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Mario De Palma
…di Rassegna in apertura troviamo un Articolo di revisione di Claudio Micheletto sul controllo dell’infiammazione nei diversi step dell’asma bronchiale.
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Articoli di revisione

Anti-inflammatory reliever: il nuovo paradigma di trattamento in tutti gli step dell’asma
Anti-inflammatory reliever: the new treatment paradigm in all asthma steps
Claudio Micheletto
Abstract. L’asma bronchiale è una delle patologie croniche più frequenti in tutto il mondo. Per ottenere un buon controllo dei sintomi, le linee guida internazionali raccomandano l’uso di una terapia regolare, principalmente gli steroidi inalatori (ICS), che sono considerati “controller” perché agiscono sull’infiammazione bronchiale, caratteristica fondamentale della malattia. I broncodilatatori a breve durata d’azione al bisogno sono considerati dei sintomatici, in grado di incidere solamente sui sintomi, senza ridurre il rischio futuro di riacutizzazioni. Nonostante la pubblicazione di molte linee guida internazionali, il controllo dell’asma in diversi Paesi non è ancora ottimale, anche perché i pazienti hanno una scarsa aderenza alla terapia, abbandonando gli ICS per usare al bisogno prevalentemente i broncodilatatori a breve durata d’azione. Questo comportamento “paradossale” può causare importanti effetti negativi: da un lato i pazienti che usano solamente sintomatici hanno un importantissimo rischio di attacco d’asma, dall’altro il sovradosaggio dei broncodilatatori può determinare importanti effetti collaterali, in particolare cardiaci. Questo paradosso è particolarmente evidente nella gestione degli stati più lievi della malattia, dove in passato non è stata presa in considerazione la componente infiammatoria dell’asma, suggerendo esclusivamente l’uso di broncodilatatori al bisogno che però non agiscono sull’infiammazione sottostante.
Le linee guida internazionali GINA hanno recentemente recepito l’inserimento di budesonide/formoterolo al bisogno nell’asma lieve, grazie agli outcome di efficacia e safety evidenziati dai due studi SYGMA recentemente pubblicati e condotti con la combinazione budesonide/formoterolo nell’inalatore Turbohaler®. In entrambi, i pazienti trattati al bisogno con budesonide/formoterolo hanno ridotto il rischio di attacco d’asma rispetto a coloro trattati solamente con terbutalina, ma soprattutto la strategia al bisogno ha ottenuto i medesimi risultati positivi rispetto a coloro che sono stati trattati regolarmente con budesonide.
È essenziale considerare che la strategia SMART (ICS/formoterolo al mantenimento e bisogno) in GINA 3-5 ha dimostrato di essere efficace e di ridurre il rischio di riacutizzazioni, sia rispetto al solo steroide inalatorio sia rispetto alla combinazione ICS/LABA + SABA al bisogno, perché usando in un solo inalatore la combinazione ICS/LABA a base formoterolo e budesonide si assicura da un lato il miglioramento dei sintomi, e, dall’altro, la riduzione delle riacutizzazioni, a fronte di una bassa dose di steroide che può essere in grado di controllare l’infiammazione della malattia.
Adesso i vantaggi clinici di questa combinazione farmacologica sono stati chiaramente dimostrati in tutti gli step GINA grazie ad un ampio programma di studi clinici.
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Danni polmonari da marijuana e da tabacco: somiglianze e differenze
Pulmonary damage caused by marijuana and tobacco: similarities and differences
Mario Bisconti, Emanuela Raho, Vincenzo Zagà, Maurizio Luchena, Giovanni Barzelogna, Beatrice Sardella, Isabella Russo
Abstract. L’uso della marijuana a scopo terapeutico e voluttuario ha origini remote. Ma le prime segnalazioni sui danni respiratori da essa provocate risalgono alla metà del XX secolo. L’anamnesi voluttuaria apre la strada al riconoscimento delle patologie correlate. È stato osservato un effetto broncodilatante indotto dal delta-9-THC (delta-9-Tetraidriocannabinolo), ma un’azione irritante è stata registrata dopo un uso prolungato. Sembra che il maggior contenuto di THC presente nell’hashish, rispetto alla marijuana, sia il principale fattore responsabile. Tuttavia, nei vari studi non vi sono riferimenti sulla quantità di THC presente negli spinelli fumati, che può variare dal 20-25% all’80% delle colture attuali clandestine. L’uso cronico comporta il rischio di sviluppare il carcinoma broncogeno. Infatti, sono stati scoperti idrocarburi cancerogeni nel catrame derivato dal fumo della sostanza.
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Articoli originali

