- Pubblicazione il 05 Settembre 2017
Un risultato secondario nell’ambito di un ampio studio clinico nei pazienti affetti da aterosclerosi ha dimostrato che la riduzione dell'infiammazione sistemica ottenuta con un farmaco inibitore dell'interleuchina-1beta ha significativamente ridotto l’incidenza del cancro polmonare, nonché la mortalità totale da cancro polmonare. Il farmaco canakinumab è già commercializzato per il trattamento di rare malattie autoimmuni.
Lo studio Canakinumab Anti-iNflammatory Thrombosis Outcomes Study (CANTOS) sta suscitando notevole scalpore, dopo che i risultati dello studio sono stati presentati al Congresso Europeo di Cardiologia (ESC) 2017 e sono stati contemporaneamente pubblicati sul New England Journal of Medicine (1). Il risultato principale è stato una riduzione dei principali eventi cardiovascolari, nonostante la terapia non abbia avuto alcun effetto sul livello del colesterolo. Il risultato è stato salutato come un momento storico. Ma come corollario è stata riconosciuta un’altra notevole scoperta: un’analisi esplorativa ha mostrato una marcata riduzione dell’incidenza di cancro del polmone, così come la mortalità da cancro del polmone e la mortalità totale da tumore. I risultati oncologici sono stati pubblicati online su Lancet (2). Dopo un follow-up mediano di 3,7 anni, si è verificata una riduzione del 67% dell’incidenza del tumore polmonare (P = .00008) e una riduzione del rischio, dose dipendente, della mortalità da cancro, che ha raggiunto il 51% con la dose più elevata del farmaco (P = .0009).
In realtà l’idea che il cancro e l’infiammazione siano intimamente legati non è nuova. Ma lo studio permette nuove possibili spiegazioni su come l’inibizione dell’infiammazione possa rallentare la progressione e l’invasività del cancro anche se ovviamente sono necessari lavori di conferma in studi prospettici nel campo.
È già noto che l’uso di acido acetilsalicilico, che influisce sull’infiammazione, riduce contestualmente il rischio di morte da cancro, anche se questi effetti si verificano dopo un decennio o più di uso. Gli effetti con canakinumab si sono verificati in un corso di tempo molto più breve. Lo studio CANTOS infatti è stato condotto in 10.061 pazienti con aterosclerosi che avevano precedentemente sofferto un infarto miocardico e che avevano un alto livello di infiammazione sistemica, come indicato dalle concentrazioni di proteina C-reattiva ad alta sensibilità (hsCRP) di 2 mg/L o superiore. I partecipanti sono stati randomizzati per ricevere placebo o canakinumab a dosi crescenti (50 mg, 150 mg o 300 mg) e sono stati seguiti per un periodo da 3 a 5 anni. Tutti i partecipanti erano naturalmente esenti da neoplasie. Circa un quarto (24%) erano fumatori attuali, e circa la metà (47%) erano ex fumatori. A causa della storia tabagica e anche a causa dell’elevato livello di alterazione su base infiammatoria (la concentrazione hsCRP mediana era di 4,2 mg/L), i ricercatori hanno inserito fra i controlli anche la ricerca di neoplasie e di cancro del polmone in particolare, coinvolgendo anche oncologi nello studio. L’uso del canakimumab ha soppresso efficacemente l’infiammazione, mostrando un effetto dose-dipendente sulla riduzione dei livelli di hsCRP e dell’interleuchina-6.
Lo studio ha raggiunto il suo endpoint cardiovascolare primario, riducendo il rischio per un gruppo di patologie composto da attacco cardiaco, ictus e morte cardiovascolare del 15%. I risultati hanno mostrato inoltre significative riduzioni di artrite, gotta e osteoartrosi, a causa delle proprietà antiinfiammatorie del farmaco, ma c’è stato un aumento del rischio per le infezioni fatali (in circa 1 ogni 1.000 pazienti trattati). La mortalità per tutte le cause non differiva significativamente tra il gruppo canakinumab e il placebo (rapporto rischio [HR], 0,94; P = .31).
Il dato più interessante per noi è il calo della mortalità totale di tumore (n = 196) nei pazienti che assumevano il canakimumab rispetto a quelli che avevano assunto placebo (P = .0007 per tendenza nei gruppi), sebbene la differenza tra farmaco e placebo ha raggiunto significatività statistica solo alla dose più elevata (300 mg).
C'è stato un chiaro effetto dose-risposta: infatti la mortalità totale di tumore (HRs) era di 0,86 per il gruppo di 50 mg, 0,78 per il gruppo da 150 mg e 4,9 (P = .0009) per il gruppo di 300 mg. Espresso in altro modo, il tasso di mortalità per cancro per 100 anni/persona è stato di 0,64 nel gruppo placebo, 0,55 nel gruppo da 50 mg, 0,50 nei 150 mg e 0,31 nel gruppo da 300 mg (P = .0007 per la tendenza nei gruppi di dose attivi rispetto al placebo). La mortalità per cancro al polmone (n = 77) è stata ridotta anche nei pazienti che assumevano il canakimumab rispetto a quelli che assumevano placebo (P = .0002 per tendenza nei gruppi). Anche questa ha raggiunto significatività statistica per la dose più alta (HR, 0,23, 95% CI, 0,10 - 0,54, P = .0002). Il tasso di incidenza della mortalità per cancro al polmone per 100 anni/persona era di 0,30 nel gruppo placebo, 0,20 nel gruppo di 50 mg, nel gruppo 150 mg e nel gruppo da 300 mg (P = .0002 per la tendenza per gruppi di dose attivi rispetto al placebo). Non vi è stata una significativa riduzione della mortalità da cancro diverso dal cancro del polmone. Inoltre, vi è stata una riduzione dell’incidenza di cancro ai polmoni. L’incidenza di neoplasia del polmone (n = 129) è stata significativamente meno frequente nei pazienti che assumevano il canakimumab rispetto a quelli che assumevano placebo sia nel gruppo di dosaggio da 150 mg (HR, 0,61; P = 0,034) sia nel gruppo da 300 mg (HR, 0,33; P < .0001). Il tasso di incidenza del cancro ai polmoni per 100 anni/persona è stato di 0,49 nel gruppo placebo, 0,35 nel gruppo di 50 mg, nel gruppo di 150 mg di 0,30 e nel gruppo da 300 mg di 0,16 (P < .0001 per la tendenza Gruppi di dose attivi rispetto al placebo).
Come ben sappiamo da sempre, esiste uno stretto legame fra infiammazione e neoplasia (cancro su cicatrice per tutti). In questo caso il fenomeno infiammatorio assume una valenza più ampia che si collega con il rilievo che viene dato a questo fenomeno non solo in campo polmonare, BPCO e patologia interstiziale ad esempio, ma anche cardiologico ed epatologico. Queste acquisizioni aprono non solo nuovi orizzonti in campo terapeutico, ma anche e soprattutto in campo eziopatogenetico.
Bibliografia
- Ridker PM, Everett BM, Thuren T, et al; CANTOS Trial Group. Antiinflammatory therapy with canakinumab for atherosclerotic disease. N Engl J Med 217. [Epub ahead of print].
- Ridker PM, MacFadyen JG, Thuren T, et al; CANTOS Trial Group. Effect of interleukin-1β inhibition with canakinumab on incident lung cancer in patients with atherosclerosis: exploratory results from a randomised, double-blind, placebo-controlled trial. Lancet 2017. [Epub ahead of print].