Presentazione
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Mirco Lusuardi
…di Rassegna, il primo del 2018, troviamo in apertura un Commentario di Gennaro D’Amato relativo al documento G7 presentato a Milano nel Novembre 2017, anno di presidenza G7 dell’Italia.
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Commentario
Documento G7 - 2017 – “United towards Global Health: common strategies for common challenges”. Presidenza Italiana del G7 con l’argomento principale “Climate change and Health”
Gennaro D'Amato
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Articolo di revisione
L’asma grave equino: un modello spontaneo di asma neutrofilico
Severe equine asthma: a naturally-occurring model of neutrophilic asthma
Michela Bullone
Abstract. I meccanismi patogenetici alla base dell’asma neutrofilico sono solo parzialmente conosciuti. Un’alterata risposta dell’immunità innata ed un incremento del metabolismo ossidativo sono altri stati associati al fenotipo neutrofilico. Esistono inoltre meccanismi immunologici che collegano la risposta allergica e infiammazione neutrofilica, ma la loro implicazione nell’asma è poco conosciuta. In questo contesto, lo studio del modello di asma grave equino potrebbe rivelare informazioni potenzialmente applicabili o traslabili in campo umano. L’asma grave equino è un modello di asma spontaneo ad insorgenza tardiva (in età adulta dell’animale), neutrofilico, in cui si riconoscono fenotipi infiammatori diversi: Th2, Th1 e/o Th17. Le esacerbazioni vengono indotte esponendo gli animali ad antigeni ambientali (fieno), mentre la remissione clinica si induce con trattamento farmacologico corticosteroideo oppure riducendo al minimo lo stimolo antigenico. Questo aspetto rende il modello equino particolarmente duttile e sfruttabile, pur restando un modello spontaneo. Inoltre, la longevità del cavallo, la sua docilità e le grandi dimensioni sono vantaggi che permettono di pianificare studi longitudinali non terminali. In questo articolo di revisione si presentano i caratteri comuni all’asma neutrofilico umano ed al modello equino, nonché alcune possibili applicazioni in campo di ricerca.
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Articolo originale
Indagine conoscitiva SIBioC/AIPO relativa alla gestione del processo diagnostico del liquido pleurico
A SIBioC/AIPO joint survey on diagnostic process of pleural fluid
Sabrina Buoro, Paola Pezzati, Pier Aldo Canessa, Stefano Gasparini, Gaetano Bernardi, Michela Seghezzi, Marcello Ciaccio, Giuseppe Lippi
Abstract. Questo studio presenta i risultati preliminari del progetto del gruppo di lavoro intersocietario costituito dal Gruppo di Studio della Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica (SIBioC) “Liquidi cavitari” e l’Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri (AIPO). L’obiettivo del gruppo di lavoro è la definizione armonizzata e condivisa del percorso diagnostico basato sulla analisi del Liquido Pleurico (LP). Il progetto parte dalla ricognizione dello stato dell’arte, i cui risultati sono illustrati in questo articolo. La ricognizione, rivolta sia al personale operante in strutture di Medicina di Laboratorio e sia a clinici di Unità specializzate in Pneumologia, è stata condotta tra ottobre e dicembre 2016. È stato predisposto ed inviato online un questionario (21 quesiti) a tutti i soci di SIBioC e AIPO attraverso la piattaforma SurveyMonkey. All’iniziativa hanno partecipato 408 professionisti, di cui il 40,4% rappresentato da Specialisti di Medicina di Laboratorio, il 3,2% da Tecnici Sanitari di Laboratorio Biomedico, il 49,3% da Specialisti in Pneumologia e il 7,1% da operatori che non hanno dichiarato la qualifica professionale. Rispetto alla fase pre-analitica emergono alcune criticità ad esempio per il “quesito clinico”; sembra evidente la mancanza di una modalità di comunicazione strutturata fra clinici e laboratoristi (il 76,3% dei laboratoristi dichiara di non avere accesso al quesito clinico, malgrado l’86,6% degli Pneumologi dichiari che il quesito è invece formulato e trasmesso). Inoltre solo una percentuale inferiore al 40% riporta l’uso di contenitori appropriati per la raccolta del campione. Per quanto riguarda la scelta delle analisi di base è evidente buon accordo sulla necessità di eseguire sempre l’esame macroscopico del liquido, il pH, il dosaggio del glucosio, delle proteine totali e della Lattico Deidrogenasi (LDH) e l’esame citometrico; infine emerge l’importanza del calcolo dei rapporti di concentrazione tra LP e sangue venoso per le proteine totali e LDH. Nella gestione della fase analitica sono emersi come atteso i limiti nell’impiego di metodi verificati o validati, in particolare per il pH che solo nel 9,2% dei casi è determinato con il pHmetro. Il referto, in generale, appare carente e poco armonizzato. Nonostante le criticità emerse nel complesso, il sondaggio ha dato un feedback positivo; infatti ha messo in luce l’interesse su argomenti di nicchia come la gestione dell’LP stimolando la produzione di documenti condivisi fra clinica e laboratorio, attività proposta dal 30,7% dei partecipanti.
