- Pubblicazione il 30 Novembre 2018
Negli ultimi anni l’ossigenoterapia ad alti flussi con cannule nasali (HFNC: High Flow Nasal Cannula) ha suscitato un crescente interesse sia in ambito pediatrico che intensivologico e pneumologico. Il sistema di erogazione comprende sostanzialmente un generatore di flusso (fino 60 L/min), un miscelatore di aria ambiente/ossigeno (che consente di erogare una FiO2 fino al 100%), un sistema di umidificazione e riscaldamento dei gas, un circuito monouso riscaldato ed apposite cannule nasali di diametro interno maggiore rispetto a quelle comunemente utilizzate per l’ossigenoterapia convenzionale.
La dimostrata tollerabilità ed efficacia della HFNC nel trattamento dell’Insufficienza Respiratoria Acuta (IRA) nei nati pretermine e nella bronchiolite del neonato, ha fatto sì che negli ultimi 10 anni questa metodica fosse esportata anche al di fuori dell’ambito pediatrico, in particolare per il trattamento dell’IRA ipossiemica del paziente adulto in terapia intensiva.
Sebbene diversi studi inizialmente hanno escluso i pazienti con ipercapnia, alcuni dei meccanismi alla base degli effetti degli alti flussi (wash-out dello spazio morto naso-faringeo, riduzione delle resistenze del nasofaringe, generazione di una modesta PEEP) hanno stimolato la ricerca di possibili applicazioni della HFNC anche in scenari clinici diversi dall’IRA ipossiemica, quali le riacutizzazioni di BPCO con acidosi respiratoria scompensata. Proprio in relazione a quest’ultimo gruppo di pazienti vi è attualmente un forte interesse all'interno della comunità scientifica.
E’ stato recentemente pubblicato sul Clinical Respiratory Journal uno studio di confronto tra l’applicazione della HFNC e della ventilazione meccanica non invasiva (NIV) nelle riacutizzazioni gravi di BPCO (AECOPD) in termini di mortalità e tasso di intubazione a 30 giorni.
Nello studio in questione, di tipo osservazionale-prospettico, sono stati inclusi 88 pazienti con IRA ed acidosi respiratoria moderata (pH 7,25-7,35, PaCO2 media ± SD: 54,5 ± 9,6 mmHg, PaO2/FiO2 media ± SD: 134,6 ± 7,4 mmHg), di cui una metà assegnati al gruppo in cui veniva applicata la NIV (gruppo NIV) e l’altra metà al gruppo in cui veniva applicata la HFNC (gruppo HFNC). Per quanto concerne gli endpoint primari non è emersa una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi, indicando una non inferiorità dell’HFNC rispetto alla NIV in termini di mortalità (p = 0,845) e tasso di intubazione (p = 0,857) a 30 giorni. Si tratta senza dubbio di un risultato degno di nota che, seppur con i limiti della potenza dello studio, mette in evidenza la potenziale indicazione dell’HFNC anche nell'ambito dell’insufficienza respiratoria ipercapnica con acidosi moderata, territorio fino ad ora “monopolizzato” dalla NIV.
Sebbene non considerati endpoint primari, dallo studio in oggetto emergono dati interessanti riguardo alla comparazione tra i parametri emogasanalitici nei due gruppi: i valori di pH, PaO2 e PaCO2 non sono risultati significativamente differenti nei due gruppi a 6 e 24 ore dall’inizio del trattamento, evidenziando inoltre un miglioramento sovrapponibile di questi parametri in entrambi i gruppi. Questi risultati supportano, come suggerito dagli Autori, i presupposti fisiopatologici dell’utilizzo della HFNC nelle riacutizzazioni di BPCO con acidosi respiratoria: la generazione di una PEEP estrinseca in grado di controbilanciare la PEEP intrinseca del paziente, il miglioramento del wash-out dello spazio morto anatomico e della clearence muco-ciliare rappresentano i meccanismi più verosimilmente implicati.
E' allo stesso tempo doveroso sottolineare, nonostante l’innegabile entusiasmo per i dati esposti, la necessità di confermare i risultati di questo studio con casistiche di maggior entità e multicentriche. Infatti, alcune limitazioni dello studio sono rappresentate da: potenza e disegno dello studio (prospettico monocentrico), assenza di randomizzazione controllata, utilizzo di un ventilatore domiciliare nel gruppo NIV invece di ventilatori ospedalieri specifici per NIV, esclusione di pazienti con concomitante polmonite, incapacità tecnica di poter misurare la Peep intrinseca in questi pazienti.
Studi futuri con popolazione più ampia ed endpoint più specifici permetteranno sicuramente un confronto approfondito tra le due metodiche di trattamento e di valutare la corretta categoria di pazienti da selezionare.
Buona lettura!
Bibliografia di riferimento
- Sztrymf B, Messika J, Bertrand F, et al. Beneficial effects of humidified high flow nasal oxygen in critical care patients: a prospective pilot study. Intensive Care Med 2011;37:1780-6.
- Maggiore SM, Idone FA, Vaschetto R, et al. Nasal high-flow versus Venturi mask oxygen therapy after extubation. Effects on oxygenation, comfort, and clinical outcome. Am J Respir Crit Care Med 2014;190:282-8.
- Ricard JD, Dib F, Esposito-Farese M, et al.; for the REVA network. Comparison of high flow nasal cannula oxygen and conventional oxygen therapy on ventilatory support duration during acute-on-chronic respiratory failure: study protocol of a multicentre, randomised, controlled trial. The ‘HIGH-FLOW ACRF’ study. BMJ Open 2018;8:e022983.