- Pubblicazione il 28 Aprile 2017
La Camera approva la legge sul biotestamento. L’approvazione definitiva spetta però al Senato.
Ha suscitato forti polemiche l’emendamento contenuto nell’articolo 3 presentato da Mario Marazziti presidente della Commissione Affari Sociali in base al quale il medico potrà, talune condizioni, non tener conto delle Dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT).
Secondo quanto riportato nell’emendamento, il medico potrà disattendere le volontà lasciate dal paziente qualora le "DAT appaiano manifestamente inappropriate o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente ovvero qualora sussistano terapie non prevedibili o non conosciute dal disponente all'atto della sottoscrizione, capaci di assicurare possibilità di miglioramento delle condizioni di vita".
"Io credo che, con questo emendamento” spiega Marazziti “diamo tutta la dignità alla persona, evitiamo che le DAT siano una gabbia, ridiamo un ruolo significativo al medico, secondo la sua deontologia professionale".
L'articolo 3 dispone poi che ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere, in previsione di una propria futura incapacità di autodeterminarsi possa, attraverso disposizioni anticipate di trattamento, esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari. Deve essere inoltre nominata una persona di sua fiducia (fiduciario) che ne faccia le veci e lo rappresenti nelle relazioni con il medico e con le strutture sanitarie.
“A distanza di sette anni dalla legge 38, che tutela il diritto del cittadino ad accedere alle Cure Palliative e alla terapia del dolore, l’approvazione da parte della Camera dei Deputati della legge sul biotestamento sottolinea l’attenzione rivolta alla volontà della persona malata” commenta Antonella Serafini, Componente del comitato esecutivo dell’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO).
“Il Codice deontologico medico parla infatti di persona malata, e non di malato, e come persona ha diritti decisionali, quando adeguatamente consapevole” continua Antonella Serafini. “Da un approccio puramente “paternalistico” del rapporto medico/paziente, in cui ciò che poteva garantire il benessere del paziente veniva scelto e definito dal medico, con la legge sul biotestamento approvata nei giorni scorsi dalla Camera si sottolinea l’importanza dell’autonomia del paziente, inteso come persona malata adeguatamente informata circa la propria patologia e i relativi processi di cure.”
“Per quanto riguarda il consenso informato, quest’ultimo legittima l’atto medico. Nelle Cure Palliative delle malattie croniche respiratorie, il consenso informato non è un momento puntuale, ma diventa un processo progressivo, parallelo alla evoluzione della malattia stessa, e scaturisce dalla informazione progressiva circa l’evoluzione della malattia e delle conseguenti procedure terapeutiche, anche innovative, farmacologiche e strumentali” spiega Antonella Serafini.
“Ne scaturisce pertanto un piano di cure condiviso tra medico e paziente, in cui il tempo dedicato alla relazione diventa momento di cura. La normativa sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT) riveste sicuramente un ruolo rilevante nell’ empowerment del paziente inteso come gestione consapevole della propria malattia, in particolare della malattia cronica evolutiva.”
“La consapevolezza permette alla persona malata di capire le conseguenze delle decisioni che si accinge a prendere. Il vecchio paternalismo potrà essere attuato soltanto se il paziente si affida totalmente al medico: in tal caso è il paziente che sceglie quella che ritiene essere la cura in grado di offrire i massimi benefici così come proposto dal medico. L’autonomia della persona malata non è pertanto negata. Attraverso le DAT la persona malata, maggiorenne e consapevole, può esprimere infatti con coscienza critica, direttamente oppure tramite un fiduciario in casi di impossibilità comunicativa, le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nel rispetto delle proprie attitudini, cultura e aspettative. La cornice fondamentale rimane la relazione che si instaura tra sanitario e persona malata, condizione che favorisce l’espressione di un consenso informato consapevole” conclude Antonella Serafini.
Ufficio Stampa AIPO