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I pazienti affetti da BPCO sono meno attivi e camminano meno rispetto alla popolazione sana. L’inattività aumenta il rischio di riacutizzazione e di ospedalizzazione. Inoltre, la dispnea, sintomo limitante, porta ad ulteriore riduzione dell’attività fisica e a riduzione della tolleranza all’esercizio fisico.

Per questi pazienti è quindi fondamentale mantenere un buon allenamento alla resistenza al fine di migliorare la tolleranza all’esercizio e la funzione muscolare scheletrica riducendo la percezione della dispnea e aumentando la qualità della vita. Anche un buon allenamento al cammino migliora la capacità di esercizio fisico e la qualità della vita.

Gli allenamenti nella BPCO solitamente prevedono l’utilizzo di cicloergometri, tapis-roulant e training del cammino al chiuso. Tuttavia questo tipo di allenamento non sempre può essere proseguito in autonomia dal paziente al domicilio, mentre il cammino all’aperto potrebbe essere un'opzione interessante ed efficace.

In questo articolo è stato eseguito un confronto, nell’ambito di un periodo riabilitativo, tra un allenamento classico con cicloergometro e uno con  passeggiate all’aperto in pazienti affetti da BPCO GOLD III e IV.

E’ stato scelto il cammino all’aperto in quanto opzione economica ed utilizzabile nella vita quotidiana dei pazienti come anche specificato nella ICF (International Classification of Function, Disability and Health).

Sono stati valutati pazienti adulti affetti da BPCO GOLD 3 (FEV1 30–50% del predetto) e 4 (FEV1<30% del predetto), in grado di camminare 150 mt e pedalare a 25 Watt per 30 minuti.

L’allenamento in entrambi i gruppi prevedeva 6 sessioni di 30 minuti per settimana. Il training del cammino e l’allenamento con cicloergometro iniziavano con un riscaldamento di 5 minuti seguito da 20 minuti di allenamento alternando intervalli di 1 minuto di attività ad alta e a bassa intensità e terminavano con 5 minuti di defaticamento. Il protocollo interval-training evitava la frustrazione nei partecipanti durante l'allenamento di resistenza per motivi di limitazione fisica, come la dispnea, ed è stato ben tollerato da tutti i partecipanti. Ci sono prove che dimostrano che l'interval training ha vantaggi psicologici nel migliorare la motivazione dei pazienti.

E’ stata somministrata la scala di BORG. La saturazione è stata monitorata ed è stato somministrato ossigeno come da prescrizione medica se la saturazione scendeva sotto il 90%.

Per quanto riguarda l’allenamento al cammino all’aperto gli intervalli di camminata ad alta intensità sono stati fissati al 50–70% (GOLD IV) o al 70–80% della FCmax (GOLD III). I partecipanti potevano utilizzare ausili per la deambulazione e potevano scegliere tra un cammino in piano o uno con salite e discese. Se necessario supplemento di ossigeno la bombola è stata trasportata su un deambulatore o in uno zaino.

Per quanto riguarda il gruppo che utilizzava cicloergometro gli intervalli di l’allenamento ad alta intensità sono stati fissati al 50–70% (GOLD IV) e al 70–80% di Wmax (GOLD III).

Gli obiettivi del trattamento erano: valutazione della qualità della vita, della capacità fisica e l’effetto sulle riacutizzazioni.

La qualità della vita è stata misurata con il Chronic Respiratory Questionnaire (CRQ) al ricovero, dopo tre settimane e al follow-up di tre mesi.

La capacità fisica è stata misurata con il Six Minute Walk Test (6MWT), eseguito secondo le linee guida dell'American Thoracic Society al ricovero e dopo tre settimane.

L'attività fisica è stata valutata con un tracker di attività (Fitbit One, Fitbit Inc., San Francisco, CA, USA). I pazienti sono stati istruiti a utilizzare il tracker durante le ore di veglia per cinque giorni al termine della riabilitazione e di nuovo al follow-up di tre mesi.

Questo studio ha dimostrato che il training del cammino all’aperto ha portato a un miglioramento significativo della qualità della vita dopo tre settimane. Tuttavia, i partecipanti non hanno mantenuto questo miglioramento durante il follow-up. L’attività fisica è diminuita del 53% dopo tre mesi e questi risultati sono in linea con lo studio di Egan et al. che non ha mostrato cambiamenti nell'attività fisica dopo la riabilitazione.

I motivi per cui le persone non continuano la riabilitazione polmonare ambulatoriale sono: interruzione della routine quotidiana, influenza dei medici di riferimento, scarso accesso ai trasporti e mancanza di beneficio percepito. L'aggiunta di un intervento comportamentale potrebbe aiutare a superare queste barriere. La teleriabilitazione ha dimostrato di essere fattibile e di  rafforzare la motivazione e l'autostima, di migliorare il comportamento sanitario e mantenere l’attività fisica nel paziente BPCO.

In conclusione l’allenamento con cammino all’aperto è risultato paragonabile alla riabilitazione indoor con cicloergometro e si è dimostrato essere un metodo efficace per aumentare la qualità della vita nella BPCO grave e ha portato ad una riduzione nel numero di riacutizzazioni rispetto al gruppo che eseguiva allenamento indoor dopo tre settimane di riabilitazione in regime di ricovero.

L’interesse di questo studio risiede nel proporre delle riflessioni sul modello riabilitativo che classicamente utilizziamo: i percorsi riabilitativi indoor standard sono efficaci ma non sempre creano un’abitudine a mantenere un allenamento sul lungo termine di cui il paziente BPCO beneficerebbe in termini di qualità della vita e performance. I limiti dei normali percorsi riabilitativi sono che le attività svolte entrano poco nella vita quotidiana del paziente, come già sottolineato nell’articolo, che sono poco motivanti e che hanno una scarsa rilevanza sociale per la vita del paziente stesso. La crescente consapevolezza della scarsa attività fisica dei pazienti affetti da BPCO evidenzia la necessità di interventi per aumentare la partecipazione all’attività fisica.

 

BIBLIOGRAFIA