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Lo studio IMpower150 pubblicato sulla rivista The Lancet Respiratory Medicine a Maggio 2019 è uno studio di fase III multicentrico, aperto, randomizzato e controllato teso a valutare l’efficacia e la sicurezza di atezolizumab in associazione con la doppietta chemioterapica carboplatino-paclitaxel con o senza bevacizumab nei pazienti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) non squamoso metastatico, non pretrattati con chemioterapia.
Nello studio sono stati arruolati 1.202 pazienti, di cui 124 presentanti mutazione a carico del gene EGFR. I soggetti arruolati sono stati randomizzati (1:1:1) in tre bracci di trattamento. Rispettivamente nel braccio A i pazienti hanno ricevuto atezolizumab più chemioterapia con carboplatino e paclitaxel; nel braccio B atezolizumab e bevacizumab in associazione a carboplatino e paclitaxel; infine nel braccio C (braccio di controllo) bevacizumab in associazione a carboplatino e paclitaxel. Gli endpoint co-primari sono stati la sopravvivenza globale (OS) e la sopravvivenza libera da progressione (PFS). Invece gli endpoint secondari sono stati la PFS, la OS e la sicurezza nella popolazione Intention-To-Treat (ITT).
L’associazione della combinazione a quattro farmaci (atezolizumab, bevacizumab e la doppietta chemioterapica) ha ridotto il rischio di morte del 59%, rispetto a solo bevacizumab in associazione a chemioterapia (HR = 0,41; 95% CI: 0,26-0,62) portando a percentuali di risposta globali nel 60,8% dei pazienti del braccio B (95% CI: -0,75-40,18) rispetto al 41,1% nei soggetti del braccio C. Risultati buoni si sono ottenuti anche in termini di durata mediana della risposta che si è dimostrata essere di 10,7 mesi (95% CI: 0,21-0,73) nel braccio B rispetto a 4,6 mesi nei pazienti del braccio C. Per quanto riguarda il profilo di sicurezza gli effetti avversi di grado 3-4 si sono presentati rispettivamente nel 68%, 64% e 64% dei pazienti trattati nel braccio A, B e C, dunque in linea con la tossicità nota dei singoli farmaci.
Molto interessanti, inoltre, sono i dati di un’analisi esploratoria predefinita condotta su pazienti affetti da NSCLC non squamoso metastatico non pretrattati che presentavano metastasi epatiche al basale. In questo sottogruppo esplorativo prepianificato è stato osservato un vantaggio in termini di OS nei pazienti del braccio B, rispetto a quelli trattati nel braccio C con un OS mediana di 13,3 vs 9,4 mesi; HR = 0,52; 95% CI: 0,33-0,82. Si tratta di risultati particolarmente importanti se si considera che riguardano un gruppo di pazienti, quelli con metastasi epatiche, che hanno una prognosi particolarmente sfavorevole. Sono proprio questi pazienti, infatti, che richiedono nuove strategie terapeutiche più efficaci nel controllo della malattia.
Alla base di dati positivi vi è un forte razionale scientifico che spiega l’efficacia dell’associazione di un immunoterapico (atezolizumab) con un antiangiogenetico (bevacizumab). E’ noto, infatti, che il bevacizumab è in grado di inibire l’immunosoppressione associata al VEGF, promuovere l’infiltrazione tumorale da parte dei linfociti T e dunque potenziare la capacità di atezolizumab nel ripristinare l'immunità anti-tumorale.
L’associazioni a quattro farmaci sembra, inoltre, essere un’importante opzione terapeutica nei pazienti affetti da NSCLC pretrattati con terapie target, come emerso dall’analisi di sottogruppo dello studio Impower150, che riguardava proprio i pazienti con mutazione EGFR, dove gli studi relativi all’impiego di inibitori di immuno-checkpoint in monoterapia nelle linee ≥ 2° non hanno portato ai risultati sperati. I dati relativi ad un follow-up mediano di 20 mesi nei pazienti trattati con la combinazione a quattro farmaci hanno mostrato, invece, una RR del 71% in questo setting di pazienti, dove invece i dati di OS necessitano di studi ulteriori.
Dai risultati dello studio Impower150 è conseguita l’approvazione della combinazione a quattro farmaci in Europa da parte dell’European Medicines Agency (EMA).
In Italia, invece, nel trattamento dei pazienti pretrattati con NSCLC avanzato EGFR mutato, è disponibile l’utilizzo della combinazione a quattro farmaci nell’ambito di un Expanded Access Program (EAP).
Nonostante i dati incoraggianti dobbiamo, però, ricordare che le analisi di sottogruppo, sebbene siano state prepianificate, sono di natura esploratoria, pertanto non hanno un sufficiente rigore statistico. Dunque studi ulteriori sono necessari per avere un consolidamento dei risultati ottenuti.