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Serie "Ipertensione polmonare" a cura di Francesca Luisi e Olga Torre
Indicazioni al trapianto polmonare nel paziente con ipertensione polmonare
Lung transplantation in pulmonary hypertension
Lavinia De Monte, Alessandro Bertani
Abstract. Nonostante il costante miglioramento delle terapie mediche nei pazienti affetti da ipertensione polmonare, in buona parte dei casi la patologia va incontro ad una progressione tale da richiedere il trapianto di polmone. In particolare il trapianto di polmone rimane l’ultima chance terapeutica per tutti i pazienti affetti da ipertensione polmonare che mostrano segni di peggioramento nonostante terapia medica massimale.
In considerazione della complessità della procedura e della scarsità di organi disponibili è necessario ottimizzare le possibilità di successo del trapianto scegliendo adeguatamente i candidati e valutandoli con un timing adeguato. Una volta inseriti in lista è fondamentale la stretta interazione tra il centro trapianti e il team primario di cura, in modo tale da concordare ogni modifica terapeutica e da essere tempestivamente informati su ogni peggioramento del quadro clinico. In particolare la mortalità di questa categoria di pazienti in lista d’attesa per trapianto è perlopiù causata dal peggioramento dello scompenso cardiaco destro; nelle forme più gravi ed irreversibili è possibile utilizzare un supporto cardiocircolatorio extracorporeo (ECLS) in attesa del trapianto. Nonostante le difficoltà gestionali di questi pazienti i risultati a medio e lungo termine del trapianto di polmone sono buoni, e rendono tale procedura la più efficace terapia nel trattamento definitivo dell’ipertensione polmonare.
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Serie "Cure palliative precoci non oncologiche" a cura di Cristina Cinti
Le dichiarazioni anticipate di trattamento e l’amministrazione di sostegno
Advance directives and support administration
Daniele Rodriguez, Claudia Boscarato
Abstract. La locuzione “dichiarazioni anticipate di trattamento” individua la volontà espressa da persona capace di autodeterminarsi circa i trattamenti sanitari ai quali intende essere o non essere sottoposta nel caso in cui, nel decorso di una malattia in atto e ad evoluzione nota ovvero per sopravvenute malattie imprevedibili, non fosse più capace di manifestare validamente le proprie determinazioni, designando in genere un fiduciario incaricato di decidere in sua vece.
Nell’ordinamento italiano, manca una disciplina organica delle disposizioni anticipate, pur esistendo al riguardo una precisa indicazione nella cosiddetta convenzione di Oviedo, recepita nel nostro Paese con legge 28 marzo 2001, n. 145. Il tema è altresì trattato negli articoli 36 e 38 del codice di deontologia medica e nell’articolo 37 del codice deontologico dell’infermiere.
Mancando comunque una legge specifica, l’istituto dell’amministrazione di sostegno è divenuto progressivamente strumento processuale adeguato per rendere effettive le dichiarazioni anticipate di trattamento. Tuttavia, alcuni decreti di giudici tutelari hanno evidenziato la carenza dell’interesse alla nomina di un amministratore di sostegno quando il suo dissenso risultasse meramente confermativo di quello già formalizzato in appositi moduli dalla persona e ribadito ai curanti.