Ruolo della doxofillina rispetto alla teofillina nel paziente asmatico: risultati dello studio DOROTHEO 1
Impact of doxofylline compared to theophylline in asthma: results of DOROTHEO 1 study
Paola Rogliani, Luigino Calzetta, Josuel Ora, Ermanno Puxeddu, Rossella Laitano, Maria Gabriella Matera, Mario Cazzola
Abstract. Questo studio riporta i dati di DOROTHEO 1 (DOxofylline compaRed tO THEOphylline 1), uno studio clinico in doppio cieco, randomizzato, controllato con placebo condotto per valutare l’impatto della doxofillina rispetto alla teofillina sui parametri funzionali e clinici di pazienti asmatici. Sono stati arruolati pazienti asmatici con età ≥ 16 anni, con un Volume Espiratorio Massimo al primo Secondo (VEMS) tra il 50% e l’80% del predetto, e che mostravano almeno il 15% di aumento del VEMS post-broncodilatatore. La doxofillina 400 mg, la teofillina 250 mg e il placebo sono stati somministrati per via orale con formulazioni a rilascio immediato, tre volte al giorno, per 12 settimane. I dati analizzati riguardavano l’impatto dei trattamenti sul VEMS, sul tasso di eventi asmatici, sull’uso di salbutamolo al bisogno e sugli eventi avversi. La doxofillina 400 mg e la teofillina 250 mg hanno aumentato significativamente il VEMS, ridotto il tasso di eventi asmatici e l’uso di salbutamolo al bisogno rispetto al placebo (p < 0,01). Non sono state rilevate differenze significative tra doxofillina 400 mg e teofillina 250 mg. Doxofillina 400 mg non ha aumentato significativamente (p > 0,05) il rischio di eventi avversi rispetto al placebo; al contrario nei pazienti trattati con teofillina 250 mg il rischio di eventi avversi è stato significativamente (p < 0,05) maggiore rispetto a quelli trattati con placebo. I risultati dello studio DOROTHEO 1 permettono di concludere che la doxofillina rappresenta un’alternativa efficace e sicura rispetto alla teofillina per la gestione dei pazienti asmatici.
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La valutazione della spirometria nei fumatori senza broncopneumopatia cronica ostruttiva
The evaluation of spirometry in smokers without chronic obstructive pulmonary disease
Rosastella Principe, Maria Sofia Cattaruzza
Abstract. La spirometria è ancora sottoutilizzata per la diagnostica della Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO) e i fumatori rappresentano una categoria a rischio da controllare nel tempo. I Centri Antifumo a conduzione pneumologica hanno per la maggior parte la possibilità di effettuare la spirometria e quindi sono una risorsa per individuare precocemente i fumatori che potranno sviluppare la BPCO. Lo studio si propone di valutare se in una popolazione di pazienti fumatori dopo la cessazione dal fumo vi siano modificazioni nei parametri della spirometria utili da monitorizzare, per la prevenzione della BPCO e/o nell’incentivare/sostenere il soggetto alla motivazione di non fumare.
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Pulmonary embolism and gender: an observational study
Embolia polmonare e genere: uno studio osservazionale
Tiziana Ciarambino, Orazio Valerio Giannico, Maria Serena Gallone, Francesco Patano, Cecilia Politi, Cinzia Germinario, Anna Maria Moretti
Abstract. Pulmonary Embolism (PE) is a major cause of mortality, morbidity and hospitalization in Europe. Few studies have highlighted sex differences in PE, in particular with regard to hospitalization, outcomes, treatment, complication and mortality. 
The aim of this study is to analyze the gender differences in patients hospitalized with a principal diagnosisof PE. This is a retrospective population-based cohort study. Data for all patients discharged with a principal diagnosis of PE (ICD-9 415.1) by Apulian hospitals between 2010 and 2016 were retrieved from the National Hospital Discharge Register Database. 
4,795 patients were discharged with a principal diagnosis of PE during the inclusion period. The majority of which were females (2,762; 57.6%). Mean age was significantly higher in women (73.0 vs 67.9, p < 0.001). Females showed a higher prevalence of hypertensive heart disease (41.1% vs 32.9%, p < 0.001), arrhythmia (16.3% vs 13.9%, p = 0.023), diabetes mellitus (14.8% vs 11.7%, p = 0.002) and obesity (6.6% vs 3.5%, p < 0.001) and a lower prevalence of chronic obstructive pulmonary disease (10.0% vs 18.0, p < 0.001), lung failure (11.1% vs 13.7%, p = 0.006) and cancer (15.3% vs 22.9%, p < 0.001). The overall incidence rate (F: 17.4 vs M: 13.8; AR = +3.6; p < 0.001) and the overall mortality rate (F: 1.3 vs M: 0.9; AR = +0.3; p < 0.001) were higher in women compared to men. The overall case fatality rate was not different between women and men (F: 6.4 vs M: 6.4; AR = 0.0; p = 0.92). 
Findings from our study showed significant sex disparities for age of hospitalization, comorbidities distribution, incidence and mortality, but no differences in the fatality of the disease. Further studies are needed to identify the determinants and consequences of the gender differences in PE.
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Serie - “Cure palliative precoci non oncologiche” a cura di Cristina Cinti

