutte quelle persone che hanno malattie e problemi respiratori, che possono vedere una riacutizzazione anche se curati in maniera corretta, come ad esempio gli asmatici e i bronchitici cronici. Ci possono essere anche aumenti delle infezioni polmonari e problematiche nei pazienti cardiovascolari». Quanto alle misure adottate per fronteggiare l’emergenza, per Facciolongo «fare riduzioni del traffico, così come ridurre l’utilizzo di combustibili legati al petrolio, può aiutare, ma non è la soluzione». Azioni che per il direttore della Pneumologia «fanno parte di una programmazione politica che non è di nostra competenza».

«Il problema è globale – conclude Facciolongo – bisogna cercare di non avere sforamenti prolungati delle Pm10, con uno sviluppo tecnologico che deve essere sostenibile. Secondo il rapporto dell’Oms sull’inquinamento ambientale, i numeri dei morti per malattie respiratorie sono da brividi. Mentre molte malattie tendono a diminuire, quelle respiratorie sono nettamente aumentate, passando fra le cause di morte dal sesto al terzo posto nel 2019-2020. Se associamo questa valutazione al fatto che il cancro al polmone è il tumore con più alta mortalità, questa statistica tende a peggiorare ulteriormente». (e.spa)

Fonte: http://gazzettadireggio.gelocal.it/reggio/cronaca/2017/10/22/news/smog-meglio-evitare-le-attivita-all-aria-aperta-1.16023887