La proposta di legge n. 1.142 approvata alla Camera il 20 aprile 2017, all’articolo 4 disciplina la “pianificazione condivisa delle cure”, strumento innovativo e vincolante per il medico in caso di incapacità (evidentemente sopravvenuta) del paziente; esso è diverso dalle “disposizioni anticipate di trattamento” descritte dalla medesima proposta di legge all’articolo 3. La prima riguarda un processo che nasce e si sviluppa “nella relazione medico-paziente”, le seconde afferiscono ad attività di iniziativa della persona, non collocata nella relazione
di cura con il medico.
Dalla proposta di legge discende che è improprio interpretare l’adesione ad una pianificazione di cura come una dichiarazione anticipata di trattamento, la quale è ipotizzabile solo laddove non esista o non sia realizzabile una pianificazione delle cure.
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Serie "Macrolidi a lungo termine" a cura di Bruno del Prato
Macrolidi a lungo termine nella broncopneumopatia cronica ostruttiva
Long-term macrolides in chronic obstructive pulmonary disease
Paola Faverio, Anna Stainer, Francesca D’Arcangelo, Valentina Paolini, Alberto Pesci
Abstract. Da tempo l’utilizzo dei macrolidi si è progressivamente diffuso nel trattamento di numerose patologie infiammatorie croniche polmonari, compresa la Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), principalmente per la loro azione antibiotica ad ampio spettro e, in epoca più recente, anche a scopo antinfiammatorio ed immunomodulatore.
Scopo di questa review è analizzare le evidenze scientifiche in merito all’uso dei macrolidi nella BPCO focalizzandoci sia sui possibili meccanismi d’azione, in particolare l’effetto immunomodulatore, sia sui principali trial clinici ad oggi disponibili e gli outcome da essi valutati.
Inoltre nuovi studi sono stati indirizzati all’analisi dell’azione dei macrolidi sul microbioma; infatti, se l’effetto antinfiammatorio ed immunomodulatore sembra agire sulla prevenzione delle riacutizzazioni, tuttavia l’azione antibiotica, soprattutto se applicata a lungo termine, potrebbe favorire la selezione di batteri resistenti e ridurre la diversità della flora microbica.
Proprio alla luce di queste considerazioni, l’ultima parte della review tratterà di nuove molecole appartenenti alla famiglia dei macrolidi concepite per minimizzare gli effetti antibiotici e massimalizzare l’azione antinfiammatoria ed immunomodulante.
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Immagini in Pneumologia Interventistica a cura di Pier Aldo Canessa e Angelo Gianni Casalini
Metastasi pleurica da carcinoma mammario
Breast cancer pleural metastasis
Pier Aldo Canessa, Vanna Balestracci, Anna Maria Carletti, Donatella Intersimone, Valentina Pinelli, Massimiliano Sivori, Franco Fedeli
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Medical Humanities e Pneumologia
I bambini della scuola di Bullenhuser Damm, la tubercolosi e la loro storia
Bullenhuser Damm school children, tuberculosis and their history
Federico E. Perozziello
Abstract. La scuola di Bullenhuser Damm è un edificio scolastico situato alla periferia della città di Amburgo, nel Nord della Germania. In questo luogo, nella notte tra il 20 e il 21 aprile del 1945, venti bambini di età compresa tra i sette e i tredici anni furono uccisi dalle SS naziste. Erano stati sottoposti, nei mesi precedenti, a una crudele e inutile sperimentazione per un possibile vaccino contro la tubercolosi. Per fare sparire le prove di questo crimine i bambini furono tutti uccisi e poi bruciati, insieme ad altre vittime innocenti di età adulta. Quello che segue è il racconto di questa vicenda che non deve essere dimenticata.
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Radiology: Tips & Tricks
Distribuzione ad elica
Propeller blade distribution
Giorgia Dalpiaz
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Congress report
Congresso Nazionale
La Riabilitazione Respiratoria: il futuro descritto da chi lo rappresenterà
Ludovico Trianni, Ernesto Crisafulli
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