Insufficienza respiratoria e cure palliative
Lung failure and palliative care
Antonella Serafini, Santino Marchese
Abstract. L’insufficienza respiratoria è la conseguenza di condizioni che interferiscono con la funzione respiratoria che ha come obiettivo il rifornimento di ossigeno nel sangue e l’eliminazione dell’anidride carbonica. Distinguiamo un’Insufficienza Respiratoria Acuta (IRA), derivante da condizioni acute e rapidamente progressive, e un’Insufficienza Respiratoria Cronica (IRC) che è associata per mesi o addirittura anni alla progressiva evoluzione della patologia sottostante. Nell’IRA e nella malattia cronica respiratoria, neoplastica e non neoplastica, la dispnea è il sintomo invalidante più comune. È una consapevolezza anomala e spiacevole del proprio respiro e rappresenta un problema clinico importante quanto il dolore. La patogenesi della dispnea è attualmente basata sulla presenza di un circuito regolatore. Proprio come il dolore include sia dimensioni sensoriali che affettive e attivazioni cerebrali similari. Poiché é riconosciuta una dimensione affettiva ed emotiva del sintomo con una percezione ampiamente variabile tra gli individui, anche nei meccanismi regolatori della dispnea viene sottolineata l’importanza del sistema serotoninergico, ipotizzando inoltre che siano coinvolte varianti geniche nella differente percezione clinica. Tra questi geni, il gene che codifica per il trasporto della serotonina (5-HTT) e il gene del triptofano idrossilasi (TPH) rivestono primaria importanza. Nelle malattie respiratorie croniche con IRC e dispnea refrattaria, la classificazione appropriata della percezione della dispnea svolge un ruolo chiave in quanto ha una forte influenza sul comportamento e sul decorso della malattia. È pertanto fondamentale la modulazione della “percezione centrale” della dispnea attraverso trattamenti psicosociali e farmacologici. Questi pazienti devono quindi essere avviati ad un settore della medicina specializzato nel prendersi cura della persona nel suo complesso, organico e psicosociale, come le cure palliative.
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Casi clinici

Aspetti psicologici e gestione non farmacologica della dispnea in cure palliative
Psychological aspects and non-pharmacological management of dyspnea in palliative care
Gabriella Cinà, Giuseppe Peralta
Abstract. Il paziente in cure palliative a seguito delle numerose crisi di dispnea presenta spesso un quadro che ricalca quello del forte rischio di traumatizzazione. Si rileva a volte l’evoluzione in un Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD) o in configurazioni simili sottosoglia. Il cambiamento dell’immagine corporea e la perdita dei riferimenti psichici fondamentali fanno sì che la dispnea e la patologia sottostante vadano intese secondo un’interfaccia di fattori bio-psico-sociali. Il lavoro psicologico nei setting palliativi, specificamente con i pazienti pneumologici, si configura come un intervento che avvalendosi di tecniche meditative e di rilassamento può agire sulla componente psicogena della dispnea.
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Tracheobroncopatia osteocondroplastica
Osteocondroplastic tracheobronchopathy
Luigi Pinto, Massimo Errico, Rachele Scamarcio, Michele Maiellari, Pietro Schino
Abstract. La tracheobroncopatia osteocondroplastica è una patologia dell’albero tracheobronchiale caratterizzata da una anormale condrocizzazione e ossificazione della sottomucosa con conseguente ostruzione delle vie aeree. La presenza di noduli cartilaginei, che sporgono all’interno del lume delle vie aeree, colpisce più frequentemente la trachea, nella sua porzione antero-laterale risparmiando la pars membranacea e, meno frequentemente, l’albero bronchiale. Occasionalmente potrebbe essere colpita la laringe. Spesso tale patologia ha un decorso asintomatico o con sintomi non specifici. L’incidenza è sottostimata e varia dallo 0,01 al 4,2%. Nel nostro centro valutando 2.000 procedure sono stati diagnosticati 3 casi.
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Immagini in Pneumologia Interventistica - a cura di Pier Aldo Canessa e Angelo Gianni Casalini

Aspergillosi tracheobronchiale invasiva pseudomembranosa e ulcerativa in paziente immunodepressa
Pseudomembranous and ulcerative invasive tracheobronchial aspergillosis in an immunocompromised patient
Nicol Bernardinello, Maria Majori, Lucia Prezioso, Letizia Gnetti, Matteo Pagani, Angelo Gianni Casalini
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Medical Humanities e Pneumologia

Le idee di salute e di malattia - Terza parte
Federico E. Perozziello
Abstract. Le idee di salute e di malattia appaiono immediate e semplici e non viene di solito condotta una riflessione sulla loro formazione. Si tratta invece di due condizioni della vita che non sono rigidamente separate. Non è possibile dividere in modo sicuro uno stato di salute da uno di malattia, in quanto questi momenti non possiedono una semplice caratteristica biologica, ma sono anche il frutto di valutazioni di tipo culturale, piuttosto che medico.
Accettare la complessità che precede e sostiene lo stato di malattia, oppure quello di salute, significa anche accettare la propria condizione umana e la propria fragilità, smettendo di inseguire a tutti i costi stereotipi di apparenza e di benessere che possono generare un sentimento di inadeguatezza legato a logiche di consumo e non di cura.
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Radiology: Tips & Tricks

Vascular ring sign
Giorgia Dalpiaz
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