- Pubblicazione il 02 Dicembre 2016
Nel 2013 sono state 91 mila le morti causa dall’inquinamento atmosferico in Italia. Praticamente come se fosse scomparsa una città. A renderlo noto è il Rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA). “Circa l’85% della popolazione urbana nell’UE è esposta alla inalazione di particolato fine (PM2,5) a livelli ritenuti dannosi per la salute dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Sotto accusa, in particolare, sono le polveri inalabili (PM) ritenute responsabili di gravi e potenzialmente letali patologie quali broncopneumopatie ostruttive, tumori, cardiopatie con aritmie ed infarti del miocardio. Dannosi e responsabili di patologie anche acute sono però anche gli inquinanti gassosi come il biossido d'azoto (NO2) emesso anch'esso soprattutto da veicoli a motore e l'ozono che da esso deriva per l'azione catalitica della luce solare. Tutti questi inquinanti abbondano nell'atmosfera delle città con elevato traffico veicolare.
L’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO), da sempre attenta alla salute del cittadino e sensibile a questo tipo di problematiche, ha organizzato nelle scorse settimane un corso di formazione per giornalisti dal titolo “Inquinamento atmosferico e patologie respiratorie” Il target, al quale era dedicata l’iniziativa, ha risposto con grande interesse e partecipazione: più di 100 i giornalisti presenti in aula.
Fra i relatori, Gennaro D’Amato, pneumologo ed allergologo responsabile del tavolo tecnico AIPO sull’asma grave, nonché Chairman Committee della World Allergy Organization (WAO) “Climate change, air pollution and allergic respiratory diseases“ .
“Da molti anni l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sollecitato l’Europa ad adattare i limiti delle concentrazioni di inquinanti a quelli mondiali, ritenendo quelli europei troppo alti” ha commentato Gennaro D’Amato.
“Le soglie che stabiliscono i livelli massimi di inquinanti consentiti sono comunque solo un compromesso” continua l’esperto. “Queste sostanze non dovrebbero trovarsi nell’aria che respiriamo. Il particolato sottile penetra nelle vie aeree provocando un effetto infiammatorio con conseguente peggioramento di eventuali patologie già in essere o stimolando l'insorgenza di nuove, come soprattutto asma e altre broncopneumopatie ostruttive. Inoltre, il particolato fine ha effetti dannosi non solo sull’apparato respiratorio ma, penetrando nel circolo sanguigno, anche su quello cardiovascolare e, come recentemente dimostrato, anche su quello cerebrale. Recenti studi dimostrano infatti come vi sia una correlazione fra inquinamento atmosferico da polveri fini e patologie neurodegenerative come l’Alzheimer.” Il rischio delle patologie indicate è maggiore nei fumatori.
“Alcune città del Nord Europa come Amsterdam e Amburgo stanno prendendo seriamente il problema” continua Gennaro D’Amato. “Queste realtà urbane hanno infatti adottato strategie volte a promuovere la mobilità sostenibile, l’utilizzo della bicicletta e di trasporti pubblici non inquinanti al fine di arrivare all’obiettivo traffico zero. Traguardo che si può raggiungere solo abbandonando le automobili” conclude l’esperto.
Secondo il documento, la qualità dell’aria è migliorata negli anni: La media annuale PM 10 è diminuita del 75% nei siti monitorati durante il periodo 2000-2014. Anche le concentrazioni di PM 2,5 in media, sono diminuite tra il 2006 e il 2014.Nonostante ciò, aumentano i decessi: nel 2012 infatti, le morti premature causate dall’inquinamento atmosferico sono state 491 mila. Nel 2013 sono salite a 520 mila.
A livello europeo, la maglia nera spetta all’Italia con 91.090 morti premature. In termini assoluti il nostro Paese conquista il triste primato. Se si considera invece l’incidenza di questi decessi in relazione al numero di abitanti sono i paesi dell’est Europa a registrare i dati più allarmanti.
In Europa, le aree maggiormente esposte sono il Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo, insieme alla Pianura Padana, all’area metropolitana di Londra e la zona della Ruhr in Germania e l’Est Europeo.
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Ufficio Stampa AIPO