Usando questo sito si accetta l'utilizzo dei cookie per analisi, contenuti personalizzati e annunci.

Le opacità a vetro smerigliato (GGO) singole costituiscono un evento sempre più frequente durante il lavoro di osservazione delle immagini in corso di patologia sintomatica od in occasione di screening, od ancora riscontrate in modo occasionale. L’uso della TC, soprattutto di quella ad alta risoluzione mette a disposizione dello pneumologo un’arma diagnostica molto potente ma anche capace di sollevare dubbi non sempre facilmente risolvibili. Le GGO costituiscono uno di questi enigmi diagnostici data la compatibilità con patologie flogistiche, preneoplastiche come l’iperplasia adenomatosa atipica (AAH), o francamente neoplastiche come l’adenocarcinoma in forma localizzata come il carcinoma bronchiolo alveolare (BAC) o l’adenocarcinoma a pattern di crescita a tipo bronchiolo alveolare. Per brevità non abbiamo citato altre patologie meno frequenti ma non meno interessanti come i processi vasculitici. La difficoltà oggettiva di effettuare una diagnosi a meno di utilizzare metodiche invasive, non viene attenuata da rilievi radiologici morfologici, dall’ uso di metodologie più sofisticate come la PET, ed anche dall’evolutività dell’immagine a medio breve termine. Lo studio pubblicato da Infante analizza retrospettivamente una casistica raccolta dal 2001 al 2007 presso l’IRCCS Humanitas e rispondenti alle caratteristiche di GGO focali asintomatiche. Complessivamente sono stati analizzati 40 pazienti, le loro caratteristiche clinico radiologiche e funzionali respiratorie alla ricerca di elementi predittivi dell’evoluzione del quadro patologico. I pazienti, in parte, sono stati sottoposti ad un protocollo terapeutico a base di antibiotici orali (levofloxacina) per una settimana e ricontrollati a 2 mesi di distanza con una TC. Nel caso di persistenza del quadro sono stati sottoposti ad agobiopsia transtoracica o ad intervento chirurgico diagnostico e/o terapeutico.

Risultati: Dei 40 casi iniziali, 6 sono risultati regrediti al secondo controllo; dei rimanenti, 6 sono stati direttamente operati, 19 sono stati sottoposti a FNAB con risultato diagnostico in 16 ( 2 flogosi, 2 AAH e 12 neoplasie), in 10 non si è raggiunta alcuna conclusione o per la brevità del follow up o per decesso per patologie non polmonari. L’esame delle caratteristiche morfologiche delle lesioni iniziali non ha permesso alcuna correlazione statisticamente significativa con la diagnosi. La PET è stata eseguita solo in 12 casi senza alcun aiuto diagnostico. Gli autori concludono riconoscendo l’impossibilità di identificare dei segnali radiologici utili, nel contempo propongono un algoritmo diagnostico “ex iuvantibus” basato sulla terapia antibiotica per otto giorni ed il controllo a 40 – 60 giorni. Infine consigliano di prendere in considerazione, anche sulle conclusioni dello studio di Okada, la semplice segmentectomia nelle forme neoplastiche iniziali e circoscritte.

Commento
La premessa indispensabile è che la casistica si presenta troppo esigua e disomogenea per avvallare qualsiasi dato. Fra l’altro il percorso suggerito non credo possa essere condiviso probabilmente per la scarsa influenza della terapia antibiotica in un quadro che probabilmente si sarebbe risolto spontaneamente. La logica del controllo a distanza appare l’unico elemento accreditabile, mutuandolo dalle esperienze sul nodulo polmonare inferiore ai 2 cm, anche se ben sappiamo come l’adenocarcinoma possieda un dubling time molto lungo e quindi confondente. Infine mi pare che il consiglio di eseguire una segmentectomia appaia quanto meno prematuro e poco praticabile dato l’alto numero di recidive dell’adenocarcinoma.

A cura del Prof. Luigi Portalone