- Pubblicazione il 23 Novembre 2016
La Polmonite è un’infiammazione del polmone quasi sempre di origine infettiva, causata da virus, batteri e più raramente miceti (funghi). In condizioni normali il nostro apparato respiratorio è dotato di notevoli difese per resistere a questi micro organismi, ma in alcune circostanze o per riduzione delle difese o per particolare aggressività dei germi si determina una infezione che, a seconda della sede, può determinare una semplice bronchite fino ad arrivare ad una polmonite.
I sintomi possono essere malessere generale, febbre superiore ai 38 gradi centigradi, tosse persistente con o senza catarro, aumento della frequenza cardiaca, difficoltà respiratoria e, in taluni casi, dolore al torace.
Alcuni di questi sintomi sono presenti anche nella semplice influenza quando però la sintomatologia è persistente e compare la difficoltà respiratoria bisogna sospettare una complicanza di tipo respiratorio e, quindi anche la possibilità di una polmonite. La correlazione tra influenza e polmonite è importante perché l’influenza è una infezione virale che compromette proprio quelle difese dell’organismo che ci proteggono dai germi e che possono determinare la polmonite.
Ci sono diverse forme di polmonite a seconda della causa (virus, batteri, miceti) e classificate ad esempio in base all’ambiente nel quale si determina l’infezione: polmoniti acquisite in comunità cioè fuori dalle strutture sanitarie e polmoniti ospedaliere cioè contratte da pazienti che sono, per altre cause, già ricoverati in ospedale. Questa differenza è importante in quanto, generalmente, i germi sono diversi, spesso la gravità è maggiore nelle polmoniti ospedaliere e, soprattutto, le terapie debbono essere diverse.
Le cause sono prevalentemente infettive, spesso inizialmente virali e poi con sovrapposizione di batteri. Tra questi quello più frequentemente coinvolto è lo pneumococco che è causa di quasi il 50% di tutte le polmoniti. Ma vi sono anche altri batteri sia gram positivi che negativi a volte anche particolarmente aggressivi che possono determinare l’insorgenza di polmonite. Ricordiamoci che la via di ingresso di questi germi sono comunque le vie aeree e quindi si parla di infezione per via aerogena, cioè si tratta di germi che vengono inalati.
Si tratta di una infezione che può essere contratta in tutte le stagioni, ma ha dei picchi stagionali anche in relazione all’epidemia influenzale e, quindi nella stagione invernale. Spesso la durata media della malattia è tra i 7 ed i 14 giorni.
I fattori di rischio sono rappresentati dall’età, infatti bambini e anziani sono i soggetti più colpiti, dal fumo di sigaretta e dall’alcol, dalle malattie croniche come il diabete e dalle malattie respiratorie croniche come la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) e l’asma. Altro fattore di rischio è rappresentato dalle malattie che determinano un abbassamento delle difese immunitarie come i tumori e le malattie ematologiche.
Il cardine della terapia è la somministrazione di antibiotici, l’ideale sarebbe di poter sempre identificare il germe responsabile dell’infezione, testare la sua sensibilità agli antibiotici e su questa base scegliere il trattamento più adatto. In realtà questo avviene solo in una limitata percentuale di casi di polmonite. In Italia inferiore al 20 %. In tutti gli altri casi la scelta dell’antibiotico viene fatta in relazione a segni indiretti quali il contesto nel quale l’infezione si è sviluppata, i segni clinici, radiologici, la gravità complessiva, l’età del paziente e la presenza di altre malattie. Vi sono a tal riguardo delle linee guida che debbono guidare la scelta dell’antibiotico o spesso degli antibiotici più adatti al singolo caso. E’ altrettanto importante monitorare l’evoluzione e la risposta al trattamento con il controllo clinico e con alcuni esami che consentono di dare indicazioni che la terapia sta funzionando o della necessità di modificare il trattamento.
Anche se si seguono correttamente le linee guida, non sempre si può essere certi della efficacia dei farmaci utilizzati. Uno dei maggiori problemi che sono emersi negli ultimi anni riguarda l’aumento delle resistenze di molti germi alla terapia antibiotica. Su questo punto è stato recentemente lanciato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità un allarme sull’eccessivo ed indiscriminato uso di antibiotici e sulla conseguente comparsa di progressiva riduzione della loro efficacia (appunto le resistenze di cui si parlava prima). In sostanza le nostre armi per combattere le infezioni si stanno indebolendo, i nostri nemici (i germi) si stanno rafforzando e soprattutto da molti anni si riduce il numero di nuovi antibiotici che vengono messi in commercio anche in relazione agli elevatissimi costi della ricerca per trovare nuove ed efficaci molecole.
Secondo un documento pubblicato pochi giorni fa dall’OCSE l’Italia è tra i paesi con il più elevato consumo di antibiotici e quello nel quale, negli ultimi 10 anni, sono più aumentate le resistenze agli antibiotici con un incremento del 100%.
Per quanto riguarda il rischio di recidive, se la polmonite ha colpito, come può succedere, per un soggetto sano, una volta guarito, tale rischio non è significativo. Diversa è la situazione dei soggetti di cui si parlava prima (bambini, anziani, malati cronici) nei quali la condizione di rischio permane nel tempo e, quindi andrebbero vaccinati.
Per quanto riguarda le armi che abbiamo a disposizione per difenderci, il vaccino antinfluenzale è un valido strumento. Molte polmoniti sono causate dallo pneumococco, ebbene già da diversi anni è disponibile un vaccino specifico, sicuro ed efficace, appunto il vaccino anti-pneumococcico che deve essere consigliato e praticato più largamente di quanto si faccia attualmente. Oltretutto si tratta di un vaccino che viene somministrato una sola volta e protegge per tutta la vita. Anche in questo campo della prevenzione della polmonite bisogna con forza confermare la utilità e la sicurezza dei vaccini.
Se non adeguatamente trattata la polmonite può estendersi, coinvolgere regioni sempre più ampie del polmone, magari diffondersi ad entrambi i polmoni e, quindi, compromettere gravemente la funzione respiratoria cioè portare alla insufficienza respiratoria costringendo il paziente al ricovero nei casi più gravi in reparti di terapia intensiva. Altra possibilità è quella di una estensione dell’infezione ad organi vicini come la pleura e la diffusione attraverso il sangue ad organi lontani. Per fortuna si tratta di casi relativamente rari sostenuti da germi particolarmente aggressivi spesso in pazienti con difese immunitarie molto compromesse.
Fonte: Intervista rilasciata dal dott. Fausto De Michele nel corso della puntata della trasmissione televisiva Tutta Salute andata in onda il giorno 22 novembre 2016, su RAI3.