- Pubblicazione il 30 Novembre 2020
Introduzione e obiettivi dello studio
Alla fine del 2019 è stato identificato un nuovo coronavirus che causa la sindrome respiratoria acuta grave (SARS), denominata SARS-CoV-2. L’Organizzazione Mondiale della Sanità l’11 marzo 2020 ha considerato l’infezione da COVID-19 come una pandemia; nello stesso mese, dopo la Cina, l’Europa è diventata il nuovo epicentro. L’Italia è uno dei Paesi europei più danneggiati e la Lombardia è la regione più colpita. La gravità e la mortalità del COVID-19 sono più elevate nei pazienti anziani e in quelli con comorbilità attive. In particolare, è stato segnalato che i pazienti con cancro del polmone erano ad alto rischio di complicanze polmonari legate all'infezione da SARS-CoV-2.
Sono disponibili pochi dati sulla prevalenza del cancro in pazienti con infezione da COVID. In Cina è stata riscontrata una storia di cancro in 107 pazienti su 44.672 casi confermati di COVID-19 (prevalenza 0,5%), con sei decessi (1,5% dei decessi totali) e un tasso di mortalità del 6,5%; i dati europei suggeriscono una prevalenza significativamente più alta. In Italia 155 pazienti hanno presentato una diagnosi di cancro attivo su 710 deceduti con infezione da COVID-19 (17,3%).
L’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano dall’inizio della diffusione del COVID-19, per minimizzare il contagio tra i pazienti, ha applicato un protocollo di gestione proattiva dei malati di cancro basato sul triage telefonico, sul ritardo delle terapie programmate selezionate e sull’accesso limitato all’istituto.
Materiali e metodi
Le fasi della valutazione interna per tutti i pazienti con cancro del polmone ammessi al centro oncologico IEO sono state le seguenti:
1) Prima del ricovero in Istituto tutti i pazienti ricevevano periodicamente email e raccomandazioni da seguire per proteggersi dal contagio.
2) Il giorno 1 di ogni visita o trattamento programmato tutti i pazienti venivano sottoposti a screening telefonico per vari sintomi: tosse, mal di gola, cefalea, dispnea, febbre, desaturazione di ossigeno, oppressione toracica, mialgia, diarrea, nausea/vomito, anosmia e disgeusia.
3) Giorno di visita/trattamento: valutazione clinica dei sintomi delle vie respiratorie e controllo della febbre.
4) I pazienti con sintomi o TAC del torace indicativi di malattia polmonare interstiziale sono stati sottoposti a un tampone nasofaringeo per l’identificazione della SARS-CoV-2.
Sono stati inoltre valutati: a) il rapporto rischio/beneficio del paziente per ritardare il trattamento antitumorale sulla base di diversi fattori (stadio e istologia, età, PS, tipo di terapia, comorbilità, storia di polmonite recente), b) i ritardi di visita per sintomi respiratori, per TAC di rivalutazione e c) erogazione a domicilio di farmaci orali.
L’endpoint primario di questo studio era di identificare la fattibilità e l’efficacia dell’adozione precoce di misure di gestione proattiva in termini di tasso di diagnosi di COVID-19, ospedalizzazione, morte tra i nostri pazienti con cancro del polmone, tasso di trattamenti ritardati o interrotti, tasso di consegna farmaci e il tasso di accessi evitati ai pazienti. Gli endpoint secondari includevano la valutazione delle caratteristiche cliniche dei pazienti gestiti, la loro conformità e della loro famiglia alle raccomandazioni dei medici oncologi.
Risultati
Complessivamente, sono stati programmati 477 accessi presso l’Oncologia Toracica dello IEO per 5 settimane, per un totale di 325 pazienti. L’età mediana era di 67 anni con rapporto maschi/femmine di 1:1. È stato riscontrato che:
- 118 (36,3%) erano programmati per la terapia del cancro per via endovenosa;
- 112 (34,5%) erano in terapia con antitumorali orali;
- 49 (15,1%) erano in studi clinici;
- 16 (4,9%) in follow-up;
- 30 (9,2%) come primo accesso.
Un totale di 325 pazienti (100%) ha ricevuto una telefonata di triage secondo le linee guida di gestione interna. Alcuni in fase metastatica o in immunoterapia o in studi clinici hanno ritardato il trattamento, ad alcuni è stato rinviato l’accesso per follow-up. La terapia orale a domicilio è stata riservata a molti pazienti. Complessivamente nove pazienti (6,1%) sono stati sottoposti a un test con tampone in base a sintomi clinici o a risultati radiologici, con un tasso di positività del 66,7% (n = 6). Tra i pazienti risultati positivi per COVID-19, il tasso di ospedalizzazione è stato del 33,3% (2/6), con un solo paziente (16,7%) che è stato supportato con ossigeno. Non si sono verificati decessi.
Conclusione
In uno scenario di allerta per gli Oncologi e i loro pazienti con cancro del polmone, questi dati dello IEO suggeriscono che una priorità delle risorse è obbligatoria, confermando che la gestione proattiva e multilivello è essenziale fino ad oggi nella pratica clinica per ridurre al minimo la diffusione del COVID-19 in ospedale. La missione prioritaria è stata quella di garantire a tutti un trattamento di supporto o curativo e per farlo è stato necessario uno sforzo congiunto durante questa pandemia.
Commenti
Lo studio in oggetto dimostra che nel periodo di pandemia di COVID-19 i pazienti affetti da cancro del polmone sono stati protetti dai medici e dalla istituzione. Con tutte le limitazioni imposte dai vari decreti legislativi, rispettando le regole, con un triage telefonico, con la telemedicina e con l’abnegazione ed il sacrificio dei medici, sono stati rispettati, nei limiti del possibile, i tempi di erogazione dei farmaci. La priorità è stata riservata alla chemioterapia standard a pazienti in stadio localmente avanzato, rispetto ai metastatici ed ai trattamenti immunoterapici, rinviando le terapie nelle persone anziane con comorbilità attive. Dato significativo è stata l’assenza di mortalità per COVID di tutti i pazienti trattati. I risultati di tale studio sono simili a quelli della Oncologia del Gustave Roussy a Parigi, con numeri differenti per le dimensioni.
In questo periodo di pandemia la comunità scientifica e le istituzioni governative devono orientare le risorse e l’organizzazione sanitaria verso gli ammalati COVID, ma non bisogna però trascurare le patologie oncologiche, le malattie cardiovascolari e respiratorie, perché altrimenti assisteremo ad alti tassi di mortalità per queste ultime malattie.
Bibliografia di riferimento
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