- Pubblicazione il 09 Giugno 2015
L’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO) compie 30 anni. In vista della manifestazione che si terrà a Roma l’11 Giugno per ricordare i trent’anni trascorsi dalla data in cui l’associazione è stata ufficialmente registrata, abbiamo raccolto il commento di chi ha vissuto gli anni della sua fondazione, ed è stato protagonista e fautore del percorso evolutivo che l’ha resa punto di riferimento per la specialità.
La mia esperienza come Presidente di AIPO (2012-2013) è stata entusiasmante e significativa da molteplici punti di vista. E’ stata importante non solo sul piano personale, scientifico e associazionistico ma anche sul piano delle collaborazioni esterne all’Associazione.
L’obiettivo della società non è “difendere” la pneumologia come specialistica tale ma estendere le attività di AIPO quantitativamente e qualitativamente al fine di contribuire al miglioramento delle condizioni di salute dei cittadini. In questo, la medicina specialistica, e ovviamente la Pneumologia per le malattie respiratorie, ha un ruolo fondamentale e irrinunciabile. Per garantire e migliorare la salute dei cittadini, nella medicina moderna è impensabile muoversi al di fuori della specialità. La vera rivoluzione può derivare solo da un lavoro di gruppo nell’ambito del quale più specialisti collaborino partendo da un denominatore comune rappresentato dalla metodologia clinica.
Il futuro della pneumologia è basato da una parte sull’integrazione con le altre branche specialistiche nel lavoro di “team”, dall’altra sullo sviluppo continuo di sovra specialità quali la pneumologia interventistica, la pneumologia intensivistica e la fisiopatologia respiratoria. Alcune malattie respiratorie, BPCO, tubercolosi, tumore al polmone e polmonite, sono 4 fra le prime 10 cause di morte al mondo e insieme rappresentano la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari. Questi dati ci inducono a pensare che in futuro la collettività avrà sempre più bisogno di specialisti pneumologi. La relazione fra le società scientifiche e le istituzioni sarà determinante nel generare la risposta a questo bisogno.
Al di là dei ricordi di una gratificante esperienza umana e professionale rimangono i rapporti di stima e di amicizia che sono nati e si sono consolidati in questo biennio. Sono nate inoltre importanti collaborazioni non solo con altri specialisti ma anche con le associazioni di pazienti e con le associazioni di categoria come quella con Federanziani che raccoglie oltre un milione di iscritti.
Andrea Rossi