- Pubblicazione il 09 Febbraio 2016
Su Lancet è comparso in anteprima un lavoro molto atteso dalla comunità scientifica per il suo potenziale impatto clinico.
Infatti gli AA riportano i risultati del programma francese promosso dal French Cooperative Thoracic Intergroup (IFCT) che si è concluso dopo aver raccolto 18.679 indagini molecolari di 17.664 pazienti con NSCLC avanzato, tra il 2012 e il 2013.
Gli AA. in questo report riferiscono che i risultati dei test erano disponibili dopo una mediana di 11 giorni, dimostrando che il profiling molecolare su scala nazionale “è fattibile con risvolti favorevoli”.
Inoltre, i pazienti con un’alterazione genica, come era atteso, hanno avuto un significativo aumento della sopravvivenza globale di 4,7 mesi rispetto a quelli senza, sottolineando “un possibile vantaggio prognostico o un cambiamento importante nella gestione di questi pazienti con NSCLC avanzato, o entrambi”.
La metà dei pazienti esaminati sono risultati positivi per almeno un alterazione genica. I dati disponibili indicano EGFR mutato nell'11%, HER2 mutato nell' 1% e KRAS mutato nel 29%.
Inoltre, comparivano mutazioni BRAF e PIK3CA nel 2% dei pazienti e ALK nel 5%.
Le alterazioni geniche hanno influenzato il trattamento di prima linea nelle forme di NSCLC avanzato nel 51% dei 8147 pazienti e questi individui sono stati seguiti per una media di 24,9 mesi.
La risposta globale sia di prima linea che di seconda linea è stata significativamente migliore nei pazienti con alterazioni geniche rispetto a quelli senza: 37% contro il 33%, e il 17% contro il 9%, rispettivamente.
I pazienti con un'alterazione genica hanno anche mostrato in prima linea una sopravvivenza significativamente più lunga libera da progressione (mediana, 10,0 vs 7,1 mesi) ed una sopravvivenza globale (16,5 vs 11,8 mesi) rispetto a quelli senza una mutazione targeting.
L'analisi multivariata ha confermato che la presenza di alterazioni ALK, EGFR e HER2 erano significativamente associata ad una migliore prognosi, con hazard ratio di 0,70, 0,53 e 0,60, rispettivamente.
I ricercatori ammettono che il miglioramento della sopravvivenza per i pazienti con obiettivi attuabili è avvenuto a "un costo finanziario non trascurabile" e va sottolineato che il programma non è riuscito a migliorare il tasso di arruolamento in studi clinici per i pazienti con alterazioni molecolari trattabili con farmaci sperimentali.
Tuttavia, essi concludono: “I nostri risultati dovrebbero incoraggiare tutte le iniziative che continuano in tutto il mondo a fornire ai pazienti con tumore un accesso a un trattamento personalizzato, ed a fornire informazioni documentate per migliorare queste iniziative.”
Lo studio sottolinea la necessità, non più procrastinabile, di eseguire un approfondimento sulle mutazioni geniche potenziali. Rimane, dato l'alto costo dell'operazione, da definire su quali pazienti eseguire i test, e quali test eseguire. Esistono mutazioni attualmente solo prognostiche (K-Ras ad es.) ed altre con implicazioni terapeutiche (EGFR, ALK ad es.). Inoltre, come confermato dallo studio, che le mutazioni intervengono nel 15/20% dei pazienti con una incidenza ancora modesta sulla gran parte dei pazienti. Infine non dobbiamo dimenticare che l'utilizzo dei farmaci biologici ad alto costo apre un dibattito molto pesante sulla sostenibilità economica delle terapie.
Oggi il Medico si trova a dover fare i conti con la sostenibilità economica del sistema, con una valutazione attenta del rapporto costi benefici (talvolta giustificati talvolta no) quando l'etica ci dice che la vita non ha prezzo e qualsiasi sforzo per prolungarla è lecito. Sarebbe ora che i Governi ci dicessero chiaramente cosa possiamo fare ed a chi, senza delegare a noi scelte schizofreniche e ponendo tutta una serie di ostacoli ed impedimenti burocratici mirati a disincentivare trattamenti ad alto costo.