- Pubblicazione il 07 Luglio 2015
Esiste una correlazione fra un aumentato rischio di morte cardiaca improvvisa e la BPCO.
A evidenziarlo sono un gruppo di ricercatori, coordinati dall’Università Erasmus, che ha recentemente pubblicato uno studio dal titolo “Chronic obstructive pulmonary disease and sudden cardiac death: the Rotterdam study” sulle pagine della rivista European Heart Journal.
Studi precedenti avevano dimostrato tale correlazione in specifici gruppi di pazienti, mentre questo nuovo studio aveva l’obiettivo di verificare tale associazione nella popolazione generale.
Lo studio Rotterdam ha coinvolto 14926 soggetti di età superiore ai 45 anni in ben 24 anni di osservazione. I dati completi raccolti su 13471 individui sono stati analizzati con metodiche statistiche che hanno annullato l’effetto di alcuni fattori quali età, sesso e fumo e hanno dimostrato un aumentato rischio di morte cardiaca improvvisa nei soggetti con BPCO.
“Lo studio Rotterdam evidenzia, per la prima volta una correlazione fra BPCO e morte cardiaca improvvisa (MCI) e sottolinea l’evidente impatto della malattia sull’intero organismo, non solo sull’apparato respiratorio” commenta Claudio Micheletto Direttore dell’UOC di Pneumologia dell’Ospedale Mater Salutis di Legnago. “La BPCO è infatti considerata una malattia sistemica e le comorbidità che sono frequentemente associate ne determinano la prognosi a lungo termine”.
“La morte cardiaca improvvisa (MCI) ha un’incidenza di oltre 4 milioni di casi al mondo ogni anno. I fattori di rischio riconosciuti sino ad ora sono il sesso maschile, l’età, un episodio passato di patologie ischemiche e l’aritmia ventricolare” continua Claudio Micheletto.
“Studi precedenti avevano evidenziato una correlazione fra la BPCO e la mortalità per patologie cardiache. Infatti, tratti caratteristici della BPCO, quali l’infiammazione sistemica, l’ipossia, l’aumento della frequenza cardiaca e le riacutizzazioni sono fattori cruciali nel determinare un evento cardiaco fatale.”
“Lo studio Rotterdam dimostra, per la prima volta, che nei pazienti affetti da BPCO oltre al rischio di infarto del miocardio è possibile riscontrare un aumentato rischio di morte cardiaca improvvisa (MCI). Tale rischio era più alto nei cinque anni immediatamente successivi alla diagnosi ed è risultato aumentato di 3 volte nei soggetti che avevano avuto frequenti riacutizzazioni in quel periodo di tempo” spiega l’esperto.
“Altri elementi che confermano la qualità dello studio sono la numerosità del campione e il lungo periodo di follow-up. I pazienti infatti sono seguiti da 24 anni e vengono sottoposti regolarmente all’esame spirometrico, che consente di formulare diagnosi certe di BPCO.”
“I firmatari dello studio segnalano come campanello d’allarme anche il livello di infiammazione sistemica basale, valutato in base ai livelli sierici di proteina C reattiva. I pazienti con livelli ematici di questo marcatore superiori ai 3 mg/litro sono da considerarsi più a rischio per la morte cardiaca improvvisa. “
“Lo studio Rotterdam identifica la BPCO come fattore prognostico fondamentale di cui tener conto in un’ottica di prevenzione della morte cardiaca improvvisa, soprattutto nei pazienti più a rischio ovvero quelli con frequenti riacutizzazioni e che presentano elevati valori di infiammazione sistemica” conclude Claudio Micheletto.
Ufficio Stampa AIPO