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Recentemente i ricercatori del Johns Hopkins Kimmel Cancer Center di Baltimora, (Maryland) hanno pubblicato online il 18 gennaio sulla prestigiosa rivista Science (1), uno studio destinato a suscitare una notevole eco non solo nel mondo scientifico.
Gli AA. affermano che un nuovo esame del sangue, soprannominato CancerSEEK, può identificare otto fra i tumori più comuni colpevoli di oltre il 60% dei decessi in America: ovaio, fegato, esofago, pancreas, stomaco, colon-retto, polmone e mammella.
Il nuovo test misura il DNA tumorale circolante (ctDNA) valutando 16 geni e dosa otto biomarcatori peptidici, quindi utilizza un algoritmo per analizzare i dati.
L’uso di una combinazione di marcatori selezionati e di analisi genetica per la diagnosi precoce ha il potenziale per modificare il nostro approccio diagnostico e si basa sulla stessa logica dell’uso di combinazioni di farmaci per curare i tumori.
Sono stati reclutati 1005 pazienti con neoplasie dell’ovaio, esofago, fegato, pancreas, stomaco, colon retto, polmone o mammella in stadio compreso fra I e III non ancora sottoposti a chirurgia. L’età media è di 64 anni; lo stadio più rappresentato era il II (49%), seguito dal III (31%) e dal I (20%). Allo studio hanno partecipato anche 812 soggetti sani (età media 55 anni) come controlli. L’analisi ha riguardato segmenti di 16 geni ed analizzato otto biomarcatori. Le otto proteine testate sono l’antigene Ca 125, l’antigene carcinoembrionario (Cea), l’antigene Ca 19-9, la prolattina, il fattore di crescita degli epatociti, l’osteopontina, la mieloperossidasi e l'inibitore tissutale delle metalloproteinasi.
Un test veniva considerato positivo se la frequenza della mutazione in uno dei 16 geni o il valore del marcatore o una loro combinazione erano sufficientemente elevati rispetto alla popolazione controllo. L’algoritmo è stato usato per immagazzinare i dati, analizzarli statisticamente e, quindi, determinare la sensibilità e specificità attraverso 10 ripetizioni e 10 validazioni crociate. La sensibilità di CancerSeek è stata del 73% per le forme al II stadio, del 78% per il III stadio e del 43% per il I stadio.
Nell’ambito delle neoplasie al I stadio la sensibilità maggiore è stata trovata nell’epatocarcinoma (100%) e la più bassa nel tumore esofageo (20%). In complesso il sistema è stato in grado di scoprire la neoplasia (sensibilità) nel 70% dei casi testati con un range variabile fra il 98% dei tumori ovarici ed il 33% del tumore mammario. Per quanto riguarda la specificità è stata del 99%. Infatti sono risultati valori anomali solo in 7 casi fra gli 812 individui sani. Gli AA. concludono che il test elaborato e sperimentato dallo Sloan Kettering appare molto promettente e potrebbe essere utilizzato nello screening di malattie attualmente non rilevabili precocemente come le neoplasie esofagee, gastriche e pancreatiche. Questo sembra ancora più realizzabile dato il costo accettabile di circa 400€.

Diverse critiche sono state mosse a questo studio. Fra le più condivisibili e meno tecniche ricordiamo innanzi tutto l’elevato numero di pazienti con forme avanzate arruolati. Un’altra critica logica riguarda l’ambiguità dei marcatori che possono riflettere anche una condizione infiammatoria come, ad esempio, le patologie articolari degenerative. Il probabile risultato porterebbe a ridurre la elevata specificità del 99% documentata dallo studio con un aumento dei falsi positivi nella popolazione sana. Inoltre le neoplasie in stadio iniziale tendono a “disperdere” meno DNA riducendo la sensibilità del test nelle forme precoci, come documentato dal basso valore di positività al I stadio. A tutto questo dobbiamo aggiungere l’impatto emotivo sui pazienti in caso di falso positivo. Questo problema è già ampiamente noto in corso di screening radiologico del tumore polmonare notoriamente gravato dal problema della “overdiagnosis”. Infine vale appena la pena di ricordare che diamo per scontato, e non lo è, che la diagnosi precoce sia in grado di incidere sulla mortalità delle neoplasie.
Possiamo concludere ricordando che grandi speranze sono riposte nella possibilità di diagnosticare precocemente le neoplasie utilizzando biopsie liquide in grado di identificare nel sangue frammenti di DNA alterato provenienti dal tessuto tumorale. L’originalità del test CancerSeek è di aver coniugato la biopsia liquida al dosaggio di marcatori proteici analizzati e validati da un algoritmo statistico. Se consideriamo che il costo previsto è complessivamente contenuto, il test può assumere una rilevanza sociale notevole una volta confermato. Tale conferma necessita di una valutazione ovviamente più ampia e su campioni di età che vengano estesi almeno fino ai 75 anni. Esistono già progetti anche legati a fondazioni private che hanno garantito un prosieguo ed una estensione della ricerca.
La speranza di una diagnosi precoce del tumore in una fase precoce e quindi potenzialmente eradicabile chirurgicamente ad esempio, appare sempre più vicina anche se la strada appare ancora lunga. E’ importante ora evitare che la speranza divenga un’arma controproducente e venga bruciata da una commercializzazione prematura suscitando aspettative confondenti ed enfatiche.

Bibliografia

1.    Cohen JD, Li L, Wang Y, et al. Detection and localization of surgically resectable cancers with a multi-analyte blood test. Science 18 Jan 2018: eaar3247 DOI: 10.1126/science.aar3247